LA STAMPA DI NOVEMBRE 2015

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30 novembre 2015

Poste, l’azienda cambia ma dimentica mission e lavoratori

Sono 234 i posti di lavoro cancellati da Poste Italiane nel bresciano negli ultimi cinque anni. Siamo passati da 2523 dipendenti del 2001 ai 2289 di quest’anno. Quasi 1000 in me no rispetto al 1990 quando i lavoratori postali nel nostro territorio erano 3255. I dati sono stati diffusi nel corso del convegno promosso dal sindacato dei Postali Cisl di Brescia per riflettere e discutere sulla metamorfosi dell’azienda degli ultimi anni.
IL CAMBIAMENTO DI CUI POSTE ITALIANE HA BISOGNO
L’ultimo spot televisivo di Poste Italiane – ha osservato in apertura dei lavori il segretario provinciale di Slp Cisl Giovanni Punzi – ha come slogan ‘Il cambiamento siamo noi’, mentre a noi sembra che bisognerebbe cominciare a ragionare da dove comincia il cambiamento vero di una specificità così rilevante come quella di Poste Italiane. Nessuno può negare la profonda trasformazione messa in atto dalla più grande azienda italiana, ma bisogna ricordare con forza che questo processo ha lasciato spinose questioni aperte nei confronti del territorio, dei cittadini e dei suoi stessi lavoratori”. Il sindacalista ha parlato dei vincoli della recente quotazione in Borsa, che impone all’azienda precise logiche di mercato, e la riaffermazione della natura sociale del servizio postale, che richiede invece risposte svincolate dal business; ma ha anche ricordato il sistematico ridimensionamento di Poste Italiane nella nostra provincia e il lancio di progetti come quello del “postino telematico” che sempre di più spersonalizzano il servizio.
I NUMERI DEL RIDIMENSIONAMENTO
Ad integrare la relazione d’apertura una serie di dati [clicca QUI per scaricare il mini dossier~del gruppo di lavoro Slp Cisl Brescia] hanno ulteriormente chiarito la situazione. Brescia e provincia contano oggi mediamente su uno sportello postale ogni 1247 abitanti e su un portalettere ogni 1282; ci sono 93 uffici postali mandati avanti da un solo dipendente, 47 con 2 dipendenti, 33 con 3, 32 con 4, 19 con 5, 8 con 6, 32 con 7.
IL CONFRONTO
Un giudizio positivo, dal punto di vista tecnico, dell’ingresso in Borsa è stato espresso da Paolo Prandi, docente di Risk Management all’Università Cattolica di Brescia, che ha analizzato i dati di bilancio e di investimento dell’azienda, dicendosi ottimista della tenuta di mercato per la solidità e la tradizionale affidabilità di Poste Italiane.
Gian Antonio Girelli, consigliere regionale della Lombardia, firmatario tra l’altro di un’interrogazione sulla soppressione-riduzione del servizio postale in Lombardia e sul territorio bresciano, si è mostrato preoccupato (ma tutt’altro che vinto) riguardo le strategie di Poste, che da una parte si rinnovano e dall’altra sfuggono ai propri doveri tagliando in modo pesante il servizio pubblico.
Sulla stessa linea si è espresso Gabriele Zanni, presidente dell’Associazione comuni bresciani, che insieme ai sindaci coinvolti da chiusure e soppressioni del servizio ha intrapreso numerose battaglia nel tentativo, spesso vano, di far cambiare decisione all’azienda.
Pino Marinaccio, segretario regionale dei Postali Cisl, ha duramente criticato l’operato dell’amministratore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio, il quale dopo la quotazione in Borsa dell’azienda ha assegnato a se stesso e ai suoi fedelissimi un ricco premio economico. Non è stato così per i lavoratori. “Perché – ha chiesto polemicamente il sindacalista – i dipendenti non hanno potuto usufruire fin da subito, come aveva preventivamente suggerito la Cisl al management aziendale, di una parte gratuita di quote azionarie? E quale prezzo pagheranno i lavoratori se oltre al 40% verranno messe in vendita altre quote? Per rendere conto agli azionisti, si chiuderanno altri uffici e si dovrà affrontare lo spettro di centinaia di esuberi? Lo Stato ha incassato una parte irrisoria rispetto al suo deficit pubblico, quindi questa operazione di quotazione in Borsa non era così necessaria. Non tira una aria buona, ma se il sindacato si è preso le sue responsabilità per non andare contro l’Azienda in un momento così delicato, i futuro non farà più sconti”.
A moderare i lavori del convegno – al quale ha portato un saluto e l’apprezzamento della Cisl il segretario generale Enzo Torri e che ha richiamato partecipanti non solo da Brescia ma anche dalle province limitrofe – è stato Andrea Croxatto che ha anche fatto parte del gruppo di lavoro che ha sviluppato l’idea del confronto a più voci sul presente e sul futuro del servizio postale nel nostro territorio lanciata dal segretario provinciale dei Postali Cisl di Brescia.

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Il FattoQuotidiano.it
Poste Italiane, Tesoro ha incassato 3,1 miliardi contro i 3,7 attesi. Banche rinunciano all’80% del loro “bonus”
di Fiorina Capozzi | 27 novembre 2015

Il bilancio della quotazione in Borsa del gruppo è deludente per lo Stato: sul mercato solo il 35,3% del capitale contro il 38,2% massimo: gli istituti del consorzio hanno rinunciato a un pezzo del loro compenso che doveva arrivare dal diritto ad acquistare titoli a loro riservati al prezzo di collocamento (greenshoe)

Arriva il bilancio definitivo del collocamento di Poste Italiane. E per via XX settembre l’intera operazione si conferma un affare imbarazzante dove anche le banche collocatrici sono costrette a mettere~una pezza comprando titoli sul mercato nei primi trenta giorni di quotazione. A conti fatti, il Tesoro ha infatti intascato appena 3,1 miliardi, 600 milioni in meno delle previsioni più ottimistiche (3,7 miliardi) nonostante il prezzo di saldo al quale è stata venduta la società che raccoglie il risparmio degli italiani per conto della Cassa depositi e prestiti. Complice il deludente andamento iniziale del titolo, anche le banche del consorzio di collocamento hanno dovuto rifare i conti.
Gli istituti di credito (Banca Imi, Unicredit, Mediobanca, Citigroup, Bofa Merrill Lynch, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Credit Suisse, Jp Morgan, Ubs) hanno rinunciato a un pezzo del loro compenso che, in aggiunta alle commissioni, doveva arrivare dal diritto ad acquistare 45,3 milioni di titoli a loro riservati al prezzo di collocamento (6,75 euro) nei 30 giorni successivi. La cosiddetta opzione greenshoe. Ebbene, le banche hanno comprato solo poco più di otto milioni di titoli, meno del 20% del totale riservato.
Come mai? Perché, dopo lo sbarco in Borsa, il titolo ha sofferto. Così le banche del consorzio si sono viste costrette a “sostenere” le azioni sul mercato acquistando titoli Poste a un prezzo più basso di quello dell’opzione. Di conseguenza hanno rinunciato in buona parte ad esercitare il loro diritto di acquisto. Il risultato di tutta questa operazione è che il Tesoro si è dovuto accontentare di piazzare sul mercato solo il 35,3% del capitale contro il 38,2 per cento. Detta in soldoni, nelle casse di via XX settembre entreranno 250 milioni in meno delle previsioni relative all’integrale sottoscrizione dell’opzione.
Da questo momento in poi, tecnicamente il consorzio di garanzia ha terminato il suo lavoro e il titolo, sottoscritto da migliaia di risparmiatori, sarà libero di muoversi secondo domanda e offerta di mercato. Per il momento, dopo la prima fase ribassista, l’azione ha recuperato terreno e naviga ora intorno ai 6,9 euro. Ma è evidente che ci vorrà tempo prima che il mercato possa esprimere il giudizio sul “cambiamento” promesso dall’amministratore delegato Francesco Caio che intanto, per la prossima trimestrale, ha già annunciato l’arrivo di accantonamenti che incideranno sul risultato netto del gruppo.

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Giornale di Brescia, 21 novembre 2015
Il disagio per il recapito delle raccomandate

Approfitto della vostra rubrica per porre una domanda al Direttore delle Poste di Brescia ed avere se possibile una risposta concreta e di buon senso. Mi capita spesso (e non credo di essere il solo) di trovare nella cassetta della posta di casa l’avviso di giacenza presso la sede di via Gambara di raccomandate che il postino non ha potuto recapitarmi direttamente in quanto in casa non c'era nessuno. Orbene, come mai tali raccomandate non vengono depositate per il ritiro da parte degli interessati presso la sede postale di quartiere o di zona? Come mai il cittadino è costretto a recarsi in stazione (chi ha avuto tale esperienza sa quanto tempo si perde e a quali file bisogna assoggettarsi) per ritirare le missive? Mi pare una domanda e una richiesta ragionevole. Come tante volte succede nei servizi pubblici si capovolge ciò che dovrebbe essere la funzione del medesimo e cioè soddisfare le esigenze del cittadino. In questo caso è evidente che tale presupposto è esattamente rovesciato.

Giovanni Fornoni Brescia

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Giornale di Brescia, 21 novembre 2015
Poste, via libera dell'Asl: l'ufficio riapre con un mese di anticipo
Smaltite alcune parti in amianto: da mercoledì gli sportelli torneranno operativi sei giorni su sette
Ghedi
Gianantonio Frosio
Le cronache quotidiane, ma anche i libri di storia, sono pieni di opere e/o lavori pubblici consegnati ben oltre i termini del contratto. Ritardi a volte palesemente dolosi, altre no, ma comunque ritardi.
L'annuncio. Per questo stupisce la (bella) notizia che arriva da Ghedi: chiuso il 9 novembre per consentire lo smaltimento di alcune parti in amianto, l'ufficio postale di questo grande Comune della Bassa doveva rimanere chiuso fino alla metà di dicembre. Invece riaprirà mercoledì prossimo, 25 novembre, con 20 giorni di anticipo sulla data concordata. In pratica, tecnici e operai hanno portato a termine l'intervento in meno della metà del tempo previsto.
«Da mercoledì 25 novembre – conferma una nota di Poste italiane -, l'ufficio postale di Ghedi, situato in via Dante 6, sarà nuovamente a disposizione della clientela. «L'intervento di adeguamento è stato concluso in tempi più brevi rispetto alle previsioni anche grazie - dice la nota - alla fattiva collaborazione di tutte le strutture coinvolte, che ha consentito di anticipare la riapertura prevista nel corso del mese di dicembre».
Gli orari. Dunque, a partire dal prossimo mercoledì, l'ufficio sarà aperto nei consueti orari: dal lunedì al venerdì dalle 8.20 alle 19.05, il sabato dalle 8.20 alle 12.35. Poste Italiane si scusa per il momentaneo disagio arrecato alla clientela.
La notizia della riapertura anticipata ha colto di sorpresa tutti, facendo tirare un sospiro di sollievo soprattutto agli anziani, che, per ritirare la pensione, avrebbero dovuto recarsi a Leno.
Pur sapendo che per i lavori era questione di pochi giorni - spiegano da Poste italiane -avevamo posticipato la riapertura al 15 dicembre, perché sapevamo che, smaltito l'amianto, per poter riaprire al pubblico era necessario il nulla osta dell'autorità sanitaria. Che è arrivato prima del previsto. Meglio così.

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Giornale di Brescia, 18 novembre 2015

Ghedi senza Ufficio postale, e il Comune?

Dal 9 novembre, come anticipato dal GdB, Ghedi è senza ufficio postale: 20.000 abitanti, aeroporto militare  tra i più importanti d'Italia,eppure nessuno se ne preoccupa. Non se ne preoccupano il Sindaco e la Giunta che pronti a impedire con ogni mezzo l'ingresso in Ghedi dei profughi di guerra siriani, nulla hanno da dire e da fare sulla sospensione del servizio postale. Non se ne preoccupa l’amministrazione provinciale delle Poste Italiane spa che, dopo la sua quotazione in Borsa del 27 ottobre, ritiene di non avere nessun obbligo verso quei ghedesi che, pur sottoscrivendo in modo significativo i suoi certificati di deposito devono, adesso, sobbarcarsi il viaggio a Leno per incassare la pensione e ritirare le raccomandate. Caro Signor Sindaco era così difficile prestare per un mese a Poste Italiane spa un locale del Comune per effettuare almeno il servizio di accettazione/distribuzione delle raccomandate e l’erogazione delle pensioni? Ne diamo tanti di locali di proprietà comunale gratis a terzi, Italcarni compresa! Certo, un mese ( forse magari due) passerà presto ma quale termometro usa Lei per misurare la qualità della vita del suo paese e dei suoi concittadini?.
Ludovico Guarneri  Ghedi

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BresciaOggi, 19 novembre 2015

BRESCIA
Raccomandate e uffici lontani

Gentile direttore, vorrei approfittare di questa rubrica di «Lettere al direttore» per porre una domanda al direttore delle Poste di Brescia e vedere se possibile una risposta concreta e di buon senso. Mi capita spesso (e non credo di essere il solo) di trovare nella cassetta della posta di casa l’avviso di giacenza presso la sede di via Lattanzio Gambara di raccomandate che il postino non ha potuto recapitarmi direttamente in quanto in casa non c’era nessuno. Orbene,come mai tali raccomandate non vengono depositate per il ritiro da parte degli interessati presso la sede postale di quartiere o di zona? Come mai il cittadino è costretto, addirittura obbligato, a recarsi solo e soltanto nell’ufficio situato in zona Stazione (chi ha avuto tale esperienza sa quanto tempo si perde e a quali file bisogna assoggettarsi) a ritirare le missive? Mi pare una domanda e una richiesta ragionevole. Come tante volte succede nei servizi pubblici si capovolge ciò che dovrebbe essere la funzione del medesimo e cioè soddisfare le esigenze del cittadino. In questo caso è evidente che tale presupposto è esattamente rovesciato.

Giovanni Fornoni