LA STAMPA DI LUGLIO 2015

 

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Giornale di Brescia, 28 luglio 2015

Nasce la Fondazione Poste Insieme Onlus

La creazione della prima Casa famiglia protetta per madri detenute e un programma strutturato di prevenzione e contrasto alla dispersione scolastica sono le due iniziative che daranno il via alle attività di Poste Insieme Onlus. La Fondazione, presieduta dalla presidente di Poste Italiane Luisa Todini, nasce per promuovere e sviluppare politiche di inclusione e solidarietà in materia di assistenza sociale e socio-sanitaria, beneficenza, istruzione, sport dilettantistico e tutela dei diritti civili dei soggetti che si trovano in situazioni di svantaggio. La Fondazione Poste Insieme Onlus promuoverà inoltre reti di volontariato aziendale tra i dipendenti del Gruppo Poste Italiane, e – spiega un comunicato «sarà lo strumento attraverso il quale l’Azienda potrà tradurre in attività di ampio respiro, a livello nazionale e territoriale, la sua vocazione alla responsabilità sociale e la vicinanza alle esigenze dei cittadini».

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Corriere della Sera, 24 luglio 2015
Poste Italiane, sul mercato il 40% del capitale
La presidente Todini: «Quotazione a ottobre». Entro il 10 agosto la richiesta a Consob

ROMA - Sbarco in Borsa a ottobre di una quota il più possibile vicino al 40%. Lo schema per la quotazione di Poste Italiane muove da questi due caposaldi. A ribadirlo è stata ieri il presidente del gruppo Luisa Todini. Il primo passo di avvicinamento a Piazza Affari è ormai fissato. «Il filing a Consob sarà entro il 10 agosto», ha sottolineato la Todini, spiegando che il collocamento «si farà a ottobre». Una conferma della tempistica tracciata dall’amministratore delegato di Poste, Francesco Caio, durante l’incontro con la comunità finanziaria il 16 luglio a Londra. Quel giorno un’ottantina di analisti e investitori hanno ascoltato l’ equity story preconizzata da Caio e dalle prime linee al suo seguito (Luigi Ferraris, Bianca Maria Farina, Pasquale Marchese, Marco Siracusano e Roberto Giacchi). I comparti di attività che hanno catturato l’interesse sono Bancoposta e Poste Vita. I numeri e i margini di queste aree sono, del resto, imprescindibili per la valutazione complessiva del gruppo. La forchetta è tuttora vaga e oscilla tra 6 e 10 miliardi di valore.
Ma alla legittima necessità di fare cassa da parte del governo con la privatizzazione di Poste corrisponde anche l’obbligo di predisporre un’operazione che catalizzi il consenso e la fiducia dei mercati ben oltre il giorno dell’ipo. Dopo Poste toccherà infatti a Ferrovie essere quotata. A questo si aggiunga che il collocamento di Poste transita per un’operazione di azionariato popolare: buona parte delle azioni offerte (dal 30 al 40%) saranno destinate a risparmiatori e titolari di conti e libretti postali, con tanto di bonus share. Un valore di collocamento troppo ambizioso danneggerebbe, insomma, il mercato retail . A cui il ministero dell’Economia pensa, già da ora, di sottoporre successive tranche di Poste per scendere a una quota intorno al 30% entro i prossimi 24 mesi.
Andrea Ducci

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Giornale di Brescia, 21 luglio 2015
Lavori ma non trasloco alle Poste centrali
Stanno svuotando la sede centrale delle Poste in piazza della Vittoria». Sono bastati un tam-tam di poche parole e un cartello affisso all’esterno dello storico palazzo che sorge vicino alla Loggia per innescare nelle ultime ore interrogativi, illazioni e timori, ma soprattutto la curiosità di centinaia di bresciani che tra sabato e ieri mattina sono transitati negli spazi della centralissima piazza cittadina. Lì, proprio a ridosso della scalinata di accesso alla sede
centrale delle Poste, un cartello annunciava e annuncia secco che è istituito il divieto di sosta con rimozione forzata per «lavori disvu(o)tamento palazzo». In tempi tutt’altro che brillanti per i punti di riferimento postali sul nostro territorio, in cui la chiusura degli uffici postali o la riduzione dell’orario di apertura al pubblico sta riducendo anno dopo anno la capillarità di questo importante servizio, la semplice parola «svuotamento», e l’evocazione di un possibile trasloco in altra sede, ha allarmato molti. Così anche al nostro giornale sono arrivate numerose segnalazioni. Il mistero comunque è stato presto svelato: «Stiamo svuotando tutti i vecchi archivi pieni di faldoni ormai inutili - ci hanno comunicato da Poste Italiane -. I piani alti della sede di piazza Vittoria contengono infatti ancora centinaia di chili di fogli stampati trenta, venti e dieci anni fa, che ormai vanno mandati al macero. State tranquilli – è stata la rassicurazione da parte di Poste Italiane - che l’ufficio postale di piazza della Vittoria non si muove e nemmeno sono in programma cambiamenti d’orario». Nell’edificio gli sportelli sono collocati al piano terra, mentre gli spazi di sopra sono la sede della Polizia postale.
FLAVIO ARCHETTI

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Brescia Oggi - sabato 11 luglio 2015 CRONACA, pagina 9
INTERCETTATI. La Polizia ha bloccato in via Dalmazia i cinque componenti di una gang partita dalla Campania
Progettavano rapine in città Catturata banda di pendolari

Franco Mondini
Nel mirino il centro meccanizzato, una banca a San Polo e un ufficio postale a Castenedolo. Il «covo» era in un cascinale di Rezzato

Un basista che studiava i piani e individuava gli obiettivi. Un covo dove nascondersi dopo i colpi. Mappe che indicavano come muoversi per Brescia e raggiungere banche e uffici postali da ripulire.La polizia ha scovato una banda di pendolari delle rapine composta da campani, tre uomini e una donna. Potevano contare sull´appoggio logistico di un conterraneo che abita in un cascinale tra Sant´Eufemia e Rezzato, diventato la base d´appoggio per mettere a segno i colpi seriali. La polizia li ha intercettati bloccandoli prima che entrassero in azione.E non è la prima volta che le forze dell´ordine bresciane si trovano a dover fronteggiare gang che provenivano dalla Sicilia o dal Napoletano, dalla vicina Bergamasca o dal Milanese. Ma i «viaggiatori»h anno sempre avuto un basista bresciano con un ruolo importante. Dopo le rapine, generalmente in banca, lasciavano armi e soldi in casasua e facevano ritorno a casa in aereo o in treno come se fossero turisti.GRAZIE ALL´INTUITO di due equipaggi della squadra Volante - indagini coordinate dal commissario Stefano Ravel - questa volta sono stati avvistati i componenti della banda che si aggiravano in gruppi di due o tre. Gli agenti li hanno notati posizionandosi vicino a banche e uffici postali nell´ambito dei servizi antirapine. E i loro sospetti si sono rivelati fondati.I cinque - età compresa tra i 32 e i 56 anni - stavano progettando tre colpi nel Bresciano. Gli agenti della Volante hanno fermato i presunti componenti della banda all´esterno del Centro meccanizzato delle Poste in via Dalmazia, in città, uno degli obiettivi che i rapinatori avrebbero voluto colpire secondo gli investigatori. Gli altri due obiettivi, per l´accusa, erano la filiale di una banca in via San Polo adiacente al centro commerciale Margherita d´Este, sempre a Brescia e l´ufficio postale di Castenedolo. Ad incastrarli il fatto che tutti avessero precedenti, le piantine e il fatto di aver effettuato ripetuti sopralluoghi per studiare i movimenti del personale di banca e posta. Non è stato chiarito se dietro al gran lavoro degli agenti della Volante ci sia un´indagine pregressa che ha permesso di accertare l´arrivo a Brescia di pendolari delle rapine. Un lavoro di «intelligence» che ha portato la polizia sulle tracce di probabili rapinatori. Nei loro confronti non è scattata nessuna denuncia anche se i sospetti erano fondati.PER LA BANDA campana è stato rilasciato il foglio di via a conclusione delle indagini che hanno impegnato Sezione Volanti e Anticrimine con accertamenti effettuati anche nel Napoletano.Per i prossimi tre anni non potranno mettere piede a Brescia. Anche il campano che risiede a Rezzato non potrà entrare nel territorio cittadino senza averne richiesto l´autorizzazione.In questura si lavora, attraverso l´analisi di filmati e di fotografie, per appurare se la banda di pendolari abbia messo a segno in passato rapine nel Bresciano ai danni di istituti di credito e di uffici postali.

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Giornale di Brescia, 11 luglio 2015

Pianificavano colpi in banche e Posta Nei guai 6 persone

Sono cinque uomini e una donna con base a Rezzato. Il questore ha emesso fogli di via

Con cartine dettagliate alla mano si aggiravano nei pressi di banche e uffici postali di città e provincia per monitorare gli ingressi e le vie di fuga e analizzare le abitudini dei dipendenti. Il tutto veniva documentato con scatti fotografici.
Nel mirino. Quando i poliziotti della Squadra Volante li hanno bloccati avevano già tre obiettivi precisi: una banca nella zona di via Dalmazia; un ufficio postale a Castenedolo  e un’altra banca sempre in città, a San Polo. Il loro piano, però, è andato in fumo: nei giorni scorsi il questore ha emesso nei loro confronti il foglio di via obbligatorio e per i prossimi tre anni non potranno mettere piede a Brescia. I protagonisti della vicenda son cinque uomini e una donna e hanno tra i 32 e i 56 anni. Cinque sono campani. Uno, il basista, abita a Rezzato. Tutti sono disoccupati e già noti alle forze dell’ordine per aver messo a segno una serie di rapine in uffici postali o banche.
Indagini. Gli agenti coordinati da Stefano Ravel, dirigente della Volante, li controllavano da giorni. Il fatto che i componenti di questa banda continuassero ad aggirarsi nei dintorni di banche e uffici postali aveva insospettito i poliziotti. Raccolte tutte le informazioni necessarie, nei giorni scorsi gli agenti sono usciti allo scoperto e hanno bloccato i sei soggetti. È emerso che i cinque uomini e la donna stavano studiando i loro prossimi obiettivi con piantine dettagliate e fotografie. L’operazione - illustrata ieri dal vicequestore vicario Emanuele Ricifari - rientra nelle attività di prevenzione che quotidianamente la Polizia svolge.

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Giornale di Brescia, 07 luglio 2015

Disservizi

Se ritirare un atto diventa una vera corsa ad ostacoli

Il 29 giugno ho trovato nella cassetta delle lettere un avviso, (di «cortesia!») di giacenza di un atto a me indirizzato e ritirabile presso un centro di via Dalmazia 13, che non conoscevo. Mi sono recato a tale indirizzo, con non poca fatica, perché detto immobile è situato in un vero e proprio labirinto, senza alcuna segnaletica evidente. Finalmente, dopo aver chiesto a diverse persone, sono giunto ad una guardiola presidiata e lì ho chiesto ancora informazioni. Mi hanno detto che lo sportello era proprio lì (nella guardiola) e mi hanno chiesto di attendere. Hanno telefonato all’incaricato, che è arrivato dopo 10 minuti e non ha trovato nulla. Mi ha allora dirottato presso l’Ufficio di via Don Vender e lì, (ironia della sorte, in un ufficio denominato di «cortesia») in una bolgia infernale di gente inferocita e imprecante, dopo circa mezz’ora di attesa (un solo sportello funzionante per la consegna degli atti) sono riuscito a ritirare il mio documento. In tale ufficio è apposto un cartello con gli indirizzi a cui inviare reclami (sito internet e casella postale, nel più completo anonimato). In tutto, questa caccia al tesoro è durata due ore e mezza. Ritengo - come minimo - che i responsabili del «dirottamento» debbano essere tempestivamente individuati e opportunamente sanzionati e spero vengano presi i più opportuni provvedimenti organizzativi perché questi episodi non abbiano più a ripetersi.

Angelo Esposito Brescia

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Giornale Di Brescia, 05 luglio 2015
Saracinesca giù per sette uffici postali della provincia

Quattro mesi di trattative non sono bastati. Slp/Cisl dura: «La politica ha fallito»

di Flavio Archetti

Quattro mesi di trattativa non sono bastati al Consiglio di Regione Lombardia per «salvare» gli uffici postali finiti nel mirino del Piano d’impresa 2013-2014 di Poste Italiane. Nonostante le mobilitazioni di sindaci e Consigli comunali, e le petizioni con centinaia di firme di cittadini e imprenditori, la società ha deciso di abbassare definitivamente la saracinesca su sette uffici della nostra provincia: Brozzo, Cogozzo, Mazzano, Castelletto di Leno, Provezze, Cogno e Botticino Mattina. Del gruppo degli otto indiziati segnalato a inizio anno si salverà solo Magno di Gardone Valtrompia, dove le due giornate di apertura settimanale continueranno a essere garantite. Altre due soppressioni sfoltiranno invece il gruppo degli uffici denominato «Posteimpresa»: sarà tolta operatività agli sportelli di via Gambara e via Foscolo, in città. Al capitolo «riduzione d’orario», un passo indietro con la riduzione di giorni di apertura toccherà a San Martino della Battaglia, San Pancrazio, Ponte Caffaro, Incudine, Ono San Pietro, Maderno, Valvestino e Prestine. La decisione, che va a ridurre ancora una volta la presenza capillare del servizio nel Bresciano, non sembra aver sorpreso troppo le organizzazioni sindacali, che in questi mesi sono state lasciate ai margini della trattativa. «Mi pare si possa parlare di fallimento della politica - ha detto il segretario di Slp/Cisl Giovanni Punzi – che magari ha messo buona volontà nel provare a dialogare, ma non ha ottenuto nulla. Il Piano è inesorabile,ma tanta decisione non coincide con l’avvedutezza delle scelte operate. I sette uffici - che probabilmente chiuderanno i battenti tra agosto e settembre – lasceranno scoperte comunità periferiche già prive di servizi e per questo ancora più bisognose del punto di riferimento rappresentato dalla posta. Più che un piano di rilancio - ha concluso Punzi -sembra un piano di ritirata».  

Dal 2010 a oggi organico ridotto di 258 unità

Sono passi indietro che fanno poco clamore, eppure i numeri parlano chiaro. Dal 2010 a oggi l’organico postale a servizio di Brescia e della nostra provincia si è ridotto di 258 unità, ha perso 160 zone di recapito su 814, ha visto la riduzione dei giorni d’apertura in 31 uffici (compresi quelli ormai prossimi), e la chiusura definitiva di altri 18. Il Piano di riorganizzazione estenderà però i suoi effetti anche tra 2015 e 2016.

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Corriere della Sera – 05 luglio 2015

«Poste in Borsa per accelerare la svolta digitale del Paese»

«Il mondo è cambiato e anche Poste italiane devono reinventarsi. Questa è la sfida che la privatizzazione, ormai avviata, permetterà di vincere ripensando un modello diverso nel passaggio dalla vecchia alla nuova economia. Una trasformazione analoga a quella che sta vivendo il Paese». Così Francesco Caio, da oltre un anno amministratore delegato delle Poste, annuncia il messaggio chiave del piano industriale quinquennale che a partire dalla metà della settimana prossima presenterà agli analisti sulle principali piazze finanziarie internazionali. «È il progetto pensato per mettere il gruppo al servizio dei cittadini accompagnandoli nella transizione dai processi analogici alla realtà del digitale. Un piano di sviluppo che proietta i nostri tre mestieri storici verso il futuro: la corrispondenza e la logistica dei pacchi per il commercio elettronico, pagamenti digitali e conti correnti, la gestione del risparmio».
In piena sintonia con il governo Renzi?
«La privatizzazione delle Poste è una scelta strategica che va molto al di là dell’operazione in quanto tale perché rappresenta il segnale delle riforme strutturali che hanno permesso la riapertura di credito e fiducia verso l’Italia. E’ un passaggio essenziale per consentire a Poste di continuare a svolgere il suo ruolo a servizio della comunità: i cittadini hanno nuovi bisogni che richiedono investimenti in nuovi servizi. In una Europa dove si riducono le risorse pubbliche Poste dovrà essere in grado di trovarle sul mercato. In questo senso la privatizzazione della società e la riforma del servizio universale varata dal governo e dal Parlamento danno anche un segnale all’Europa che l’Italia è in grado di progettare un futuro di crescita orientando risorse pubbliche e private verso i veri bisogni dei cittadini e verso infrastrutture necessarie a rendere competitivo il Paese».
Oggi Poste viene stimata tra 6 e 8 miliardi di euro, mentre prima del suo arrivo correvano valutazioni tra 10 e 14 miliardi. Quanto vale realmente?
«È troppo presto per dirlo. Il prezzo lo farà il mercato quando, entro fine anno, verrà ultimato il percorso verso la quotazione su cui siamo impegnati insieme al ministero dell’Economia. Sono ottimista perché il mercato compra trasparenza e prospettive di sviluppo. Valori che alle nuove Poste italiane non mancano».
L’utile netto del bilancio 2014, il primo firmato da lei, supera di poco i 200 milioni di euro, contro circa 1 miliardo nelle stagioni precedenti. Come si spiega una diminuzione così significativa?
«Il motivo principale è il continuo calo della corrispondenza che in una struttura di costi fissi si riflette subito sull’utile. Questo rende necessario un ridisegno dei processi. Per questo, ed è la seconda spiegazione del calo di redditività, abbiamo messo in bilancio una prima parte delle risorse per la trasformazione necessaria nei prossimi anni. Infine i conti 2014 sono stati penalizzati da un aspetto fiscale una tantum».
Lei è un manager che viene dall’industria privata. Qual è stato il suo impatto con il colosso pubblico delle Poste?
«Ho cercato, prima di tutto, di ascoltare. E’ una buona regola quando si arriva in una realtà diversa. Devo dire che ho apprezzato l’orgoglio di appartenenza e la capacità d’interpretare quali sono le richieste dei cittadini grazie alla presenza capillare sul territorio dei portalettere e degli uffici postali».
Ogni giorno, in media, circa 13 mila dipendenti su 143 mila non si presentano per malattia o motivazioni varie. Quasi 10 mila assenze, in particolare, sono registrate nella logistica, che occupa 60 mila dipendenti. L’assenteismo è un problema?
«Intervenire con decisione fa parte dei programmi aziendali. Lo richiedono ragioni di etica e di equità».
Nel piano quinquennale i ri cavi della posta tradizionale si stabilizzano e arrivano perfino a crescere. Come è possibile?
«Il volume delle lettere è in forte calo, ma quello dei pacchi sta aumentando e aumenterà ancora di più grazie al commercio elettronico».
Finora però aumentano i volumi ma non i ricavi. State abbassando i prezzi per conquistare quote di mercato?
«No, facciamo i prezzi che il mercato è disposto a pagare. Abbiamo, e lo dico con orgoglio, un rapporto forte con Amazon. Ma non sarà esclusivo perché metteremo il servizio postale a disposizione di tutte le imprese, a partire da quelle più piccole, che hanno capito una questione fondamentale: i siti web sono uno strumento formidabile per vendere e non soltanto per dare informazioni sulle attività aziendali».
Nella logistica crescerete anche con acquisizioni?
«Tutto dipende dalle opportunità che si presenteranno».
Mi risulta che nel primo trimestre avete ottenuto circa 300 milioni di plusvalenze vendendo titoli di Stato con rendimenti elevati, eredità degli anni in cui i tassi d’interesse erano alti. È una operazione di carattere straordinario che ripeterete? Non c’è il rischio d’impoverire troppo la profittabilità del patrimonio?
«Non posso commentare perché si tratta di dati sensibili. Più in generale vendite come quelle fatte nei mesi scorsi fanno parte della normale routine, che consiste nell’incasso delle cedole ma anche di plusvalenze e dal rinnovo dei titoli in portafoglio».

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Brescia Oggi - sabato 04 luglio 2015 ECONOMIA, pagina 35
L´OPERAZIONE. Tra fine luglio e inizio agosto dovrebbe essere depositato in Consob il prospetto
Poste verso la Borsa Quote a piccoli azionisti

Il Tesoro conferma: l´operazione avverrà entro la fine dell´anno «Privilegi specifici» anche per i dipendenti possessori di azioni

ROMA Prosegue come da tabella di marcia il percorso che porterà Poste Italiane in Borsa entro l´anno. Il ministero dell´Economia e delle Finanze (proprietario di Poste al 100%) ha deciso di riservare «quote rilevanti» delle azioni ai piccoli risparmiatori e «privilegi specifici per i dipendenti» azionisti. Una decisione voluta per «favorire l´equilibrio fra gli interessi degli shareholder e degli stakeholder». Tanto più che «la sostenibilità del ruolo sociale dell´azienda nel lungo periodo è uno degli obiettivi strategici dell´operazione di quotazione» e l´attenzione al ruolo dell´azienda nella comunità nazionale «parte integrante del piano industriale».Il mini-vertice di ieri al ministero a Roma ha verificato che l´operazione di quotazione finora ha rispettato «la tabella di marcia». Questo significa che già a fine luglio, inizio agosto, dovrebbe essere depositato in Consob il prospetto. Oltre all´ad di Poste Francesco Caio e al ministro Pier Carlo Padoan, hanno partecipato all´incontro anche i tecnici del Dipartimento del Tesoro, gli advisor (Lazard, Rothschild, lo Studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli& Partners e Clifford Chance) e i global coordinator (Mediobanca, Unicredit, IntesaSanpaolo, Citi, BofA, Merrill Lynch). Al termine il Tesoro ha emesso una nota dove viene confermato «l´obiettivo di portare la società in borsa entro l´anno in corso»; non è definita la quota esatta di capitale che il Tesoro intende privatizzare. Si è sempre parlato di un massimo del 40%, ma alla fine la partecipazione che sarà messa sul mercato sarà decisa dal Mef in prossimità dell´Ipo. Il Tesoro ha confermato «la perfetta sintonia tra la visione del Governo e quella del management» che consentirà ai vertici «di presentare l´operazione ai mercati non solo sulla base della riconosciuta esperienza personale ma anche con il sostegno della convinta fiducia delle istituzioni». Un viatico utile per il nuovo viaggio a Londra di Caio per incontrare i possibili investitori a metà luglio. «Dai primi contatti con gli investitori - fa sapere il Mef - è emerso che l´operazione di quotazione di Poste Italiane beneficia di una forte associazione con la stagione di riforme, rinnovamento e modernizzazione del Paese».

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Giornale di Brescia, 04 luglio 2015
Poste Italiane: la quotazione entro il 2015
Ieri vertice al Ministero Il Governo conferma: una quota di azioni riservata ai dipendenti

ROMA. Si è svolta al ministero dell’Economia e delle Finanze, una riunione sullo stato di avanzamento dell'operazione di quotazione in Borsa di Poste Italiane, alla presenza del ministro Padoan e dell’amministratore delegato della società Francesco Caio, con il contributo del Dipartimento del Tesoro, dei suoi consulenti e dei global coordinator dell'operazione. Nel corso della riunione è stato constatato l’avanzamento di tutte le operazioni preliminari nel pieno rispetto della tabella di marcia, e quindi viene confermato l’obiettivo di portare la società in Borsa entro l’anno in corso.
Gli investitori. Dai primi contatti con gli investitori è emerso che l’operazione di quotazione di Poste Italiane beneficia di una forte associazione con la stagione di riforme e modernizzazione del Paese nella quale è impegnato il Governo. L’operazione è percepita come un simbolo del cambiamento in atto nel Paese. Nel corso della riunione, oltre a fare il punto sull’avanzamento delle operazioni preliminari alla quotazione, il ministro Padoan e l’a.d. Francesco Caio si sono soffermati sul ruolo di offerta capillare di servizi e raccolta del risparmio che Poste Italiane ha tradizionalmente svolto nel Paese, e sull’esigenza di rafforzare questo ruolo nel futuro anche attraverso il ricorso agli strumenti e alle risorse del mercato.
Le reazioni. Il governo ha confermato che riserverà quote rilevanti all’azionariato popolare e privilegi specifici per i dipendenti. «È positivo che il Governo abbia confermato e nella privatizzazione sarà riservata una quota di azioni all'azionariato popolare e collettivo, ma privilegiando i dipendenti delle Poste anche attraverso una nuova "governance" dell'azienda per la valorizzazione della democrazia economica. Questa è una battaglia storica della Cisl che come nel caso delle Poste deve diventare un modello di sviluppo e di nuova governante per tutte le privatizzazioni». È quanto sottolinea il Segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan.