LA STAMPA DI OTTOBRE 2013

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Giornale di Brescia, 29 ottobre 2013

DOPO L’ALLARME UIL
Cisl e Cgil: «I lavoratori postali resteranno tutti in provincia»

«I cinquanta trasferimenti a Milano e Como di impiegati del Cmp di Brescia paventati da Uil Poste? Sono il frutto di un’interpretazione strumentale che non rende onore alla realtà». È arrivata immediata e secca la replica delle segreterie provinciali Cisl e Cgil all’allarme lanciato qualche giorno fa dai vertici della Uil in merito ai possibili ricollocamenti fuori provincia di 47 lavoratori postali, che risulterebbero in esubero in seguito alla trasformazione delle lavorazioni del Centro di smistamento di via Dalmazia. «Garantiamo la massima attenzione e il nostro impegno per ricollocare tutto il personale di Brescia nella nostra provincia - si legge nel comunicato firmato dai segretari Slp Cisl Giovanni Punzi e Slc Cgil Alberto Sinico -. Come? Le soluzioni ci sono ma saranno graduali. Nuovi posti si creeranno implementando i servizi su cui l’azienda intende puntare, come l’e-commerce, il portalettere telematico e il ritorno alla consegna dei pacchi, o anche trasferendo alcune attività da città vicine alla nostra. Lo stesso discorso vale per i 12 lavoratori del Deposito provinciale, che ci sentiamo di rassicurare anche se il momento è delicato per tutti. Non va poi dimenticato - secondo Punzi e Sinico - che per alcune figure professionali esistono addirittura norme precise di salvaguardia, che impediscono il trasferimento oltre una distanza di 30 chilometri». E il rischio ricollocazioni a Milano Roserio e Como? «Crediamo che non sia il momento di gettare benzina sul fuoco. Questo tipo di politica destabilizzante non aiuta nessuno". f.a.

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GIORNALE DI BRESCIA - 27 ottobre 2013
Posta, polemica con ricevuta di ritorno
La corrispondenza arriva tardi a Gardone, altri Comuni lamentano disservizi - La replica di Poste Italiane: «Nessun problema, vedremo come intervenire»

ALTO GARDA La posta arriva tardi e l’utenza si lamenta. Succede a Gardone Riviera, dove chi prima era abituato a leggere il giornale recapitato dal postino sorseggiando il cappuccino di metà mattina, ora per trovare corrispondenza e quotidiano nella cassetta delle lettere deve aspettare il primo pomeriggio. Una situazione che ha sollevato qualche lamentela in paese. Non si può parlare di disservizio,dato che la consegna avviene entro i previsti limiti di orario, ma c’è chi invoca tempi di consegna più mattinieri. Il problema è legato alla recente revisione della suddivisione del recapito predisposta dalle Poste,che in provincia, soprattutto tra il Garda e la Bassa, ha portato al «riaccorpamento» (leggasi sparizione) di numerose zone. Ovvero, ci sono meno postini ad occuparsi del medesimo territorio. Se la posta arriva tardi, puntualissima giunge la precisazione dal Centro primario di distribuzione di Roè Volciano, dove transita e viene smistata la corrispondenza del bacino d’utenza di 15 Comuni valsabbini e alto gardesani. «I postini ci sono - spiega la responsabile, Felicia De Rose - e non abbiamo ricevuto lamentele. Può capitare che, in qualche caso, la posta venga consegnata un po’più tardi rispetto al solito. Verificheremo al più presto la situazione e la risolveremo per rispondere alle esigenze dell’utenza». Qualche lamentela giunge anche dall’Alto Garda, dove sono state chiuse nei mesi scorsi le filiali di Bogliaco e Campione. «Peccato per la chiusura di Bogliaco - dice il sindaco Gianfranco Scarpetta-,ma quanto meno è stato salvato l’ufficio del monte, a Navazzo, ed è stato aumentato di un’unità l’organico dell’ufficio di Gargnano. Visti i tempi che corrono, non posso lamentarmi». Maggiori disagi devono invece sopportare i residenti di Campione, che per recarsi in posta devono salire in paese, lungo l’impervia strada della forra, o recarsi nei Comuni vicini, a Gargnano(11kmdi distanza) o Limone( 8 km). Proprio a Limone nei mesi scorsi, in piena stagione turistica, si era sollevata la protesta del sindaco Franceschino Risatti: «È inaudito che in un luogo di villeggiatura da un milione di presenze annue non ci sia un ufficio postale efficiente. Spesso mancano addirittura i francobolli». Interpellato l’altro ieri, Risatti ammette che dopo la sua sfuriata «ora le cose vanno meglio: quanto meno ci sono i francobolli». Rimane, anche a Limone, il problema della consegna tardiva, dovuta a questioni logistiche: «La posta per Limone che arriva da Brescia - dice il sindaco - viene consegnata a Tremosine, dove va poi a recuperarla il postino del paese».
Simone Bottura

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GIORNALE DI BRESCIA - VENERDÌ 25 OTTOBRE 2013 - LA CITTÀ pag. 15

PIANETA POSTE

Cmp, per 50 dipendenti rischio trasferimento
Uil: Milano e Como tra le sedi potenziali. Timore anche per i 12 impiegati del deposito provinciale

Dopo un anno caratterizzato da tagli alle zone di recapito e dal declassamento del Centro meccanizzato di via Dalmazia, costati alle poste di Brescia e provincia 248 posti di lavoro (86 dei portalettere e 162 dei ripartitori), ora la preoccupazione dei rappresentanti dei lavoratori si sposta sulle «ricollocazioni» di quanti, perdendo il loro posto in azienda, sono stati costretti a cambiar mansione.
A lanciare l’allarme sulle modalità dei nuovi collocamenti è il direttivo Uil Poste cittadino, che in un lungo comunicato denuncia il «sempre più concreto rischio che ben 47 dei 135 uomini e donne da ricollocare non troveranno posto nel Bresciano, ma saranno costretti a migrare a Milano o a Como».
Una preoccupazione, quella del segretario postale Vito De Rose, del suo vice Antonio Princigallo e del segretario confederale della Uil bresciana Daniele Bailo, che si
deduce dai numeri del fabbisogno della Spa a partecipazione pubblica. Un ragionamento che non sembrerebbe fare una grinza. «Poste Italiane ha comunicato il bisogno
di 3 ripartitori nei Centri di recapito, 51 portalettere per coprire zone vacanti o nel ruolo di scorta e un addetto al recapito specializzato - spiega il segretario di Uil Poste De Rose -. A questi vanno aggiunti 14 commerciali per gli uffici postali del territorio e 20 impiegati agli sportelli. In totale siamo arrivati a 88». E gli altri? «Ci risulta che ne manchino 47 e abbiamo il fondato sospetto che l’azienda voglia spedirli tra il Cmp milanese di Roserio, che cercherebbe 50 unità -precisa il segretario confederale Bailo-, e più genericamente nelle province di Milano e Como, carenti di 34 messi notificatori. In veste di rappresentanti, visto che per il momento nessun altro lo fa, ci mettiamo nei loro panni e promettiamo il massimo del sostegno. Come? Secondo i nostri calcoli tra Brescia e provincia è stimabile una carenza reale di circa 100 sportellisti, altro che 20. Basta uscire sul territorio, cosa che noi facciamo sempre, per rendersene conto.
Secondo quanto vediamo tutti i giorni è facile capire che per i quasi cinquanta lavoratori a rischio trasferimento, che secondo quanto contrattato deve avvenire entro il quarto trimestre del 2014, non ci sarebbero invece problemi».
In fatto di trasferimenti, comunque, non sarebbe nemmeno finita qua, perché la città rischierebbe di perdere un’altra dozzina di impiegati. «Per la fine di quest’anno è stata prevista anche la chiusura del Deposito provinciale - concludono i tre dirigenti Uil -, quello deputato allo smistamento delle buste valori verso i vari uffici postali. Lì lavorano 12 persone. Temiamo che anche per loro ci sia il rischio di spostamento a Milano».
Flavio Archetti

Polvere rossa nella busta, dopo l’allarme attesi gli esami
Dopo l’allarme, l’attesa. Si dovrà infatti aspettare almeno una settimana per sapere con certezza cosa possa essere la polvere rossa che è stata trovata dentro una busta intercettata al Cmp e poi portata al Commissariato Carmine perchè si sospettava che all’interno vi fosse della droga. Sul plico infatti non vi era alcuna indicazione di mittente o destinatario ma solo la scritta «Brescia». Nella busta c’erano gli effetti personali di un agente della Polizia locale di cui era stato denunciato il furto. Insieme a portafoglio e cellulare però è fuorisucita questa strana polvere rossa (simile a terra, ma anche ad altre sostanze come zafferano o paprika), ed è scattato l’allarme. Subito è stato attivato il protocollo ideato per i casi di sostanze sospette con allerta di vigili del fuoco dello speciale Nucleo Nbcr, ovvero nucleare biologico chimico e radiologico, e poi anche la Asl. I vigili del fuoco in tuta bianca sono stati per ore al Commissariato Carmine, in pieno centro storico e poi si sono spostati al Centro meccanizzato delle Poste dove arriva la corrispondenza diretta alla città. Sette le persone sottoposte a profilassi antibiotica perchè venute direttamente a contatto con la polvere rossa: tre poliziotti, il vigile e tre dipendenti del Cmp. Dell’episodio sarà data notizia alla Procura. dz

Sant’Anna, sostituita la cassetta postale fuori servizio da mesi e poi rimossa
C’era chi tra i residenti del popoloso quartiere di Sant’Anna leggeva quella cassetta semiarruginita, fuori servizio e poi rimossa, benché fosse una delle pochissime della zona, come cifra di un’incuria e specchio dei tempi.
Della vicenda qualche settimana fa si era occupato il nostro quotidiano. Ora la buona notizia: Poste Italiane, che aveva ha provveduto a posare una nuova cassetta rossa fiammante. Un piccolo segno che fa ben sperare.

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GIORNALE DI BRESCIA - GIOVEDÌ 24 OTTOBRE 2013 pag. 7

BRESCIA & PROVINCIA: IL CASO
Dalla busta esce polvere rossa. Allarme a Poste e commissariato
Vigili del fuoco del Nucleo specializzato in azione ieri pomeriggio. Sette persone sono state sottoposte a profilassi antibiotica dall’Asl

I LUOGHI
VIA CAPRIOLO
Il primo intervento di Vigili del fuoco e Asl viene attivato al Commissariato Carmine, dove viene aperta la busta dalla quale esce la polvere rossa.
VIA DALMAZIA
Il protocollo viene adottato anche al Centro meccanizzato delle Poste da dove la busta è passata, senza mittente e senza destinatario.
All’interno il portafoglio di un agente della Locale.
NEL DUBBIO Quando la missiva è stata aperta è stato subito attivato il protocollo da seguire in casi di sostanze sospette

Si pensava fosse droga. E invece nell’aprire la busta è fuoriuscita una strana polvere rossa. E subito è scattato l’allarmechehacoinvoltoi vigili del fuoco dell’unità Nucleare
biologicochimicoe radiologico» (Nbcr) e i tecnici dell’Asl.
Tutto scatta in tarda mattinata, quando dal Centro meccanizzato delle Poste di via Dalmazia un operatore maneggia una busta all’interno della quale sente esserci qualcosa che non gli torna. Dalla consistenza il dipendente ritiene possa trattarsi sì di polvere: nasce il sospetto che possa trattarsi di cocaina. Così fa intervenire i poliziotti del Commissariato Carmine che portano la busta negli uffici di via Capriolo e la aprono. All’interno trovano alcuni effetti personali di un agente della Locale che aveva denunciato lo smarrimento. Ma dalla busta esce anche una strana polvere rossa (che potrebbe benissimo essere qualsiasi cosa, dalla paprika allo zafferano alla
terra di un campo da tennis).
Si chiede quindi l’intervento di chi può saperne di più e scatta così il protocollo che viene attivato in casi sospetti di sostanze contaminanti (nato anni fa per l’antrace). Intorno alledue del pomeriggio due grossi mezzi dei Vigili del fuoco arrivano in via Capriolo e sostano davanti al Commissariato per ore. Almeno cinque.
Nel frattempo viene allertata anche l’Asl che invia sul posto i suoi medici e i suoi tecnici. Impossibile non notare per chi passa per le vie del Carmine i pompieri con le tute bianche che entrano ed escono dal portone. L’allarme dal cuore del centro storico si sposta anche al Centro meccanizzato di via Dalmazia, da dove la busta è passata, seppur - come dicono - non fosse indicato nè il mittente nè il destinatario.
In entrambi i siti il protocollo vuole che siano effettuate operazioni di sanificazione e bonifica degli ambienti in cui la polvere è circolata, da qui l’uso della varichina e il forte odore di cloro che si propaga nell’aria. Non solo. Chi viene a contatto con la sostanza sospetta deve essere sottoposto a profilassi antibiotica per dieci giorni. E nel caso specifico si tratta di tre poliziotti, l’agente della Polizia locale e tre impiegati delle Poste del Cmp. Busta, abiti «contaminati» vengono invece igienizzati in autoclave,
mentre è stato prelevato un campione della polvere rossa che sarà inviato al l’Istituto zooprofilattico di Foggia dotato di un laboratorio molecolarein grado di analizzare
questo tipo di sostanze e preposto pertanto a questo tipo di controlli. E per i primi risultati si dovrà attendere almeno una settimana. Certo è che non sono stati segnalati malesseri o malori da parte di chi con quella polvere è venuto a contatto.
Dopo la bonifica comunque già oggi il Commissariato Carmine è aperto regolarmente al pubblico. Ieri è rimasto chiuso per tutto il pomeriggio invece per permettere ai Vigili del fuoco specializzati del Nucleo Nbcr di poter intervenire. In serata invece si è conclusa la «sanificazione» degli ambienti del Centro meccanizzato delle poste in via Dalmazia. E l’allarme è così rientrato.
Daniela Zorat

 

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Giornale di Brescia, 16 ottobre 2013

IL CASO LA FOTO DEL GIORNO
Poste Italiane:essere utenti senza risposte

Poste Italiane - BancoPosta: ping- pong fra Desenzano, Brescia, Trieste... Incredibile,ma vero: sembra che le Poste Italiane non v ogliano concedere la successione agli eredi: moglie e figlio. Oltre ad aver perso l’appalto della Loggia (giornale di brescia 7 ottobre), le Poste trattano l’utenza come un pacco postale: ritardano mesi fra un documento e l’altro, per poi giungere alla conclusone che ne manca sempre uno per poter chiudere la pratica di successione. Sembra che il Decreto del Fare, in merito alla penalizzazione sui ritardi amministrativi, non tocchi minimamente la responsabilità di quanti operano in questo settore. L’impiegato rimanda al direttore, quest’ultimo dà ragione al cliente,ma aggiunge che è Trieste a dirigere le operazioni e, guarda caso, non si riesce mai a trovare chi aveva «sciorinato» l’informazione precedente, o risulta in malattia o non è di turno o si è assentato per motivi di famiglia e così l’utenza viene liquidata sbrigativamente,tanto il denaro non è il loro! Bisogna aggiungere che non è ammissibile sottolineare queste contraddizioni presso le Poste Italiane, gli operatori potrebbero offendersi irrimediabilmente, come se il torto pe ril reiterato disagio fosse del cliente. Una certa disponibilità di un operatore viene purtroppo offuscata dal«misterioso, irraggiungibile» centro di Trieste che blocca sempre tutto e con cui non si può mai personalmente comunicare. In tutta questa triste storia, moralmente inaccettabile, considerando che si tratta di una vedova e del figlio, è necessario sottolineare in particolare la frettolosità del direttore delle Poste di Desenzano, che, fra l’altro non ha mai risposto a due raccomandate, inviate per richiesta di chiarimenti, contestualmente a quella di protesta. E così si è passati alle Poste di Brescia centro, dove dopo più di un anno la pratica resta aperta, in attesa che terzi se ne occupino. Alla luce di quanto emerso, conviene investire in Poste Italiane?

Luciana Avanzi
Desenzano del Garda

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Giornale di Brescia, 08 ottobre 2013 - Lettere al direttore
Inutili ricerche d’un plico scomparso

Vorrei far conoscere quello che mi sta succedendo in questi giorni con Poste Italiane. Martedì 1 ottobre, nell’uscire di casa, trovo un avviso di giacenza nella cassetta delle lettere. Si, lo trovo nell’uscire di casa e non nel tornare. Ciò fa capire che il postino non ha citofonato, ma ha lasciato direttamente l’avviso.
Era già successo in passato di trovare gli avvisi nonostante fossimo in casa ed ho avuto conferma sia da amici che abitano in paese che dagli stessi impiegati dell’ufficio postale (evidentemente hanno ricevuto spesso lamentele del genere) che è prassi del postino fare così. Infastidita non poco, ma rassegnata dal dovermi recare all’ufficio postale, il mattino seguente mi presento con la mia cartolina negli uffici di San Zeno Naviglio. Lì l’impiegato allo sportello mi dice che non hanno nessun plico in giacenza, di provare a ripassare il giorno seguente. Resto sconcertata ma ancora fiduciosa, e non potendo recarmi personalmente, compilo a mio marito la delega al ritiro e lui si ripresenta nello stesso ufficio postale giovedì 3 ottobre, ricevendo però una nuova risposta negativa, con invito a telefonare verso le 12 per controllare che non fosse arrivato qualcosa.
Per farla breve, anche il 4 il plico a me destinato non si è visto nell’ufficio di San Zeno, e a questo punto non si sa che fine abbia fatto! Quello che non ho ancora detto è che la cartolina lasciata dal postino non è stata compilata completamente. È stato compilato solo un lato dove vi è l’indicazione "Ufficio di" con la dicitura "BS" e la via, il nome del destinatario (Io) e l’indirizzo. Più sotto, in uno spazio bianco è stato scritto «ritiro pacco». È stata invece lasciata completamente in bianco la parte della cartolina in cui andrebbe scritta la data di consegna dell’avviso, l’ufficio in cui sarà disponibile, l’eventuale numero di tracciabilità o se si tratta di raccomandata ecc. Sia gli impiegati dell’ufficio postale di San Zeno, che il numero verde di Poste Italiane, mi hanno detto che con quello che ho in mano non è possibile risalire in nessun modo alla spedizione. In più all’ufficio postale hanno aggiunto che loro non vedono i portalettere e quindi non possono fare niente, di provare a richiamare nei prossimi giorni per vedere se arriva qualcosa, se no dovrà essere considerata persa ed in caso posso presentare un reclamo. In seguito alle mie rimostranze, mi hanno fornito inoltre un numero telefonico per cercare di parlare con l’ufficio dei portalettere e chiedere direttamente spiegazioni al postino o ad un responsabile, ma provo da due giorni a telefonare e non risponde mai nessuno! Tutta questa situazione mi sembra assurda!
È possibile che un postino possa continuare a non fare il suo lavoro nella maniera corretta senza essere richiamato? Mi riferisco al fatto che tutti sanno che più volte,quando deve consegnare qualcosa per cui serve una firma, non ha citofonato ma lasciato direttamente un avviso. Ed anche al fatto che non compili correttamente questi avvisi, impossibilitando così il rintracciamento della corrispondenza. Mi domando inoltre se è possibile che non esista modo di parlare con dei responsabili locali, ma che ci sia solo un numero telefonico nazionale per inoltrare reclami che sicuramente non mi faranno ritrovare il mio pacco. Esistono delle leggi che regolamentano la corrispondenza privata, chi le fa rispettare in Poste Italiane? E per ultimo, vorrei non dover mai più sentire la frase che mi è stata detta: «Beh, se il mittente ha spedito con posta ordinaria che ci vuole fare?» Che io ho inteso, spero sbagliandomi, molto come un «se hai spedito con un servizio che paghi, ma non è tracciato, è normale che il plico venga perso/rubato...»

Lettera firmata

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GIORNALE DI BRESCIA - LUNEDÌ 7 OTTOBRE 2013 Pag. 8

SERVIZI E TAGLI
Poste nei guai, perso l’appalto in Loggia
L’azienda scalzata nella gestione del servizio di consegna di circa un milione di pezzi
all’anno per il Comune di Brescia. Preoccupazione dei sindacati: servono investimenti

Meno lavoratori nel 2013 e meno lavoro in vista per il 2014. Dopo l’eliminazione di 17 zone di recapito per «calo di corrispondenza», nei giorni scorsi Poste Italiane avrebbe perso nella nostra città altro terreno nei confronti della concorrenza, mettendo a rischio in prospettiva altri posti di lavoro per il futuro.
Stando alle ultime indiscrezioni la spa a partecipazione pubblica si sarebbe lasciata sfuggire un appalto di circa 1 milione di pezzi da recapitare per conto del Comune di Brescia, facendosi scalzare nello strategico compito da Tnt post. Il motivo della perdita di posizione, l’ennesima - visto che la stessa situazione si è già creata con i Comuni di Milano e Verona - «sarebbe da imputare all’incapacità di garantire al cliente un lavoro tecnologicamente avanzato - come ci ha confermato il segretario di Slp Cisl GiovanniPunzi-. Gli enti in questione richiedono ormai un recapito con "formula certa" - precisa il sindacalista - in grado di fornire tutte le prove dell’avvenuta consegna, specificando giorno, ora e posto di recapito anche per la posta ordinaria, e non più solo per gli oggetti a firma».
La brutta notizia, arrivata proprio mentre nella nostra provincia si ècompletato l’avvio del nuovo assetto sperimentale di consegne - rimodulato tra l’estate e l’inizio dell’autunno tagliando 78 portalettere - ha fatto infuriare i sindacati, che puntano il dito contro la carenza di investimenti per ammodernare l’azienda, ma anche contro la mancanza di un contratto collettivo nazionale che imponga regole uguali per tutti.

PEC - C’è il timore che il Comune di Brescia guardi altrove anche per la posta elettronica certificata
A riscaldare gli animi ci sarebbe anche il timore - non ancora confermato - che la stessa sorte sia toccata al servizio fornito al municipio cittadino con la posta elettronica
certificata «Pec», una quantità di lavoro molto importante in prospettiva, perché vanta numeri in forte aumento da quando la riforma Monti ha introdotto l’obbligo per tutte le istituzioni e le imprese private di dotarsi di una casella di posta elettronica di questo tipo. Spontaneo, dopo queste premesse, è chiedersi: quanti posti di lavoro vale ilmilione di pezzi persi? «Quantificare non è facile - spiega Punzi - perché ogni zona viene costruita considerando parametri diversi, come i chilometri da percorrere
o il tessuto urbano da servire, e non solo il numero medio di pezzi da consegnare». In ogni caso, il calcolo meramente aritmetico, fatto considerando 240 giorni l’anno di lavoro e una media di 400 pezzi da consegnare al giorno, rivela che grossomodo potrebbe trattarsi di lavoro per dieci portalettere. In questo periodo di grave crisi dalla Cisl arrivano anche altri appunti severi. «Non ci stanchiamo di indicare la via maestra di un serio piano di rilancio - insiste il segretario sindacale - che deve passare da nuovi investimenti.
Servono palmari di ultima generazione per i portalettere, così come è ineludibile riprendersi i servizi di consegna dei pacchi e l’e-commerce, legato agli ordini via internet». In più ci sono le leggi. «Subiamo una continua concorrenza sleale (anche se legale) da parte di chi subappalta il lavoro a cooperative o a partite Iva e non paga i contributi ai suoi lavoratori - rimarca Punzi -. È ovvio che possono permettersi di offrire tariffe inferiori a quelle di Poste che garantisce pieni diritti ai suoi dipendenti. In questa condizione chiediamo allo Stato passi urgenti, che riconducano le attività di recapito in un unico contratto collettivo».
Flavio Archetti

Ridotti i portalettere in città e provincia
E’ un cambio di passo con «strascichi», tra malumori dei dipendenti e proteste dell’utenza, quello che si sta concludendo oggi tra gli uffici postali del Garda e della Bassa con le ultime due tappe di Chiari e Salò. Portata a termine la revisione di tutte le aree territoriali bresciane - che ha previsto il taglio di 78 zone di recapito come concordato nel Piano di riordino dei servizi postali - la riorganizzazione del lavoro di recapito dei portalettere sta lasciando spazio a una serie di difficoltà e disservizi, denunciati dalla Failp Cisal di Brescia. «Innanzitutto voglio evidenziare la situazione delcentro cittadino di via Dalmazia racconta il segretario Nino D’Angelo - dove 15 zone di recapito sono ancora senza titolare, coperte ormai da mesi grazie agli straordinari dei portalettere più volonterosi. Se però in estate (quando i volumi di posta sono inferiori) la situazione scorreva abbastanza liscia, in questi giorni con il ritorno del lavoro a pieno ritmo si stanno presentando le prime serie difficoltà, e in molti casi si stanno accumulando giacenze di posta che gli addetti faticano a smaltire. Come se non bastasse - continua D’Angelo - nelle ultime ore sono arrivate molte raccomandate, più del solito. Vi lascio immaginare, in questo contesto, i disagi di chi deve preoccuparsi della sua zona ma anche di coprire un tratto di quelle ancora senza titolare. Qualcuno, anche se esperto, torna a casa due o tre ore dopo il termine dell’orario normale». E in provincia? «I problemi maggiori toccano alle zone periferiche, come l’Alto Garda, le valli o i confini della Bassa. Si pensi, ad esempio, che l’area di Chiari e dintorni fino a due anni fa contava 40 portalettere mentre ora sono 32». Difficile anche la situazione degli sportellisti.
«Nel Bresciano ne mancano circa 30 - conferma dalla Cisl Giovanni Punzi - di cui 20 tra città, Garda e Franciacorta».

Ondata di cartelle esattoriali: la consegna travolge gli addetti
Il lavoro, soprattutto in momenti come quello attuale, è sempre il benvenuto. Ma è anche vero, allo stesso tempo, che viste le difficoltà gestionali in corso, una trance impegnativa come quella piovuta sui postini cittadini con l’arrivo di 5 mila raccomandate, sarebbe stata più gradita e meglio sopportata tra qualche giorno.
«Invece - racconta il sindacalista Nino D’Angelo - nelle ultime ore è arrivato un carico di lavoro supplementare di ben 5 mila cartelle esattoriali, tutte da consegnare con firma dell’utente (o lasciando l’avviso di ritiro all’ufficio postale) con una scadenza massima di cinque giorni. Un lavoro molto impegnativo e scomodo, che prevede anche una partedi rischio legale per i postini, che potrebbero essere chiamati, in caso di errori, a rispondere del loro operato sia a livello civile, che amministrativo o penale».

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BRESCIA Oggi - martedì 01 ottobre 2013 CRONACA, pagina 10

L´INCONTRO. Postali e bancari all´erta - «Mafia al Nord: il radicamento cresce ancora»
De Lisi: «Le organizzazioni ormai operano come vere banche»

Magda Biglia
«Ormai non sono più infiltrazioni ma reiterati patti economici. La criminalità organizzata è penetrata nel territorio bresciano, sul Garda soprattutto, e ha cambiato, o meglio ampliato i suoi strumenti». È tornato nel salone della Cisl a lanciare il suo allarme Alessandro de Lisi, direttore generale del Centro studi sociali contro le mafie Progetto San Francesco. A chiamarlo in via Altipiano d´Asiago le categorie dei bancari e dei postali, «sulle cui spalle ricade il peso delle misure antimafia» come spiegato dall´altro relatore, Mario Capocci, responsabile nazionale dei quadri direttivi del sindacato.
«IL DIPENDENTE si trova fra l´incudine e il martello, spesso impossibilitato ad applicare l´obbligo di segnalazione delle operazioni strane proprio per l´eccessiva diffusione del fenomeno e l´indifferenza che, dopo ventidue anni, non ha ancora visto funzionare le norme contro il riciclaggio. Sento da colleghi di multe da milioni, il picco anche nove» ha spiegato Capocci. Anche il 2013 ha mostrato una Lombardia terza dopo Sicilia e Campania per presenza di delinquenza organizzata, e Brescia è seconda in regione. Nei primi cinque mesi sono stati 24 i milioni di giri irregolari. Cinquanta datori sono stati beccati non a posto, 76 i lavoratori «sommersi». Le slot machine, dietro cui si nascondono spesso traffici sospetti, sono ovunque, anche una ogni mille abitanti. Ma, secondo de Lisi, «mafia e n´drangheta ora fanno le banche, aiutano a tassi non di usura gli imprenditori in difficoltà per ricattarli, per comprare consenso, e col consenso voti. Più che riciclaggio fanno piazzamento. Mi sembra di tornare a quando avevo vent´anni in Sicilia: qui si stanno radicando allo stesso modo».
IL SUO INVITO alla società bresciana è allora di reagire, l´invito ai commercialisti di non farsi complici, di denunciare. «Ci sono anticorpi nella società locale che devono servire a reagire. Ciò che preoccupa è il silenzio tombale di Confindustria e dei politici» dice. In sala, ad ascoltare i relatori, c´erano il segretario generale Enzo Torri, i segretari di Fiba e Slp Maria Rosa Loda e Giovanni Punzi, Andrea Di Noia che segue questo settore. In prima fila il maggiore dei carabinieri Alessio Artioli, i dirigenti delle Poste Nicoletta Paris e Pio Violante, due sindacalisti Slp regionali, Pino Marinaccio e Giusy Greco. Fuori intanto si raccoglievano le firme per un disegno di legge sul tetto alle retribuzioni dei top manager di società quotate, 294mila euro l´anno. Già oltre duemila le adesioni ottenute nel Bresciano.