LA STAMPA DI GENNAIO 2013

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Giornale di Brescia, 29 gennaio 2013

Poste, sconti del 50% per gli anziani

A partire dal 1°febbraio e per tutto quest'anno Poste Italiane dimezza i costi dei servizi di recapito a richiesta per gli over 70 e le fasce economicamente deboli. Lo sconto si applica sui servizi Seguimi, Seguimi solo posta a firma, Chiamami e Dimmiquando ed è riservato alle persone di età superiore ai 70 anni e a tutti i possessori di Social Card. Tutti i cittadini in possesso dei requisiti possono richiedere l'attivazione del servizio a prezzo scontato chiamando il numero verde 803 160 del Contact Center di poste italiane e prendendo un appuntamento a domicilio. Un addetto delle Poste andrà nell'abitazione dell'interessato per verificare la documentazione e siglare il contratto di fornitura dei servizi applicando lo sconto del 50%. L'iniziativa è stata lanciata, recependo alcune richieste delle associazioni dei consumatori, al fine di assicurare condizioni tariffarie vantaggiose alle categorie sociali più deboli e a chi vive problemi.

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GIORNALE DI BRESCIA DOMENICA 27 GENNAIO 2013 pag. 13

«La nostra zona travolta da un’ondata di reati»
Così il sindaco di Sulzano. Nella stessa notte a Pisogne quinto «colpo» alle Poste

LAGO D’ISEO Non è un bel clima quello che si è instaurato da qualche mese sul Sebino.Da almeno un anno a questa parte si respira un’aria di insicurezza che non fa dormire sonni tranquilli a molte famiglie, visto che nei paesi della riviera le irruzioni malavitose in case e appartamenti - di notte o di giorno - ormai non si contano più. Ma il fatto davvero grave, quello che più impressiona la gente e fa la differenza tra ilmomento attuale e quelli del passato, è che in molti casi i tentativi di furtovengono compiuti indifferentemente quando in casa ci sono i proprietari, o quando non c’è nessuno, con l’adozione di una modalità violenta e sfrontata che agita gli animi e diffonde paura.
Ecco perchè la rapina di Vertine, dove i signori Bettoni sono stati malmenati, legati e tenuti in ostaggio sotto gli occhi della figlioletta di otto anni, arriva come la benzina sul fuoco. Ma per il Sebino c’è di più. Il momento infelice di Sulzano coinvolge in duplice modo il suo sindaco, che da una parte è il primo rappresentante di una comunità costernata e incredula di fronte a quanto successo a Vertine, e dall’altro ricopre il ruolo di direttore dell’ufficio postale di Pisogne, dove qualche ora dopo il fattaccio sulzanese, la notte travenerdì e sabato, è andata in scena l’ennesimo colpo alla cassa del Bancoposta, cui è stata sottratta una parte del contenuto con un ingegnoso metodo tecnico che non implica l’utilizzo di telecamere o esplosivo.
Il furto alla posta pisognese - e questo la dice lunga sul momento difficile dell’area sebina - sarebbe addirittura il quinto dal primo di dicembre a oggi.
«Quello che è accaduto all’amico Claudio mi riempie di amarezza e sconforto - racconta il sindaco Carlo Maffeis - ma allo stesso modo mi fa rabbia pensare che lui e la famiglia siano stati vittime di un gesto tanto balordo e irrispettoso. Vedo con preoccupazione che la nostrazona, e non dicerto la sola Sulzano, è vittima di un’ondata di furti e rapine così frequenti da lasciare allibiti, quasi impotenti». Di fronte a fatti di questa natura viene spontaneo chiedersi in quale modo le autorità, ma anche il singolo Comune, possanoriuscire a trovare soluzioni utili e ridurre il fenomeno.
«Per i piccoli municipi come il nostro non è facile - spiegaMaffeis -. Negli ultimi tempi ci siamo dati da fare per potenziare l’illuminazione pubblica: avere le strade più luminose infonde maggior tranquillità tra la gente, ma evidentemente non scoraggia i malavitosi privi di scrupoli, pronti a far violenza alle persone. Di recente abbiamo anche siglato un accordo per la sicurezza con la Prefettura, così come stiamo stringendo le maglie in collaborazione con le Forze dell’ordine presenti sul territorio. L’impresa comunque non è semplice.
Per accrescere il presidio nei nostri paesi servirebbero più agenti di quelli in servizio, ma questo stride con il periodo di crisi e i tagli statali che il governo è stato costretto a introdurre con le ultime riforme».

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GIORNALE D IBRESCIA - GIOVEDì 17 GENNAIO 2013 - LA CITTà pag. 10 - SOCIETà & WELFARE
Esodati, valzer dei numeri
E la lentezza della politica

Il gruppo di Zani incontra don Benedini della Pastorale
del Lavoro: "Conforto e speranza". Ma quanti sono?
"Con don Mario è stato facile, perché ci ha messo a nostro agio..."
Beppe Zani, leader libero degli esodati bresciani, riassume subito il buon tono della riunione avvenuta in Curia, "la speranza e il conforto" accanto a don Mario Benedini, responsabile della Pastorale Sociale del Lavoro. Tutto comincia anche dai nostri articoli sugli esodati bresciani, con la storia di Beppe Zani, Mara Polato. Andrea Siani. Tutto continua con una richiesta di incontro, via e-mail, a cui un certo "don Luciano", risponde con un "okkei" vescovile. Mons. Luciano Monari chiama in confidenza gli esodati in Curia e don Mario Benedini passa la mattina con loro.
Risultato confortante, riferisce Beppe Zani, eletto per stima e impegno capo degli esodati bresciani. Eletto secondo un anonimo voto morale; impossibili le primarie per gli esodati, non si conoscono.
Intanto contano un paio di questioncine sull'incontro alla Curia Vescovile, dove comanda quel don Luciano là. Conta che si siano trovati più di quattro, convocati e autoconvocati davanti alla porta del Pastore. Conta quanto aggiunge Beppe Zani: "Se facessimo anche oggi una fotografia, nessun esodato potrebbe dirsi salvaguardato perché la fase finale dell'individuazione dei primi 65mila, (un nome vicino a un numero),è iniziata ufficialmente il 7 gennaio 2013 e non si sa quando terminerà. Per i successivi 55mila contenuti all'interno della "Spending rewiew" il decreto attuativo firmato il 5 ottobre 2012, ad oggi non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e quindi non possono decorrere i tempi previsti per la loro individuazione, (4 mesi per le domande più un mese per i ricorsi, poi le graduatorie dai tempi indefiniti...).
Infine la legge di stabilità,(che sgancia i Salvaguardabili dall'iniqua predeterminazione di un numero e riporta la norma alla tutela di un diritto, pur limitandone l'efficacia al 2014)... la legge è "giovane" (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 27 dicembre 2012... entro 60 giorni il decreto attuativo, quindi i tempi della pubblicazione, poi le circolari attuative, poi i tempi dell'attuazione. Avremo già il nuovo governo. Per ora ne parla solo il Pd.
Nelle 25 pagine del programma Monti la parola esodato non c'è".
Beppe, Paola, Adele, Andrea, storie vere, di donne e uomini con figli, nipoti, mogli e mariti, case e amici. Storie con un vuoto davanti.
Chiediamo a Beppe Zani, in collegamento con centinaia di esodati in ogni parte d'Italia, studioso di leggi e circolari, enciclopedia aggiornata dell'esodismo dei nostri mesi, quanti sono gli esodati a Brescia.
La risposta è rabbrividente: "Nessuno è stato in grado di dirci quale sia il numero degli esodati bresciani. Il sindacato per approssimazione dice qualcosa come più di mille (esodati Cgil) e a livello nazionale si oscilla tra 360mila e 380mila".
Si riflette sullo spessore tradizionale del lavoro pubblico e privato bresciano e vien voglia di applicare una percentuale di esodo bresciano su quel 360-380mila. Mille e qualcosa significa lo 0,5%. Troppo poco? E se fosse l'1% sarebbero subito 3 o 4mila. E se fosse il 3% sarebbero perfino 10mila. Forse si dovrebbe agire come per i censimenti antichi. Gli esodati si presentino un giorno stabilito, uno ad uno, per circa 10 ore, in un palazzo di registrazione. Perché no, metteremmo a posto la nostra coscienza con un numero morale decente su chi è stato messo a riposo e poi risvegliato senza diritti, senza prospettive, senza danari per un tempo illegale.
Tonino Zana

LA TESTIMONIANZA
Andrea (ex Iveco)
"A 64 anni non avrò né diritti né danari Sarò senza nome"
Parla Andrea, già ascoltato in precedenza. Oggi approfondisce la testimonianza.
Alla fine del 2011, dice, il governo dei tecnici, il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha promulgato un decreto diventato legge dello Stato per cui, dalla sera alla mattina, venivano stravolte le vecchie regole che nell'ultimo ventennio si erano succedute e tutte atte ad allungare la vita lavorativa delle persone, a riportare in ordine i conti dell'Inps in particolare e delle casse statali in generale. In questo modo, improvvisamente, decine di migliaia di lavoratori che per i motivi più vari, licenziamento, mobilità, accordi individuali, incentivazioni, ed altro avevano firmato con i rispettivi datori di lavoro dei contratti che in maniera "morbida" li avrebbero accompagnati alla pensione, si vedevano slittare questo giorno di anni. Si sono cambiate le regole del gioco a partita in corso. Iniziava così un dramma che da un anno ormai coinvolge tante famiglie.
Andrea porta ad esempio la sua situazione: a dicembre 2011 sono stato costretto a firmare le dimissioni da Iveco e messo in mobilità per 36 mesi. Ciò significa vivere con un reddito mensile di 900 euro per 12 mesi e di un importo diminuito del 25%per gli altri 24. Per onestà occorre aggiungere che l'azienda ha integrato con una sorta di buonuscita la differenza fra lo stipendio degli ultimi mesi e l'assegno di mobilità. Ma il dramma sorge con la riforma Fornero.
Con la vecchia normativa Andrea avrebbe maturato la pensione dopo quattro mesi la fine della mobilità.
Con la nuova legge la pensione maturerà dopo 30 mesi e allora, a 64 anni, sarà privo di lavoro, di pensione, di reddito. Chi lo assumerà, a 64 anni? C'è chi è ancora messo peggio, dice Andrea, i licenziati di piccole aziende, quelle sotto i 15 dipendenti, completamente privi di ammortizzatori sociali.
Ricorda che a Brescia si è costituito un comitato di esodati e si è sondato il terreno del mondo politico... La critica è che a Brescia, culla della laboriosità e del "fare" italiano, città dove il "lavoro" è la seconda religione, ci siano una sostanziale apatia e un marcato disinteresse nei confronti degli esodati. Conoscendo la profonda sensibilità che la Curia ha nei confronti di problemi sociali di tale portata, conclude Andrea, ci si è incontrati con don Mario Benedini della Pastorale del Lavoro e si sono registrate parole di amicizia e di un interesse morale e umano veramente pregevoli. Zana

Adele, fuori con 5 anni in più
Volontaria a Caritas e Consiglio Pastorale
Tocca ad Adele rivolgere la speranza a don Mario Benedini. L'esodo del popolo d'Israele, guidato
da Mosè ebbe la garanzia divina... La signora Fornero ha allungato il periodo dell'esodo fino a cinque anni. Adele lavorava alle Poste Italiane. Fu chiamata dopo 39 anni e 4 mesi, quindi 8 mesi prima dei quarant'anni lavorativi; avrebbe dovuto attendere ancora 1 anno e 1 mese per l'aspettativa di vita. La pensione a ottobre 2013. Era serena, pensava già al tempo maggiore per la famiglia, all'impegno nel suo Consiglio Pastorale Parrocchiale e della Caritas a Flero.
Si è trovata esodata: 5 anni in più. Calcola il numero degli esodati, teme per tutti. Molti sono nell'angoscia. Adele chiede aiuto a tutte le istituzioni. Confida in don Mario e don Luciano. zana

"Insegno alle madri straniere"
Paola esodata, opera nella sua S. Eufemia
Parla Paola, esodata postale,60anni. Come tanti altri colleghi di Poste e di altre aziende, è stata invitata a lasciare il posto di lavoro dietro un incentivo che l'avrebbe accompagnata per 13 mesi fino alla riscossione della pensione. Prima di rimettersi in gioco con il lavoro ha accudito i 3 figli. Ha accettato questa che credeva una buona cosa perché aveva una madre disabile alla quale non bastava più l'aiuto di una persona che la seguiva. La mamma è morta e il suo tempo è coi nipotini, con il volontariato per gli anziani e le mamme straniere che imparano l'italiano nel suo quartiere, S. Eufemia...
Paola non chiede nulla più di quanto le spetta. Se non accadrà nulla, ricomincerà a bussare alle porte di un lavoro problematico. Come fece la prima volta a 13 anni. t. z

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Brescia Oggi - martedì 15 gennaio 2013 PROVINCIA, pagina 26
SAREZZO. L´ufficio di Ponte Zanano ha chiuso
Servizi, partita persa sul fronte delle poste
I saretini, e in particolare quelli pensionati o comunque anziani, ci hanno sperato inutilmente fino all´ultimo; fino a quando l´ufficio postale di Ponte Zanano è stato definitivamente chiuso.
"Nonostante l´impegno dell´amministrazione comunale non siamo riusciti a evitare l´interruzione del servizio - commenta amareggiato il sindaco Massimo Ottelli -. La chiusura è stata giustificata con la mancanza di garanzie rispetto alle condizioni di equilibrio, e poste italiane ha deciso di azzerare nell´ambito di un´operazione di razionalizzazione della rete e nel rispetto di quanto stabilito dal ministero nell´ottobre del 2008".
Ma non è solo il sindaco a masticare amaro: "Gli sportelli erano aperti solo tre giorni a settimana ma per noi anziani era comunque un servizio utile - racconta una pensionata -; ora dobbiamo rivolgerci alle altre sedi del paese che sono sempre un po´ affollate". Le alternative rimaste? A Zanano in via Dante 21 e a Sarezzo in via Verdi. M.BEN.

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Giornale di Brescia, 14 gennaio 2013

Non sempre è colpa del postino

Sono un ex portalettere trimestrale di Poste Italiane da poco assunto da un corriere in appalto per la consegna dei quotidiani e delle riviste al sabato. La mia assunzione è avvenuta su segnalazione della direzione postale bresciana, la quale ha indicato al corriere i nominativi degli ex trimestrali che si sono distinti per meriti di servizio e hanno reso meno posta ai mittenti. Tutto ciò è stato per me motivo di grande soddisfazione dato che amavo questa professione e, nonostante sapessi che l'esperienza in Poste Italiane si sarebbe conclusa dopo 3 mesi (il nuovo regolamento non prevede rinnovi contrattuali a causa della nota ondata di ricorsi per le assunzioni a tempo indeterminato che ha interessato l'azienda negli ultimi anni), ho sempre cercato di dare agli utenti un buon servizio. Dopo le prime due settimane di "rodaggio" non mi spaventavano più le lettere senza numero civico o con gli indirizzi sbagliati, anzi, appena ne trovavo qualcuna mi informavo sul destinatario e, salvo casi estremi, portavo tutta la posta del giorno senza creare giacenza.
Eppure, nonostante la mia buona volontà, sono stato anch'io interessato da lamentele da parte di alcuni utenti, i quali affermavano che non gli arrivava la posta alimentando il mito del postino inefficiente. Innanzitutto bisogna partire dalla normativa sul recapito, la quale afferma che sulle buste devono essere riportati correttamente cognome, nome e indirizzo del destinatario, mentre le cassette appartenenti ad un determinato numero civico devono collocarsi all'esterno tutte nello stesso punto e ai limiti della proprietà. Inoltre esse devono riportare nomi e cognomi di tutti i residenti. Nel caso vi siano mancanze o irregolarità il recapito va comunque tentato, ma se ciò comporta perdite di tempo che possono ritardare eccessivamente l'attività postale le lettere vanno rese al mittente.
Detto ciò non voglio giudicare l'operato di nessun collega: è ampiamente risaputo che vi sono postini efficienti che fanno molto di più del dovuto, altri che svolgono il loro lavoro senza lode e senza infamia e altri ancora che trascurano addirittura l'indispensabile. Però vorrei invitare ogni utente che afferma di non ricevere la posta e che magari si lamenta sempre con l'ufficio postale a chiedersi se mette i postini nella condizione di consegnargliela. Io capisco che non tutti conoscono il citato regolamento, ma nella mia breve esperienza ho visto situazioni piuttosto imbarazzanti presso le abitazioni da me servite: numeri civici mancanti o inesatti, cassette inesistenti o collocate in luoghi nascosti e inimmaginabili (magari giustificate dagli utenti con"Altrimenti mi rubano la posta") senza alcun nominativo, bollette indirizzate a persone morte da anni, feroci cani da guardia slegati e chi più ne ha più ne metta.
A questo punto vi immaginate il povero portalettere che deve girare ore e ore per cercare persone che non collaborano minimamente al regolare svolgimento del recapito? Oltretutto costoro danneggiano anche coloro che invece sono regolari e anche gli abbonati ai quotidiani che magari se li vedono recapitare alle quattro del pomeriggio per l'eccessiva durata delle fermate precedenti. E cosa succede quando ti trovi davanti alla totale assenza di riferimenti? O provi a lasciare giù la posta nella speranza che l'utente ci sia, oppure la rimandi al mittente. E naturalmente nel primo caso spesso ti ritrovi il giorno dopo l'utente arrabbiato che ti dice che la posta non è sua, mentre nel secondo si lamenta perché da tempo non riceve nulla. A quel puntolo inviti gentilmente a mettere un riferimento (anche una semplice strisciolina di carta con riportato il cognome) che naturalmente non arriva mai. Per te ovviamente non ci sono più problemi perché oramai sai chi abita lì,ma sicuramente la stessa situazione si ripeterà con il successivo portalettere che si ritroverà nuovamente spaesato.
Vi cito a titolo esemplificativo due casi estremi in cui mi sono trovato ma che non sono poi così infrequenti. Dovevo consegnare un giornale ad un certo Pinco Pallino in una zona di campagna. Cerco l'indirizzo riportato e mi accorgo che è inesistente. Allora chiedo a un signore che gentilmente mi risponde: "Qua i numeri civici non esistono, vedrai che il tizio è nelle case là in fondo, chiedi lì che lo conoscono di sicuro". Insomma, gira di qua e di là,passa un quarto d'ora, passa mezz'ora... A un certo punto, quasi scoraggiato, chiedo informazioni ad un ultimo passante, il quale mi risponde meravigliato in bellissimo dialetto bresciano: "Pota ma Pinco Pallino l'è morta mòdes ain fa, la casa laghè piò, però ghè amò i fiòi che i sta che a dù chilometri" (sembrava quasi una barzelletta). Lo ringrazio e vado finalmente all'indirizzo indicato,dove mi ritrovo il figlio che si lamenta furiosamente per l'orario. Gli spiego la situazione e lui mi risponde che nonostante tutto il giornale è sempre arrivato anche con l'indirizzo sbagliato. A questo punto, alterato, gli dico che il postino non è un veggente e che è compito suo comunicare al giornale il nuovo indirizzo. Niente, ottusità totale!
Per non parlare di quella volta in cui un simpatico cane di grossa taglia libero mi ha addentato la gamba. Nonostante i ripetuti avvertimenti ho sempre portato la posta al padrone fino al misfatto (avvenuto proprio davanti ai suoi occhi). Lo stesso ufficio postale ha mandato più avvertimenti all'utente (la posta non sarebbe più arrivata fino alla messa in sicurezza del cane), il quale ha continuato comunque a mantenere il suo cane libero come l'aria. Dopo due settimane costui ha avuto il coraggio di lamentarsi e di dire che non svolgevo il mio dovere. Stendiamo un velo pietoso!
Questi racconti, che potrebbero apparire grotteschi, dovrebbero indurre a pensare che i problemi del recapito non sono sempre dovuti al postino "negligente" con poca voglia di lavorare come spesso vuole far credere la pubblica opinione, orientata quasi unicamente verso le ragioni degli utenti. Spesso le mancanze vengono proprio dagli utenti stessi, in particolar modo proprio da coloro che si lamentano. Non sarebbe il caso di pensare che se tutti gli utenti collaborassero con dei piccoli e semplici accorgimenti forse il servizio postale verrebbe svolto in maniera più veloce, lineare ed efficiente? Evidentemente la collaborazione fa parte del Dna di pochi ed è sempre comodo scaricare le proprie colpe su altri quando invece sarebbe il caso farsi un piccolo esame di coscienza prima di dare sfogo alle lamentele.
Andrea Stucchi
Brescia

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Dopo l'incontro di alcune Organizzazioni Sindacali bresciane UIL- SAILP - UGL - FAILP con il Sindaco di Brescia, arriva la precisazione da parte dell'Amministratore dell'Aeroporto di Montichiari.

Giornale di Brescia, 13 gennaio 2013
EVENTUALE CHIUSURA CMP - Catullo:"Non influenza Montichiari"

La Catullo Spa, con una nota, smentisce che l'eventuale chiusura del centro di smistamento posta (Cmp) di Brescia possa influenzare i volumi dell'attività dell'aeroporto di Montichiari. "La riprogrammazione dello smistamento - spiega Catullo - manterrà invariato il volume complessivo di prodotto postale in arrivo e in partenza dall'aeroporto".

TREMOSINE
Il Comune affitta l'ex ufficio postale

Il Comune ha pubblicato un bando per la concessione in locazione di un locale adibito ad ufficio (23 mq) situato presso la sede comunale distaccata di Vesio. Si tratta dell'ex ufficio postale, che sarà affittato per tre anni, dal 1° marzo 2013 al 29 febbraio 2016. Le offerte vanno presentate entro mezzogiorno del 29 gennaio.

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Giornale di Brescia, 12 gennaio 2013
Poste, i tagli al Cmp rischiano di "contagiare" l'aeroporto
Possibili oltre 300 esuberi nel Bresciano. Ieri l'incontro tra i sindacati e il sindaco Paroli

BRESCIA Potrebbe innescarsi un vero e proprio "effetto domino": la chiusura del Centro di meccanizzazione postale di via Dalmazia (prevista dalla riorganizzazione di Poste Italiane)
Potrebbe affondare definitivamente l'aeroporto D'Annunzio di Montichiari.
L'allarme lo lancia il sindacato e lo raccolgono le istituzioni. Ieri a Palazzo Loggia l'incontro con il sindaco AdrianoParoli e l'assessore al lavoro Maurizio Margaroli, che si sono detti disponibili a farsi carico della questione e a difendere la città da "una scelta che sarebbe penalizzante". Interventi che seguono quelli delle scorse settimane a firma di Stefano Saglia (Pdl) e del vicesindaco Fabio Rolfi. Il doppio filo che lega Cmp e hub di Montichiari si tesse di notte, quando nello scalo atterrano i sette aerei postali che convergono al D'Annunzio per scambiare pacchi e corrispondenza, e ripartire poi per le consegne del mattino successivo in tutta Italia. Prodotti che transitano dal Centro di meccanizzazione bresciano, incaricato di smistarli non solo per recapitarli nella nostra provincia, ma anche nelle vicine Mantova e Bergamo. Se, come previsto da Poste Italiane, il centro verrà declassato a solo "punto di transito" (dove rimarrebbero 74 addetti), la
corrispondenza passerà da Verona e Milano e potrebbe atterrare non più sotto il cielo di Montichiari, ma sulla pista dell'aeroporto Catullo. Non rischiano il posto di lavoro, quindi,
"solo" i 244 esuberi del Cmp, ma, potenzialmente, anche gli addetti del D'Annunzio. "Se manteniamo la lavorazione a Brescia - spiega Francesco Doria, segretario provinciale Confsal - salvaguardiamo anche l'aeroporto ".Un messaggio recapitato insieme ai colleghi di Uilposte,
Ugl e Failp al sindaco della città. La riorganizzazione pensata da Poste Italiane prevede che i Cmp, a livello nazionale, scendano da 21 a 10. A Brescia la scure si abbatterebbe in maniera ancora più netta: oltre ai 244 del Cmp è infatti previsto il taglio di almeno un centinaio di portalettere, sui circa 800 che lavorano tra città e provincia. Più di 340 posti a rischio, insomma. "Ma un centinaio dice Doria - potrebbe essere ricollocato nei vari sportelli provinciali ".Un triste finale per un Centro di meccanizzazione rammodernato solo un paio d'anni fa, "all'avanguardia" dice il sindacato,capace di smistare oltre 800mila Pezzi al giorno grazie ad un'attività 24 ore su 24. "Chiederò un colloquio con i vertici di Poste Italiane - ha concluso Paroli -, la volontà è quella di tutelare i posti di lavoro e garantire un servizio postale di qualità alla città". g.z.

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Brescia Oggi - sabato 12 gennaio 2013 CRONACA, pagina 10
IL CASO. Il Cmp rischia la chiusura: il sindaco ha incontrato i sindacati e "chiama" l´azienda
Paroli in campo per salvare le poste
Tavolo di lavoro ieri in Loggia fra il sindaco Adriano Paroli, poste Italiane e i rappresentanti sindacali di Uil-poste, Ugl, Confsal e Failp (De Rose, Cumbo, Doria e D´Angelo, rispettivamente), I delegati si sono rivolti al Comune per evitare l´ipotesi, paventata dai vertici di poste Italiane, di chiudere il Centro Meccanizzato di via Dalmazia e dirigere la corrispondente sull´impianto di Verona. "La scelta - spiegano i rappresentanti sindacali - non solo sarebbe penalizzante per la città, ma si dimostrerebbe insensata anche per la gestione dei servizi e antieconomica per la stessa azienda. Si pensi che già oggi tutta la corrispondenza che giunge dal Sud-Italia atterra all´aeroporto di Montichiari per poi essere direzionata nei diversi Cmp del nord. Che senso avrebbe allora chiudere proprio quello di Brescia, che per altro serve una provincia molto articolata e vastissima? Il Cmp cittadino ha spazi maggiori rispetto a Verona e storicamente risulta tra i più organizzati e efficienti: stupisce quindi questa proposta avanzata da poste Italiane".
"SONO DUE gli elementi che destano preoccupazione - ha commentato da parte sua Paroli -: in primis i 244 addetti in esubero del Cmp cittadino, che uniti ai 100 ipotizzati per il recapito in tutta la provincia, difficilmente potrebbero essere ricollocati in provincia. Questa iniziativa, inoltre, potrebbe portare a un peggioramento di uno dei servizi essenziali alla città. Per questo chiederò un colloquio ai vertici di poste Italiane con il duplice obiettivo di tutelare i posti di lavoro e di garantire un servizio postale di qualità alla città".
In proposito i sindacati ricordano che "da tempo" chiedono "un serio piano di sviluppo incentrato sulla riapertura e il potenziamento degli uffici a doppio turno, degli uffici locali e Posta Impresa, che devono poter garantire un presidio e un servizio adeguato".
Anche l´assessore al lavoro, Maurizio Margaroli ritiene "indispensabile che questa realtà produttiva resti in città" e annuncia che all´incontro di ieri ne seguiranno altri: "L´impegno - spiega - è relazionarci costantemente con poste Italiane e le organizzazioni Sindacali, per far comprendere l´importanza del Cmp cittadino all´interno del piano industriale dell´ azienda poste Italiane".

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Giornale di Brescia, gennaio 2013
SERVIZI ED EFFICIENZA
La multa e la coda alla Posta
La presente per raccontarle, e per raccontare ai lettori del suo Giornale e spero anche ai diretti interessati la mia storia odierna di utente dell'ufficio postale centrale di piazza Vittoria a Brescia.
Nella giornata odierna (7gennaio)dopo aver inutilmente cercato di pagare on-line una multa pagabile solamente tramite bollettino postale, mi reco, mio malgrado, all'ufficio postale centrale di piazza Vittoria a Brescia poiché è il più vicino al mio luogo di lavoro e poiché essendo un'ora (13.40) che non considero di punta conto di cavarmela in poco tempo.
Effettivamente entrato nell'ufficio trovo in attesa solamente una decina di persone e premuto l'apposito pulsante la prospettiva di un'attesa breve mi viene confermata anche dal bigliettino
rilasciato dalla macchina che dice che sono solamente il decimo cliente (nello stesso ufficio mi è capitato anche di essere il quarantesimo). Dopo un'occhiata veloce al personale dietro
agli sportelli, cinque persone su nove sportelli disponibili, mi accomodo da bravo cittadino in attesa del mio turno confortato dal fatto che me la caverò sicuramente in cinque minuti.
Dopo qualche minuto però mi rendo conto che non giunge alle mie orecchie il rassicurante "bip" che scandisce lo scorrere dei clienti e l'avvicinarsi del mio turno, ed effettivamente il
tabellone elettronico riporta inesorabilmente lo stesso numero, A270, rimasto tale e quale dal mio ingresso nell'ufficio. "Poco male" mi dico "attenderò dieci minuti anziché cinque" dopotutto ho il vantaggio di non dover timbrare alcun cartellino, cinque minuti in più non cambiano le cose. Nel frattempo però i minuti passano e si son fatte le 14, venti minuti dal mio ingresso, tabellone elettronico A270. A questo punto, lo ammetto, un pochino spazientito
osservo i cinque impiegati che mi sembrano effettivamente piuttosto indaffarati, uno conta una mazzetta di banconote, l'altra sembra molto impegnata a verificare qualcosa sul monitor del PC, un'altra ancora sta scrivendo a mano su un pezzo di carta. Sono le 14.05 e il tabellone elettronico segna ancora A270,mi avvicino al primo sportello e chiedo gentilmente all'impiegato "mi scusi, ma c'è uno sportello aperto in questo ufficio?",
lui mi guarda da sopra gli occhiali e, altrettanto gentilmente mi risponde
"non so, io son qui da stamattina", torno al mio posto. Le persone che sono prima di me per la maggior parte stranieri sembrano rassegnate, a fianco a me siede una giovane coppietta che passa il tempo come meglio può, lui mi guarda e allarga le braccia. Sono le 14.15,mi rialzo e a questo punto gli impiegati sono diventati tre, mi dirigo verso una signora, lo ammetto, piuttosto stizzito, e le rivolgo la stessa domanda solo con un tono di voce un po'più alto"mi scusi,ma c'è uno sportello aperto in questo ufficio?", risposta "non lo so, io sto aprendo". Torno al mio posto, con le pive nel sacco, e attendo fiducioso che la signora apra
visto che gli altri stanno ancora con la testa bassa. Sono le 14.20 come per magia ritorna il Bip e rapidamente il contatore sale: A271 A272, A273, A274. Alle 14.25 (dopo "soli" 45 minuti) arriva il mio turno e, dopo aver risolto il problema con il "pos" bloccato, la signorina mi rilascia la ricevuta e la mia multa è pagata, evviva! Ora, io non giudico, spero solo che chi di dovere sappia dare una motivazione valida a tale situazione:non vale rispondere "è colpa dei tagli".
Spero inoltre che questa lettera serva a migliorare il servizio che Poste Italiane è tenuta a fornire ai cittadini: italiani e non.
Ignazio Marchetti
Brescia

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Interrogazione a risposta scritta 4-19311 presentata da RAFFAELE VOLPI ven. 21-12-2012, seduta n. 738

... VOLPI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:

il processo di razionalizzazione messo in atto dalla società Poste italiane prevede che i centri di meccanizzazione postale (CMP) siano ridotti entro il 2014 dagli attuali 21 a 10;

da notizie di stampa si apprende che il centro di Brescia, che smista anche la posta di Bergamo e Mantova, sarebbe tra le vittime di questi tagli, che porterebbero ad una riduzione dell'organico di tale centro, pari al 22 per cento;

gli esuberi di personale conseguenti a tale razionalizzazione ammonterebbero a 244 unità, ai quali andrebbe aggiunto il taglio di 120 postini tra città e provincia;

la scelta di Poste italiane appare poco razionale, anche alla luce del fatto che il vicino scalo di Montichiari consente ogni giorno lo scambio di un elevato numero di effetti postali, che ora sarebbero dirottati sul Centro di meccanizzazione postale di Milano Roserio e su quello di Verona, con evidenti ricadute negative in termini di disservizi per gli utenti del territorio bresciano;

va altresì ricordato che il Centro di meccanizzazione postale di Brescia assicura oggi elevati standard di qualità e quantità del servizio di smistamento postale, come dimostra il fatto che tale centro si ponga ai vertici della graduatoria diposte italiane -:

come il Ministro intenda intervenire, per evitare che le decisioni assunte da Poste italiane spa arrechino disagi agli abitanti dei territori attualmente serviti dal Centro di meccanizzazione postale di Brescia e al fine di garantire ai cittadini bresciani l'effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità nel rispetto dell'accordo per l'espletamento del servizio postale universale.

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GIORNALE DI BRESCIA - Mercoledì 9 GENNAIO 2013 - LA CITTà pag. 18

L’ok di «don» Luciano agli esodati
Dopo una mail del Vescovo Monari, venerdì ci sarà un incontro in Curia
La storia di Mara: per la pensione le mancherebbe un anno e mezzo di lavoro

Parliamo degli esodati e intercettiamo una e-mail carina. Dice: «Ok, don Luciano» ed è inviata a BeppeZani e soci, di cui noi stiamo parlando da alcuni giorni, sulla questione di questo exodus laicista e assurdo.
Sapete chi è don Luciano, no? E’ il nostro Vescovo Monari e questa formula di confidenza ha fatto un piacere enorme al gruppo di esodati che intorno a quell’ok si troveranno venerdi 11 gennaio alle 10 in un ufficio della Curia vescovile per discutere anche di tale questione del lavoro.
Mara Polato è tra i destinatari dell’e-mail di quel tal don Luciano. Appartiene alla razza degli esodati che spera di estinguersi in fretta. Appartiene a una parola che non avrebbe voluto adottare e indossare.
Un mattino ti alziconvinto di essere pensionato e la «fornarina» non raffaellesca, notturnamente, dunque la «fornerina» riduzione artistica di Elsa Fornero, ti ha ordinato nella squadra, senza numeri e senza tempo, degli esodati. Con lacrimuccia implicita. Mara Polato è di Lonato, sposata con una figlia farmacista a Parma, una di quelle donne gentili capaci di tirar su la famiglia, di stare al posto giusto nell’Ufficio Postale di competenza e di ricavare ore ricche di umanità nel volontariato. Come fanno queste donne a equilibrarsi su giorni lunghi apparentemente il doppio di ore consentite agli umani? Sono donne, madri, volontarie per vocazione. Sono persone rare a cui un giorno, lo Stato stampa il conio di una parola nuova e la timbra sulla schiena: esodato, da exodus, da chi è in viaggio, in un esodo indeterminato, non sapendo quanti sono in viaggio con te e soprattutto quando il viaggio terminerà.
E’ girato l’anno,consumati i brindisi, celebrata l’indignazione degli esodati. Tutti d’accordo, è un’infamia. Tutti o quasi tutti, impotenti. In fondo al tunnel, è la nuova dizione dei nostri giorni, in fondo al tunnel, una lucina. Ginocchioni dirigersi verso la lucina. Un tempo, d’accordo con Cochi e Renato, la frase ironicamete litaniata in canto era, «là in mezzo al mar ci sta i camin
che fumano»; oggi è invece, «c’è una lucina in fondo al tunnel». Bene, non perdiamola di vista.
Mara Polato resiste anche per amicizia di gruppo con altri esodati, per la serenità della sua famiglia, per la forza del solidarismo. Amica di Beppe Zani, capo storico ormai dell’esodismo - perdonateci la dizione, ma a questioni non senso corrispondono termini non senso - dell’esodismo non soltanto bresciano, padrone di 12 ore al blog ogni giorno, 760 mila contatti l’altro anno con la saggezza di suamoglie che gli ricorda che se l’avesse fatto come tempo di lavoro avrebbe imbastito una vertenza, dunque Mara Polato fa parte attivamente della «Rete Zani», 15 gruppi in Italia, Comitati da Napoli a Brescia, in
grado di entrare a «Porta a Porta» e di costruire un bel corteo virtuale e reale, sullo web e in contrada.
Lei era segretario generale aggiunto dei Postelegrafonici della Cisl, sempre in campo, adesso completamente con la Protezione Civile e in pista per la difesa dei Consumatori. Mai un momento libero. Se per Beppe Zani la «bici è il pensatoio» per Mara Polato il pensatoio è il mosaico del volontariato, del sindacato e della Protezione Civile. Quando dorme, cara Mara? Dovrebbe lavorare ancora un anno e mezzo. Chi ti assume? I problemi non mancano. I ricordi servono a consolare. Come i titoli
di campionessa di ginnastica artistica di sua figlia. Intanto aiuta non poco l’«ok don Luciano». Venerdì 11 gennaio alle 10, negli uffici della Curia si svolgerà l’incontro con don Benedini della Pastorale sociale del Lavoro. All’ordine del giorno anche l’esodo, da cui esodati. Da cui un’indignazione non stemperata. Legittimamente non stemperata. Ora le elezioni congelano.
Gli esodati debbono svernare e a primavera si spera una decente Pasqua parlamentare che sforni - non c’entra la Fornero, per carità - un decreto antiesodo. Urge, al di là di ogni ragionevole dubbio.
Tonino Zana

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GIORNALE DI BRESCIA - MARTEDì 8 GENNAIO 2013

L'esodato Beppe, futuro sospeso nel vuoto
La storia di Zani di Corte Franca, che ha concordato con l'azienda l'uscita sei mesi prima dell'età per il requisito. La legge lo permetteva, fino all'arrivo di Elsa Fornero

Beppe Zani è il leader degli esodati, una specie di Noè, navigatore nella tempesta del diluvio "forneriano". Faceva il postino a Paratico con una naturale e coltivata passione per la sua terra e la conseguente ricerca e pubblicazione di libri, a Cortefranca. Gli arriva la mazzata condita dal senza sugo di una delle più estreme cavolate pubbliche italiane - complimenti ai tecnici interessati - e si trova nel limbo tra contributi da pagare, impossibilità di ritornare in azienda, attesa senza tempo. Lui, per capirci, era di fronte al viceministro Polillo nel faccia a faccia televisivo, ormai pezzo da teleteca, in cui il burocrate gli suggeriva la possibilità di ricorrere contro l'azienda e farsi riassumere. Vivissimi complimenti. Tu, comune mortale, fai un accordo tra galantuomini, di qua e di là, lo Stato e l'azienda quali garanti, dopodiché, mentre tu dormi e sogni la ricerca storica, la voglia di tornare in bicicletta come capita a Beppe, ti svegli il mattino, accendi la tivù e ti trovi vivo e morto, nè in terra nè all'inferno, ma proprio in quella Te-ra di Mezzo, direbbe Tolkien, in cui accadono cose magicamente stucchevoli. Allora, a 55 anni, secondo la legge dello Stato, mica secondo le leggende metropolitane passate al bar dei bontemponi, Beppe Zani accetta di uscire con 39 anni e 6 mesi di contributi, 6 mesi prima dell'età per il requisito pensionistico. Pattuisce l'uscita con Poste Italiane e leggi dello Stato. Di notte, dicevamo, mentre sogna le colline, le viti, la bici e l'archivio di storia locale, zacchete, la maghetta Fornero, con quella bella erre arrotata, gli arrota il futuro e lo sospende nel vuoto pieno, nè di qua nè di là, senza soluzioni, senza tempo, senza numeri. Quanti saremo? La maghetta risponde: "Ma sarete una sessantina di migliaia, caro Beppe, dillo agli amici, presto vi toccherò con la mia bacchetta magica e tornerete a correre sulle vostre colline".
Quel duro, e, sulla questione, molto giusto sindacalista Landini ritocca pubblicamente il numero:"Saranno più di 300 mila gli esodati e si possono contare, basta incrociare i dati dell'Inps, del Ministero e delle aziende. Possibile, basta volerlo".
Adesso, aggiunge Beppe Zani, è comparsa una parola salvifica, adesso con gli esodati ci sono i salvaguardati, cioè gli esodati consegnati da Noè alla buona fortuna ancora durante la tempesta, prima di arrivare in porto. Ti arriva una lettera, spiega, dichiara che sei salvaguardato, una specie di lotteria.
In ogni caso, ci dicono gli esodati incontrati con Beppe Zani, alcune donne e alcuni uomini, noi saremmo stati tutti belli e sereni in pensione. La storia degli esodati ci indigna soprattutto per la ragione che stiamo passando da vittime a carnefici, pare che noi siamo responsabili della nostra stessa condizione. Ci mortifica profondamente passare per coloro che stanno quasi attendendo degli aiuti, che hanno approfittato di privilegi. C'era una legge, dopo averne discusso con noi stessi, con la famiglia, con il futuro, messi in fila conti e sentimenti, anni e nipoti, ore e crisi generale, abbiamo scelto secondo legge e ci troviamo, pressocchè, nella terra fuorilegge dove nessuno più ti assicura il diritto legalizzato, pattuito e infine violentemente violato. "Non si fa così a stare al mondo - dicono i nostri esodati -ognuno di noi ha una storia personale legata a tante altre storie personali. è una parte di comunità sfregiata e messa in sospensione. In questo modo si rompe il patto umano prima che sociale e si creano le premesse per un'intimità anarchica, una disubbidienza dell'anima. Esodati fuori e dentro. Cioè composti di nebbia, invisibili. Non va bene. "Chiediamo di essere quello che siamo e abbiamo stabilito di essere, seren-mente pensionati, con le ore del dovere e del tempo libero, nipoti, bici, impegno e disimpegno. Strapagati con cent'anni di contributi".
Tonino Zana

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Giornale di Brescia, 04 gennaio 2013

SAREZZO
Addio alla Posta di Ponte Zanano

SAREZZO "Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi mesi non siamo riusciti a evitare l'interruzione di un servizio". Il primo cittadino di Sarezzo, Massimo Ottelli, commenta con amarezza la chiusura definitiva dell'Ufficio postale di Ponte Zanano. La chiusura dell'ufficio è stata imputata alla "mancata garanzia delle condizioni di equilibrio economico. Poste Italiane - sottolinea
il sindaco - ha deciso di interrompere il servizio nell'ambito di un'operazione di razionalizzazione della rete postale e nel rispetto di quanto stabilito dal Ministero dello Sviluppo Economico nell'ottobre 2008. Fino all'ultimo abbiamo sperato, poi ci siamo dovuti arrendere". Sul territorio saretino rimangono attivi l'ufficio postale di Zanano in via Dante 21 (aperto dal lunedì al venerdì
dalle 8.15 alle 13.45 e il sabato dalle 8.15 alle 12.45) e quello di Sarezzo in via Verdi 2, con apertura dal lunedì al venerdì dalle 8.25 alle 13.35

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DISSERVIZI
Il mistero della lettera scomparsa
Il 15 ottobre scorso ho erroneamente imbucato una lettera contenente un certificato senza affrancarla. La missiva era diretta amia sorella, residente a Perugia e riportava chiaramente
l'indirizzo del mittente, comprensivo del regolamentare codice di avviamento postale. Dopo un paio di giorni,accortomi dell'errore, non avendo ricevuto risposte univoche alle mie diverse telefonate di chiarimento sulla fine di tale corrispondenza, ho scritto una lettera all'Ente Poste di via Gambara a Brescia nella quale chiedevo se ci fosse la possibilità di riavere a mio carico la lettera stessa. Ebbene, sono passati più di due mesi e non ho ricevuto alcun riscontro.
Francesco Pini
Brescia

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Brescia Oggi - venerdì 04 gennaio 2013 ECONOMIA, pagina 29
NUOVO INCARICO. Si occuperà di artigianato
Reboni saluta Brescia per la cisl Lombardia
Anno nuovo, incarico nuovo per Paolo Reboni. Concluso il suo mandato (durato complessivamente 12 anni, dopo l´esperienza alla guida del sindacato dei Postali) nella squadra di vertice della cisl di Brescia - prima come segretario, poi come segretario generale aggiunto - si appresta ad affrontare un´altra sfida a livello regionale: diventerà responsabile del Dipartimento industria e artigianato della cisl Lombardia, si occuperà in particolare delle piccole aziende e di bilateralità. Come già evidenziato dal leader territoriale, Enzo Torri, la segreteria dell´organizzazione di via Altipiano d´Asiago non sarà reintegrata fino al prossimo congresso (il 21-22 marzo) che sancirà anche l´aggregazione con la parte "bresciana" del comprensorio camuno-sebino. A fianco di Enzo Torri, quindi, in questo periodo rimarrà solo Giovanna Mantelli.
Nel corso dell´ultima riunione del 2012 del Consiglio generale, Paolo Reboni - 49 anni, iscritto alla cisl da 27 - ha sottolineato l´esperienza "coinvolgente, stimolata dal confronto con una realtà forte e complessa", vissuta a Brescia.

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Giornale di Brescia, 03 gennaio 2013

DISSERVIZI
La cassetta della Posta di Casazza

Io abito in via Casazza al n. 37 un palazzo dell'Aler, insieme ad altri inquilini. Sotto questo palazzo c'è una cassetta delle lettere che ormai da diversi mesi, porta la dicitura "fuori servizio", costringendo gli abitanti di questa zona a fare un bel po' di stradaper trovarne un'altra disponibile. Mi chiedo come mai le Poste di Brescia abbiano deciso di eliminarla
quando sarebbe sufficiente mandare un operaio delle Poste a sostituirla visto che anche in passato, ogni tanto, era "fuori servizio".
Sandro Campi