LA STAMPA DI APRILE 2012

Giornale di Brescia, 28 aprile 2012

CHIUSI PER FERIE

Primo Maggio, anche le Poste fanno il ponte

Anche le Poste fanno il ponte del Primo maggio. Diciotto uffici della provincia rimarranno chiusi il 30 aprile, mentre altri 14, alcuni dei quali anche in città, rimarranno aperti solo il mattino.
Serrande abbassate, dunque, a Botticino Mattina, Ponte San Marco, Calcinatello, Calvagese della Riviera, Bornato, Calino, San Martino della Battaglia, Molinetto, Mazzano, Coniolo, San Pancrazio Bresciano, Virle Tre Ponti, oltre ai i 6 uffici Postaimpresa. In città, resteranno chiuse nel pomeriggio le succursali di Brescia Centro (Piazza Vittoria) e quelle di via Foscolo e via Cipro. Allo stesso modo, apriranno part-time gli uffici di Chiari, Ghedi, Montichiari , Palazzolo, Rezzato, Breno, Darfo, Gardone Val Trompia, Gussago, Lumezzane, Pisogne.
Per la Slp Cisl si tratta di "una decisione aziendale che, pur favorendo il ponte a diversi lavoratori di Poste, evidenzia la carenza negli organici degli sportellisti più volte denunciata dal nostro sindacato lasciando molti comuni e realtà prive dei servizi postali per l'intera giornata del 30 aprile, peraltro giorno di fine mese". Nel comunicato firmato dal segretario Giovanni Punzi si denuncia come vengano chiusi "con semplicità, indifferenza, superficialità uffici postali che erogano servizi". I postali della Cisl aggiungono che "nessuna interruzione del servizio è stata annunciata nelle attività di recapito della corrispondenza nella giornata del 30 aprile, anche se l'Azienda pur di raggiungere l'obiettivo delle ferie ha autorizzato l'assenza di personale che si tradurrà nel mancato recapito della corrispondenza in diverse località della provincia di Brescia".

Giornale di Brescia, 28 aprile 2012

Poste, per il 1°maggio aperture a singhiozzo

BRESCIA Quello del primo maggio è un ponte che più tradizionale non si può. Tra chi ha deciso di prendersi una parentesi di riposo anche il servizio di Poste Italiane che subirà qualche modifica. Per evitare quindi di presentarsi allo sportello inutilmente vediamo i dettagli.
Lunedì saranno chiusi per l'intera giornata 12 uffici postali: Botticino Mattina, Ponte San Marco, Calcinatello, Calvagese della Riviera, Bornato, Calino, San Martino della Battaglia, Molinetto, Mazzano, Coniolo, San Pancrazio, Virle. Mentre 14 uffici postali chiuderanno solo per il pomeriggio: Brescia Centro, Brescia succursali 4 e 10, Chiari, Ghedi, Montichiari, Palazzolo, Rezzato, Breno, Darfo, Gardone Valtrompia, Gussago, Lumezzane e Pisogne. Non è invece prevista nessuna interruzione per il recapito della corrispondenza

Brescia Oggi - venerdì 27 aprile 2012 PROVINCIA, pagina 27

L´INIZIATIVA. Le peripezie degli ex postini raccontate in un blog che ha già sfondato la quota dei 300mila contatti

Gli esodati di Corte Franca sbarcano in rete

"Siamo almeno cinquemila dipendenti postali colpiti, vittime del decreto Monti-Fornero del 6 dicembre. Siamo persone in carne e ossa, cittadini italiani, lavoratori che si sentono trattati come scorie. Ma adesso abbiamo uno strumento in più per far sentire la nostra voce. Usiamolo con intelligenza". Così, Beppe Zani, ex postino ed esodato di Corte Franca, presenta virtualmente la sua ultima idea, il nuovo strumento di comunicazione che ha messo a punto per diffondere il più possibile una questione che da qualche settimana sta occupando le pagine dei giornali e gli spazi dei Tg nazionali. Quale strumento? Il più moderno e interattivo che ci sia: un blog. Un luogo-non luogo accessibile ovunque da chiunque, un portale che fa da contenitore per informazioni e notizie, ma che serva anche da cassa di risonanza per storie e vicende private, da condividere con chi sta vivendo questa strana e frustrante "vacanza" nella terra di nessuna. Postaliesodati2011.blogspot.it è l´indirizzo al quale rivolgersi. Il portale, che sta in piedi dal 6 dicembre, ha già sfondato il tetto dei 300mila contatti. Un numero che fotografa il crescente interesse verso l´argomento.
SULLE PAGINE DEL BLOG vengono postati interventi sull´argomento da parte di leader politici o sindacali, ma, soprattutto, si segue con attenzione la vicenda dal punto di vista istituzionale, linkando bozze, proposte e interpellanze presentate alla Camera o al Senato. Ovviamente, non manca la rassegna stampa nazionale e locale, con stralci di articoli. Aspettando una soluzione, gli esodati hanno trovato una "casa". F.SCO.

Giornale di Brescia, 24 aprile 2012

VIA GAMBARA

Manomesso il Postamat Indagini della Polfer

Postamat nel mirino dei malviventi. Dopo le due esplosioni agli sportelli degli uffici postali di San Bartolomeo e Badia, stavolta ad esser stato danneggiato, seppur in maniera meno devastante, è stato il Postamat di via Gambara, vicino alla stazione ferroviaria. I ladri hanno cercato di forzarlo per impossessarsi delle banconote. Su schermo e tastiera è stata trovata anche della colla che fa pensare all'installazione di uno skimmer. Sull'episodio, avvenuto nel fine settimana, stanno indagando gli agenti della Polfer che presto acquisiranno anche i filmati registrati dalle telecamere dell'ufficio postale.

Giornale di Brescia, 21 aprile 2012

Poste, nuovo blocco Stavolta finisce ko il sistema mobile

Il sistema di attivazione delle "sim" telefoniche in tilt proprio nel giorno scelto per il "sim day", la giornata dedicata alla telefonia mobile di Poste Italiane. Non poteva scegliere momento peggiore per fare i capricci il sistema informatico postale, quello che regolamenta i contratti dei telefoni cellulari.
Quella di ieri, venerdì 20 aprile, era stata infatti designata dai vertici del Gruppo come la mattinata perfetta da dedicare alla promozione dei nuovi servizi e dei piani tariffari di Poste Mobile, visto che cadeva in concomitanza con la visita lombarda dell'amministratore delegato Massimo Sarmi alla Bocconi, dove era in programma un meeting sullo sviluppo di Poste.
Arrivato pochi giorni dopo il grave black out della nuova piattaforma tecnologica, che mette in rete tutti gli uffici d'Italia, il blocco del sistema dedicato alle sim ha fatto tornare sul piede di guerra i sindacati. "Ancora una volta alle parole non corrispondono i fatti - racconta il segretario regionale Slp Cisl Giuseppe Marinaccio - quindi a fronte delle lodi all'innovazione informatica degli uffici, abbiamo avuto in tutta la Lombardia l'ennesimo passo falso del sistema dei computer, il "Dealer Portal", che quasi ovunque è risultato inaccessibile. Così impiegati e direttori, precedentemente stimolati a ottenere il maggior numero possibile di nuovi contratti, si sono trovati a dover mandare a casa i clienti. Per capire qual è la reale situazione della piattaforma tecnologica - continua Marinaccio - il nostro segretario generale Mario Petitto ha chiesto nei giorni scorsi addirittura l'intervento della Magistratura".
La situazione delle poste, tra disservizi e tagli, ha portato Cisl, Uil, Confsal e Ugil alla convocazione di una nuova giornata di sciopero, in programma proprio oggi, con una manifestazione a Milano che culminerà con una sfilata al via alle 10 da Porta Venezia.
"Protestiamo perché in Lombardia sono a rischio chiusura (totale o parziale) 100 uffici, che significherebbero la perdita di 1000 posti di lavoro - spiega il segretario della Cisl di Brescia Giovanni Punzi - quando nel Bresciano negli ultimi tre anni ne abbiamo già persi cento. Tutto questo mentre nel 2011 l'azienda ha avuto un utile di bilancio di 800 milioni di euro".

Brescia Oggi - sabato 21 aprile 2012 PROVINCIA, pagina 27

BORGO SAN GIACOMO. Mozione bi-partisan per riottenere il servizio sospeso da pochi giorni

"Riaprite le poste a Farfengo" Anche il Comune alza la voce

L´azienda rifiuta la sede gratuita ma l´ex sindaco Lama è critico: "L´esecutivo doveva fare di più per evitare la chiusura dell´ufficio"

Riccardo Caffi

Il black-out della rete informatica che ha paralizzato due terzi degli uffici postali della provincia ha fatto da detonare a Borgo San Giacomo alla protesta per la chiusura dello sportello di Farfengo, "cancellato" dal primo aprile.
SI TRATTAVA DI UN TERMINALE strategico in quanto copriva un bacino di utenza ben più consistente dei 600 residenti della frazione, captando gli abitanti di Coniolo, Motella e San Paolo. La mobilitazione istituzionale per spingere poste Italiane a rivedere la decisione è scattata con un certo ritardo considerato che solo nei giorni scorsi è approdata in Consiglio comunale - peraltro su iniziativa delle minoranze -, una mozione a sostegno della riapertura dell´ufficio di Farfengo. Il dibattito ha riscaldato l´aula ma alla fine è stato votato all´unanimità un documento che esprime la contrarietà del Comune ad "un´operazione che penalizza la popolazione". L´annuncio della chiusura era stato considerato dalla Giunta come una conseguenza ineluttabile alla luce sul presunto sottoutilizzo dell´ufficio emerso dai dati di operativi forniti da poste Italiane. Ma a Farfengo e dintorni la pensano diversamente e il malcontento e l´esasperazione dei cittadini ha trovato sponda nelle forze di minoranza della Lista civica.
"Sono 21 anni che poste Italiane tornava periodicamente alla carica per chiudere l´ufficio - ha ricordato l´ex sindaco Giuseppe Lama lanciando una velata critica all´atteggiamento passivo dell´esecutivo in carica -, ma Comune e cittadini si sono sempre opposti ed hanno sempre difeso il servizio".
NEL ´91, CON LA SOPPRESSIONE dell´ufficio postale della frazione Padernello, dove non erano rimasti neppure cento abitanti, l´Amministrazione civica aveva ottenuto di spostare lo sportello a Farfengo, nei locali dell´ex scuola elementare. "Due anni fa la sede era rimasto chiusa a causa di un furto che aveva danneggiato i serramenti ma la petizione firmata dai residenti ha ottenuto la riapertura" ha aggiunge in aula Lama. Lo sportello funzionava tre giorni alla settimana, ma spesso era utilizzato anche dagli abitanti di Borgo San Giacomo che potevano così evitare le code all´ufficio del capoluogo.
"Ci siamo detti disponibili ad azzerare il canone d´affitto" ha spiegato il sindaco Giovanni Sora ma l´unica concessione delle poste Italiane sarebbe quella di potenziare l´organico del capoluogo trasferendovi l´impiegato di Farfengo.
"In tal modo le poste non avrebbero alcun risparmio di spesa - ribattono dalla frazione -. Tanto varrebbe lasciare l´impiegato a Farfengo, dove il comune è disposto a concedere il locale in uso gratuito".
Alla fine la minoranza ha convinto il Consiglio comunale a non lasciar nulla di intentato per difendere l´ufficio postale ed il documento predisposto dall´ex sindaco Agostino Garda per ribadire la contrarietà alla chiusura è stato votato da tutti i consiglieri.

Brescia Oggi - mercoledì 18 aprile 2012 CRONACA, pagina 10

Rolfi: "Preoccupazione per esplosioni alle poste"

L´assessore alla Sicurezza del Comune di Brescia, il vicesindaco Fabio Rolfi, ha espresso viva preoccupazione in seguito all´esplosione che ha coinvolto ieri l´ufficio postale del villaggio Badia, a poche settimane dal medesimo atto criminale che aveva interessato le poste di via Scuole.
"C´È FORTE preoccupazione perché non si tratta di un episodio isolato, ma della seconda esplosione dopo la tentata rapina a San Bartolomeo - ha dichiarato Rolfi -. Le dinamiche dei due episodi, che si sono entrambi conclusi senza che i banditi siano riusciti a prendere la refurtiva, lasciano trasparire come i ladri in questione agiscano in maniera maldestra, il che può rappresentare un pericolo maggiore e le esplosioni portare a danni anche nei confronti dei residenti, visto che gli uffici postali sono collocati in edifici che sorgono in centri abitati".
L´ASSESSORE leghista alla Sicurezza ha poi ricordato di avere giù provveduto ad interessare della questione il comitato che si riunisce periodicamente in Prefettura: "Mi sono fatto portavoce delle preoccupazioni dei cittadini bresciani in sede di Comitato per l´ordine pubblico - conclude con una rassicurazione Fabio Rolfi - e ho riscontrato da parte dei rappresentanti delle Forze dell´ordine la massima attenzione sul tema e la garanzia di azioni e pattugliamenti preventivi".

Giornale di Brescia, 17 aprile 2012

In attesa

L'ennesima giornata nera per i bresciani agli sportelli delle Poste: anche ieri la piattaforma che mette in rete gli uffici di tutta Italia ha deciso di lasciare tutti in attesa, operatori delle stesse Poste e utenti. Tra sbuffi e rassegnazione

BRESCIA&PROVINCIA

Software in tilt, paralisi agli sportelli

A giugno piazza Vittoria fu uno degli uffici rimasti attivi

Un nuovo black out del "sistema operativo informatico", il terzo negli ultimi due mesi, ha messo in ginocchio anche ieri i 288 uffici postali della nostra provincia.
I computer tutti in tilt, spenti o in funzione solo a singhiozzo, hanno reso impossibile per gran parte della giornata qualsiasi operazione. Niente pensioni quindi, visto che era il giorno di riscossione per gli statali Inpdap, ma sportelli inaccessibili anche per chi doveva effettuare versamenti o pagamenti, ritirare denaro e spedire raccomandate. Tra Brescia centro, Mompiano, S. Eufemia e S. Polo, ma anche Desenzano, Montichiari, Rovato, Darfo Boario, Palazzolo, Chiari e Iseo, è andata in scena un'altra giornata di passione, sia per gli impiegati agli sportelli, sia per i clienti bisognosi dei servizi.
Che sarebbe stato un lunedì nero lo si è capito già alle 8.30, a pochi minuti dall'apertura al pubblico, quando dopo alcuni tentativi inutili di accedere "alla linea", gli impiegati di turno alle migliaia di sportelli bresciani hanno alzato quasi contemporaneamente bandiera bianca. "Cosa possiamo fare - si sono sentiti rispondere gli utenti in attesa del servizio - se non c'è l'accesso alla linea non possiamo svolgere nessuna operazione. Il problema riguarda la moderna piattaforma che mette in rete i terminali, e deve essere risolto a Roma".
Tra i molti delusi che necessitavano di ritirare le pensioni o incassare vaglia e bonifici, ci sono stati anche gesti di stizza e insofferenza, ma in quasi tutti i casi ha prevalso la rassegnazione, visto che non è difficile quando ci si trova di fronte a un operatore sconsolato almeno tanto quanto il cliente, rendersi conto che prendersela con lui è inutile".
Dopo sette ore, attorno alle 15.30, così come era sparita la "linea" è tornata, giusto premio per i più caparbi e per quanti costretti a espletare il loro compito "postale" entro la giornata, obbligati da scadenze improrogabili.
La causa del grave disguido sarebbe un non meglio precisato "problema tecnico alla nuova piattaforma informatica", che ha il compito di mettere in rete tutti gli uffici nazionali, facilitando il lavoro.
"Il problema, che ha innescato disagi di grande impatto sulle attività bresciane - racconta il segretario cittadino Slp-Cisl Giovanni Punzi - non è da vedere come un fatto casuale, ma piuttosto come conseguenza delle disavventure capitate in febbraio e marzo e di una sistematica lentezza che aveva già danneggiato le operazioni nei giorni scorsi".
"Fermo restando che lo sciopero di oggi è confermato anche per il personale postale - conclude il segretario Slc-Cgil Alberto Sinico - abbiamo chiesto all'azienda di pagare le ore straordinarie a chi le ha fatte, visto che i dipendenti sono stati tutti precettati e nessuno ha potuto lasciare l'ufficio prima di aver portato a termine la sua chiusura contabile".

Poste: black out generale e assalto alla Badia

BRESCIA Un nuovo black out del "sistema operativo informatico", il terzo negli ultimi due mesi, ha messo in ginocchio anche ieri i 288 uffici postali della provincia. I computer tutti in tilt dalle 8.30 hanno reso impossibile qualsiasi operazione fino alle 15.30, quando la linea è tornata. Danneggiato invece alla Badia, per fortuna senza feriti, l'ufficio postale con il Postamat. apagina8 e 9

QUARTO CASO
Il primo "black-out" del nuovo sistema informatico risale al 2 giugno 2011,...

NEL BRESCIANO 288 UFFICI
Poste Italiane ha provveduto a diffondere nel pomeriggio una nota in cui informava che "il sistema era tornato operativo nella tarda mattinata". Di fatto, però, agli sportelli dei 288 uffici bresciani fino al primo pomeriggio, come ribadiscono i sindacati, le operazioni erano ancora ko.


Tre volte "black-out" in pochi mesi

I problemi della nuova piattaforma tecnologica, deputata al corretto funzionamento informatico di tutti gli uffici postali d'Italia, non sono purtroppo una novità.
Tanto che, negli ultimi dieci mesi, hanno causato più di un black-out ai computer postali.
Il primo disguido, quello che mise a dura prova sia i nervi di tecnici e responsabili di Poste Italiane, sia quelli dei clienti, è andato in scena il 2 giugno dell'anno scorso ed è durato la bellezza di dieci giorni consecutivi. Era il momento della prima messa in rete degli uffici più modernizzati, quelli che già avevano escluso dalle loro funzioni i lavori in "manuale". Per certi versi allora l'esistenza di una serie di uffici meno tecnologici, tra cui quello di piazza Vittoria, consentì all'utenza di espletare almeno le pratiche più urgenti ed importanti.
Dopo qualche mese di relativa tranquillità, la "ricaduta": il sistema ha ricominciato a traballare nell'anno in corso, accusando un primo tilt informatico in febbraio e un secondo nei primi giorni di marzo. Quello di ieri è quindi il terzo in poche settimane, e preoccupa particolarmente perché è arrivato al termine di un periodo in cui il funzionamento ha mostrato ancora lacune e carenze. Tra computer lenti a svolgere il loro compito, linee ballerine e operazioni da riavviare di continuo.
La speranza per recuperare l'efficienza, a questo punto, è nelle mani dei tecnici, "padri" della piattaforma informatica.

IL "CASO" SAN BARTOLOMEO

A Carnevale l'assalto "fotocopia" In via Scuole sportelli ancora ko

Un botto simile aveva scosso la tranquilla notte del quartiere San Bartolomeo, a metà febbraio. Oltre ai coriandoli del carnevale, sul marciapiede di via Scuole, c'erano centinaia di miglia di frammenti di cristallo provenienti dalla vetrata dell'ufficio postale andato in frantumi. Anche allora i malviventi avevano utilizzato il gas e anche allora non erano riusciti a portarsi via il denaro. Simile pure l'orario registrato il 21 febbraio: le 3.40.
Quasi come ieri mattina, in un altro quartiere dalla parte opposta della città. L'esplosione allora aveva provocato danni alla struttura dell'edificio che ospitava le Poste, tra vetrate sbriciolate e infissi saltati. E da allora l'ufficio postale è chiuso, con tutti i disagi del caso per i residenti. Una vicenda tornata alla ribalta solo pochi giorni fa, quando il vice sindaco Rolfi ha ribadito l'impegno dell'Amministrazione, pur non direttamente competente, a far riaprire quanto prima gli sportelli di via Scuole.

"Col black-out niente carta di soggiorno e volo addio"

"Ho un volo domani, se non riesco a prenderlo perdo i soldi del biglietto e mi salta il viaggio al mio Paese".
Non sempre dietro all'arrabbiatura degli utenti "respinti" dagli sportelli postali ci sono piccoli disguidi che potrebbero facilmente essere sopportati con un po' più di self control. Qualche volta non riuscire a effettuare un pagamento per tempo o spedire una raccomandata può causare disagi ben più gravi, sia dal punto di vista economico che da quello emotivo.
È quanto stava per succedere ieri al signor Naim, un operaio kosovaro residente nel nostro Paese, che poco prima delle 14 si aggirava nelle vicinanze dell'ufficio di via Lattanzio Gambara con fare vistosamente nervoso. Quando lo abbiamo avvicinato ci ha spiegato subito il motivo delle sue preoccupazioni. "Questo è il mio biglietto aereo - ha detto mostrandocelo e sventolandolo - quello che domani pomeriggio (oggi per chi legge) mi dovrebbe portare a Pristina, la mia città, la capitale del mio Paese. Sapete cosa succede se non riprendono a funzionare le Poste? Che non potrò pagare l'aggiornamento della mia carta di soggiorno e di conseguenza non potrò uscire dall'Italia, perché senza la carta non mi sarebbe più consentito di rientrare, e a quel punto non solo perderò la possibilità di trascorrere una settimana con la mia gente, ma avrò gettato alle ortiche i 160 euro del biglietto".
A pochi passi da lui il signor Salvatore, con una lettera in mano. "È una raccomandata - ci racconta - devo spedirla entro oggi per non incappare in sanzioni o addirittura vederne vanificato l'effetto". Non ci spiega di cosa si tratta, e forse non è nemmeno importante che lo faccia. Quello che conta, piuttosto, è che a metà pomeriggio il sistema informatico abbia smesso di fare le bizze, consentendo allo stesso Salvatore di assolvere al suo compito e al signor Naim di volare in Kosovo. Con un po' di stress in più da smaltire.

Botto nella notte alla Badia Fatto saltare il Postamat

Tre sagome scure che si muovono in via Prima, avvolte dal buio della notte. Per due volte tre uomini si vedono camminare sul marciapiede. La seconda con dei borsoni in mano. Poi il botto, che danneggia non solo l'ufficio postale e il suo Postamat, ma pure il vicino negozio, di una parrucchiera. E scuote la tranquillità di chi vive nell'edificio preso di mira e pure in quelli tutto intorno.
Alle immagini riprese da una telecamera di videosorveglianza di un privato è affidata la ricostruzione di quanto accaduto ieri mattina poco prima delle 4 nel quartiere ad Ovest della città. E pure la possibilità di arrivare ad identificare - da parte dei Carabinieri che stanno conducendo le indagini - i tre malviventi entrati in azione dotati di bombole di gas e altri attrezzi, che hanno fatto saltare il distributore di banconote, allontanatisi poi - come qualcuno ha sentito - anche su uno scooter. Ma che soprattutto sono rimasti a mani vuote. Sì perché le banconote contenute nel Postamat, con l'esplosione della miscela gassosa, sono andate distrutte.
Sarebbero state comunque inutilizzabili, perché nel momento di ogni manomissione dei distributori automatici, scatta automaticamente un sistema di protezione che macchia le banconote di uno speciale inchiostro di riconoscimento, impossibile da eliminare.
Subito dopo il botto, lungo la strada principale della Badia, sono arrivati i vigili del fuoco, che non solo hanno spento le fiamme, ma hanno effettuato tutte le verifiche del caso sulla stabilità dell'edificio. Un uomo, che abita proprio nell'appartamento sopra le Poste, ha trascorso il resto della notte fuori casa, in attesa di avere certezze sulla stabilità dei muri della sua abitazione. L'esplosione non solo ha danneggiato le vetrate dell'ufficio postale - ristrutturato solo lo scorso dicembre - e l'interno, ma anche il negozio della parrucchiera di fianco. Oltre ad aver spostato la parete, e ad aver sporcato di fuliggine nera parte del soffitto, dai muri sono caduti a terra i quadretti di vetro con le fotografie delle acconciature, e pure una scaffalatura. Al vaglio eventuali danni alle apparecchiature usate nel salone. Sul posto anche gli addetti alla vigilanza, e poi poco dopo la responsabile dell'ufficio postale e i carabinieri. Non solo gli uomini della Stazione di San Faustino, che ha competenza territoriale sul quartiere, ma pure i colleghi della Sis, la Sezione investigazioni scientifiche, che ha raccolto alcuni reperti e tamponi per riuscire a capire che sostanze gassose possono aver utilizzato i malviventi. Non è stata usata quindi polvere pirica, come per altri due recenti episodi di bancomat fatti esplodere: uno a Borgosatollo e uno a Serle. Anche in quei due casi i ladri se ne erano andati senza alcun bottino.
Daniela Zorat

Brescia Oggi - martedì 17 aprile 2012 PRIMAPAGINA, pagina 1

La giornata nera delle poste

DAVVERO UNA GIORNATA NO per le poste. Ieri anche la provincia di Brescia si è dovuta piegare al blocco informatico che ha mandato in tilt gli uffici postali di tutta Italia. Il nuovo blackout del sistema operativo, il terzo negli ultimi due mesi, ha messo in ginocchio oltre due terzi dei 288 uffici del Bresciano. E come se non bastasse nella notte alcuni banditi che volevano prendere il denaro del postamat, hanno distrutto quasi completamente con un´esplosione l´ufficio postale della Badia, utilizzando acetilene.8

 

Brescia Oggi - martedì 17 aprile 2012 CRONACA, pagina 8

FINO ALLE 15.30. Le lunghe, inutili attese degli utenti che dovevano spedire una raccomandata o ritirare la pensione

Poste, caos agli sportelli In tilt il sistema informatico

Angela Dessì

Il nuovo black out, il terzo negli ultimi sessanta giorni, ha messo in ginocchio oltre due terzi dei 288 uffici postali di città e provincia

Chi doveva spedire una raccomandata o ritirare la pensione è stato informato del "blocco" ...

Anche la provincia di Brescia si è dovuta piegare al blocco informatico che ieri ha mandato in tilt gli uffici postali di tutta Italia. Con non pochi disagi per coloro che dovevano pagare una bolletta, inviare una raccomandata o ritirare la pensione, e che dopo aver pazientemente atteso in coda per decine e decine di minuti si sono visti rimbalzare da una sede all´altra senza possibilità d´appello, mentre le voci di una imminente ripresa del sistema operativo si susseguivano senza sosta.
INVECE NON C´È stato nulla da fare, in città come in un terzo dei Comuni della provincia. Il nuovo black out del sistema operativo, il terzo negli ultimi due mesi, ha messo in ginocchio oltre due terzi dei 288 uffici postali del Bresciano. I computer in tilt, spenti o in funzione solo a singhiozzo dalle 8.30 (solo attorno alle 15.30 la linea è tornata), hanno reso impossibile per gran parte della giornata qualsiasi operazione: niente pensioni nel giorno di riscossione per gli statali Inpdap, ma sportelli inaccessibili anche per chi doveva fare versamenti, ritirare soldi, effettuare pagamenti e spedire raccomandate. Tra Brescia centro, Mompiano, Sant´Eufemia e San Polo. In provincia epicentro dei disagi Desenzano, Manerbio, Montichiari, Rovato, Darfo Boario, Palazzolo, Chiari e Iseo. Un´altra giornata di passione, sia per gli impiegati agli sportelli, sia per i clienti bisognosi dei servizi.
A Brescia, alle 14.30, entrando nella sede postale di piazza Vittoria come in quella di via don Vender - tra le poche aperte anche nel pomeriggio - si era accolti da un laconico "È meglio che torni domani, il sistema ancora non risponde". E dire che in mattinata un timido segnale di ripresa sembrava esserci stato: all´ufficio postale di via Canipari intorno alle 12.30 per qualche istante il sistema ha funzionato, e i più fortunati sono riusciti a portare a casa il risultato.
Come Antonio Buttita, che dopo aver atteso quasi un´ora davanti ai computer inermi, è riuscito a ritirare la pensione della madre, ma non senza l´evidente disagio di una mezza mattinata persa. "Del resto, quando di viene in posta lo si sa che si perde un sacco di tempo - commenta Buttita -. Da quando poi le poste hanno deciso di mettersi a fare di tutto di più, la situazione è decisamente degenerata".
LO SPIRAGLIO DI LUCE, tuttavia, è durato poco: pochi minuti e il sistema era di nuovo fuori uso, così che alla signora Mariastella Rivetti - che abita proprio sopra le poste di via Canipari - non è restato che girare i tacchi e tornarsene a casa, posticipando il deposito al giorno successivo. Le polemiche non sono mancate, soprattutto tra coloro che avevano una certa urgenza. La signora Simona P. - in coda all´ufficio postale di via Fura - si dice piuttosto infastidita "perché la bolletta scade oggi, e mi scoccerebbe pagarci la mora", mentre Francesca Bontempi non nasconde l´irritazione per aver fatto avanti e indietro ben quattro volte dalle poste di via Don Vender per pagare un´utenza che scadeva domenica. "Domani c´è sciopero e come minimo non ci sarà nessuno - commenta -. Ho perso un sacco di tempo e mi toccherà tornare di nuovo".
Ancora più arrabbiata Anna Trevisi, che doveva spedire una raccomandata urgente ed è arrivata in via don Vender dopo essere partita da Ospitaletto e aver girato molteplici uffici: "Questa è l´Italia - commenta scocciata -. Qui le cose non funzionano mai come dovrebbero, con la sola eccezione di Equitalia: quando si tratta di riscuotere sono sempre puntualissimi, figurarsi se gli s´impalla il sistema operativo".
INFASTIDITO E preoccupato anche Gabriele Barbati, che all´ufficio postale di piazza Vittoria doveva pagare un bollettino per il rinnovo della patente. "Ho la visita per il rinnovo questa sera e non so come farò, visto che ci arriverò senza aver pagato - spiega -. Ho chiesto se almeno mi facevano una dichiarazione scritta nella quale dichiaravano che il mancato pagamento non dipendeva da me, ma da un blocco del sistema, ma gli impiegati mi hanno detto di no". Non è andata meglio a Luca Alessandri, che doveva spedire un documento all´Inps e che pure si è visto costretto ad andarsene, senza nemmeno la certezza - a causa dello sciopero di oggi - di poterlo inviare in tempo.
Gli unici che non hanno avuto problemi sono stati coloro che sono andati in posta semplicemente per ritirare del contante con la tessera Banco Posta: a patto che non dovessero prelevare una cifra consistente "perché - spiega Vittorio Arduino - più di 50 euro non mi hanno voluto dare". Caos anche alle poste della Stazione, dove entrando si viene subito apostrofati con un "torni domani, oggi è tutto fuori uso", con buona pace di chi è uscito dall´ufficio apposta per pagare alcune utenze.
"MI HANNO DETTO che la linea tornerà forse nel pomeriggio, ma io lavoro part time e quindi tutto scala a domani", commenta Lara Panada, mentre Maria parla di un "ennesimo grande disagio" per chi ha delle pratiche da presentare, perché "non sempre farlo il giorno successivo è possibile". L´unico ad avercela fatta è Paolo Barattieri, che alla posta di via don Vender si è recato solo per prendere un francobollo. "Ho pagato in contanti - spiega sorridendo -. Non potevano certo rimbalzare anche me".COPYRIGHT

 

Brescia Oggi - martedì 17 aprile 2012 CRONACA, pagina 8

IN VIA PRIMA. I malviventi sono entrati in azione poco prima delle quattro, nella notte tra domenica e lunedì. Il boato è stato enorme e avvertito in tutta la zona

E alla Badia il colpo al Postamat ha sventrato l´ufficio

Mario Pari

Secondo i primi rilievi dei vigili del fuoco, per l´esplosione sarebbe stato usato dell´acetilene

I carabinieri impegnati nel sopralluogo nel retro dell´ufficio postale| I resti dello ...

Come una bomba. Un boato, danni per centinaia di migliaia di euro a un ufficio postale rimesso a nuovo nei mesi scorsi. Tutto per un bottino che non c´è. La banda del Postamat è entrata nuovamente in azione a suon di acetilene. Ne ha fatto le spese l´ufficio postale della Badia. Erano circa le 3.45, dell´altra notte quando il boato è stato avvertito in tutta la zona. Nel primo pomeriggio di ieri si sentiva ancora l´odore acre di plastica bruciata.
"Ho sentito un gran botto - racconta Egidio Bordiga, il cui appartamento si trova proprio sopra l´ufficio postale - e nei primi istanti ho pensato che potesse essersi trattato del condizionatore. Poi mi sono affacciato e ho visto il principio d´incendio, le fiamme. Ho chiamato il 115 e poco dopo sono arrivati i vigili del fuoco, i carabinieri". Egidio Bordiga non ha alcun problema ad ammettere d´aver provato una grande paura. "In realtà - confida - non mi è ancora passata, sto ancora tremando. Non mi era mai successo niente del genere in vita mia. Quel botto mi rimarrà impresso per sempre".
LO SPORTELLO automatico era collocato sulla sinistra rispetto all´ingresso dell´ufficio postale. L´esplosione ha devastato il retro dell´ufficio postale, il locale in cui, appunto, era stato sistemato il Postamat.
Si tratta, secondo i primi accertamenti dei vigili del fuoco, di acetilene, non ci sarebbero tracce d´esplosivo.
La quantità utilizzata è stata certamente molto alta. In merito, basti pensare che la serranda situata nel medesimo locale del Postamat, ma dalla parte opposta, è stata spostata di circa 80 centimetri verso l´esterno dall´onda d´urto.
Il lavoro di messa in sicurezza dell´ufficio postale è quindi stato tutt´altro che semplice. Nel caso della serranda, per esempio, è stato necessario respingerla a martellate all´interno per evitare che qualcuno, camminando all´esterno dell´ufficio vi andasse a sbattere.
Ma questo è stato ovviamente solo uno degli interventi della lunghissima giornata di ieri. Si è dovuto anche cercare e recuperare il "cuore" del sistema d´allarme per cercare d´avere elementi che possano essere utili. Le ricerche hanno dato, da questo punto di vista, risultati positivi che potrebbero rivelarsi importanti per i carabinieri della compagnia di Brescia impegnati nelle indagini.
Lo scoppio l´altra notte ha danneggiato parecchio anche il negozio "Parrucchiera Anna". Nessuno stabile, oltre all´ufficio postale, è stato comunque dichiarato inagibile.
L´esplosione ha trasformato i frammenti in proiettili al punto che se fosse passato qualcuno la situazione sarebbe stata ad altissimo rischio.
DESOLANTE la scena, ieri, della direttrice e degli impiegati che s´aggiravano tra le macerie del retro e quanto era stato spostato dall´onda d´urto nell´ufficio postale.
A fronte di tutto ciò, di tanto danno, il bottino non esiste.
Il denaro contenuto nello sportello automatico viene immediatamente macchiato, quindi reso inutilizzabile non appena scatta un tentativo di furto. Ieri le banconote si sono addirittura incendiate. Al punto che verrebbe da pensare a un tentativo di vandalismo. Ma le indagini, per la devastazione di via Prima, alla Badia, sono comunque per un tentativo di furto.

Brescia Oggi - martedì 17 aprile 2012 CRONACA, pagina 8

Stesso orario del botto in via Scuole

La speranza è che serva meno tempo. Ci sono infatti troppi motivi per ritenere che il tempo necessario per riaprire l´ufficio postale della Badia non debba essere di molto inferiore a quello che servirà per le poste di via Scuole. Anche lì, secondo la ricostruzione della Polizia, venne utilizzato acetilene. L´esplosione, il 21 febbraio scorso, provocò danni ingenti.
UN PARTICOLARE inquietante, che accomuna i due colpi, è dato dall´orario. In entrambi i casi i malviventi sono entrati in azione intorno alle 3.45 di notte. Stessa banda?
Anche in via Scuole dopo l´esplosione si è dovuti intervenire per spegnere l´incendio ed è stato danneggiato un locale vicino. Proprio recentemente il vicesindaco Rolfi ha assicurato che le poste di via Scuole riapriranno entro la fine del mese.

Giornale di Brescia, 15 aprile 2012

Il disagio per lo stipendio non accreditato

Mi chiamo Anna Maria ed abito a Nave. Lavoro presso una scuola come assistente amministrativa. Mi preme evidenziare un disagio che sto vivendo in questi giorni. Con la nuova amministrazione Monti è stato comunicato ai dipendenti statali e pensionati che entro il 1° marzo 2012 (ora è stato posticipato alla fine di giugno 2012) non era più possibile riscuotere direttamente lo stipendio o la pensione presso le Poste o quant'altro, se fosse stato superiore a 1.000 euro (dopo un prestito da parte dell'Indap percepisco come stipendio mensile 1.078 euro circa) e quindi ci si doveva interessare per aprire un conto corrente o un libretto postale o qualsiasi altra forma per poter depositare la somma percepita.
Pertanto un sabato mattina mi recai in Posta e aprii un libretto postale. Comunicai all'ente pagante le coordinate del libretto e mi fu reso noto che lo stipendio lo avrei avuto accreditato sul mio libretto dopo circa un mese. Il giorno 23 marzo 2012 mi recai in Posta per ritirare lo stipendio e per mia somma sorpresa scoprii che avevo solo i 50 euro che per scrupolo avevo depositato quando avevo aperto il libretto. Cominciò così un pellegrinaggio di telefonate all'ente pagante il quale comunicava che l'errore era stato individuato, infatti era stato erroneamente non inserito un numero sulle coordinate postali (umano è sbagliare).
Giustifico lo sbaglio umano perché sono pienamente cosciente della mole di lavoro di alcuni uffici, ma non giustifico però la modalità di risolvere il problema, dei tempi di attesa per riemettere uno stipendio. Mi domando: ma sei io fossi stata sola e non avessi avuto nessuno che mi poteva sostenere, se avessi dovuto pagare un affitto, se avessi dei problemi di salute e avessi dovuto pagarmi i medicinali, fare la spesa, pagare le bollette, come avrei potuto fare se ad oggi non sanno ancora quando mi verrà accreditato il mio stipendio?
Ripeto, ammetto e giustifico lo sbaglio umano (anzi ringrazio la disponibilità delle signore dell'uff. territoriale del Tesoro di Brescia e il personale dell'ufficio postale di Nave per la loro disponibilità) ma chiedo: caro Monti, come si è preoccupato ad "obbligare" tutta quella povera gente a cambiare modalità di riscuotere pensione e stipendi, non si è preoccupato però di valutare i disguidi che si potevano creare. Fortunatamente ho un'età per cui riesco ancora a destreggiarmi in questo mare di burocrazie e inconvenienti, ma il mio pensiero invece si fa sempre più cupo e preoccupato quando penso ai pensionati che devono correre da un ufficio all'altro per ottenere anche una sola piccola speranza di sapere dove sono finiti i propri soldi dopo quarant'anni di lavoro.
Lettera firmata

Il servizio di Teletutto sulla manifestazione degli esodati a Roma del 13-04-2012 nell'edizione delle 19:30

http://postaliesodati2011.blogspot.it/2012/04/teletutto-tra-i-bresciani-alla.html

Giornale di Brescia, 12 aprile 2012

La condizione degli esodati postali

Siamo Mara Polato e Beppe Zani, i due bresciani ospiti di David Parenzo che era in collegamento con gli studi di LA7 per la trasmissione televisiva "In Onda" trasmessa domenica 1-4-2012. Tema della serata erano gli "esodati". In studio i conduttori Porro e Telese e, per il Governo, il sottosegretario Polillo.
Le scriviamo perché abbiamo letto la lettera del signor Guido Mensi di Breno sul giornale del 5-4-2012 e vorremmo spiegare meglio la condizione di noi esodati postali.
Innanzitutto non siamo "pre-pensionati". Noi abbiamo lavorato rispettivamente 39 anni e 39 anni e 6 mesi. Abbiamo concordato con l'Azienda Poste SpA un'uscita anticipata dal lavoro, un percorso al termine del quale avremmo trovato la pensione solo dopo aver versato contributi volontari per coprire il periodo mancante al raggiungimento dei 40 anni di anzianità contributiva (Mara 1 anno, Beppe 6 mesi). Niente a che fare con le baby pensioni.
Il fatto è che i nostri accordi, sottoscritti singolarmente con Poste a marzo e a giugno 2011 (quando ancora nessuno sapeva chi fosse la Prof. Fornero) sono due dei tanti sottoscritti in questo anno dalla nostra Azienda che, da anni, ricorre a questo strumento per ridurre il personale.
Sono patti fatti sulla base di determinate norme pensionistiche il cui ultimo ritocco è stato fatto a luglio 2011, ricorderete il prolungamento da 12 a 13 mese della cosiddetta "finestra" di attesa tra la maturazione del diritto ed il godimento della pensione. Allora si disse che i conti "erano a posto" e che l'Europa approvava.
Poi arriva il governo Monti che modifica i requisiti necessari per andare in pensione, aggiunge altri anni minando il presupposto stesso dell'accordo. Se avessimo saputo, non avremmo firmato (né Poste ci avrebbe fatto una simile proposta). Adesso il Governo non accetta di far andare in pensione con 40 anni di contributi coloro che hanno sottoscritto quell'accordo prima del 5-12-2011 (decreto Monti), Poste non ci vuole ri-assumere e così noi resteremo senza stipendio, senza reddito e senza pensione.
Se avessimo il nostro posto di lavoro avremmo certamente mugugnato, come nelle almeno 5 riforme pensionistiche precedenti. Ma senza un introito, come faremo a mantenerci? Come faremo a versare gli anni in più di contributi volontari richiesti? (almeno 800 euro al mese, faccia 2 conti).
Nonostante non siamo più dei giovinetti, abbiamo pensato anche di trovarci un lavoro assicurato per completare il nostro percorso assicurativo che, in alcuni casi, le nuove regole prevede anche oltre 7 anni dopo di contributi da aggiungere a quelli previsti. Avendo ricongiunto tutti i contributi accumulati nella nostra vita lavorativa nel fondo ex Ipost, dovremmo poi ricongiungere tutti quegli anni (nel nostro caso 39 o 39 e 6 mesi) nel fondo Inps. A questo punto avremmo a che fare con quel fenomeno che va sotto il nome di "Ricongiunzioni Onerose" (introdotta dal governo Berlusconi): semplificando significherebbe pagare nuovamente quegli anni di contributi che abbiamo già versato durante la nostra vita lavorativa.
Siamo in un "cul de sac", senza via d'uscita, nel quale siamo stati cacciati da sedicenti tecnici al governo che con superbia hanno rifiutato non solo di accordarsi, ma anche un semplice confronto con i rappresentanti dei lavoratori.
Oggi dicono di non sapere nemmeno quanti siano ed i pochi che potrebbero andare in pensione con le vecchie regole non sanno se potranno riceverla perché le risorse disponibili erano pensate per 50-60.000 persone, mentre adesso si parla addirittura di 350-370.000.
Per quanto riguarda il confronto coi giovani e su quanto dovrebbero protestare, dico: non risparmiatevi così come abbiamo fatto in passato e stiamo tuttora facendo noi: non ci saranno altri che lotteranno per voi, semmai con voi. Noi ci saremo, perché sappiamo.
Mara Polato - Lonato
Beppe Zani - Corte Franca

Giornale di Brescia, 12 aprile 2012

IMPEGNO DELLA LOGGIA

Via Scuole: "La posta riaprirà presto"

Saranno ripristinati a breve i servizi erogati nell'ufficio postale di via Scuole, in zona San Bartolomeo, preso di mira lo scorso febbraio da alcuni malviventi che avevano provocato un'esplosione per far saltare la cassaforte. L'impegno è del vicesindaco Fabio Rolfi: "Entro la fine del mese le Poste si attiveranno con tutti i lavori" ha dichiarato.

Bresciaoggi, giovedì 12 aprile 2012 - LETTERE - Pagina 45
RISPOSTE/1
No, noi non siamo "pre-pensionati"
Caro direttore, siamo Mara Polato e Beppe Zani, i due bresciani ospiti di David Parenzo che era in collegamento con gli studi di LA7 per la trasmissione televisiva "In Onda" trasmesso domenica 1-4-2012. Tema della serata erano gli "esodati". In studio i conduttori Porro e Telese e, per il Governo, il sottosegretario Polillo. Le scriviamo perché abbiamo letto la lettera de sig. Guido Mensi di Breno su Bresciaoggi di domenica 8-4-2012 e vorremmo spiegare meglio la condizione di noi esodati postali.
Innanzitutto non siamo "pre-pensionati". Noi abbiamo lavorato rispettivamente 39 anni e 39 anni e 6 mesi. Abbiamo concordato con l´Azienda Poste SpA un´uscita anticipata dal lavoro, un percorso al termine del quale avremmo trovato la pensione solo dopo aver versato contributi volontari per coprire il periodo mancante al raggiungimento dei 40 anni di anzianità contributiva (Mara 1 anno, Beppe 6 mesi). Niente a che fare con le baby pensioni.
Il fatto è che i nostri accordi, sottoscritti singolarmente con Poste a marzo e a giugno 2011 (quando ancora nessuno sapeva chi fosse la Prof. Fornero) sono due dei tanti sottoscritti in questi anno dalla nostra Azienda che, da anni, ricorre a questo strumento per ridurre il personale. Sono patti fatti sulla base di determinate norme pensionistiche il cui ultimo ritocco è stato fatto a luglio 2011, ricorderete il prolungamento da 12 a 13 mesi della cosiddetta "finestra" di attesa tra la maturazione del diritto ed il godimento della pensione. Allora si disse che i conti "erano a posto" e che l´Europa approvava.
Poi arriva il governo Monti che modifica i requisiti necessari per andare in pensione, aggiunge altri anni minando il presupposto stesso dell´accordo. Se avessimo saputo, non avremmo firmato (né Poste ci avrebbe fatto una simile proposta). Adesso... il Governo non accetta di far andare in pensione con 40 anni di contributi coloro che hanno sottoscritto quell´accordo prima del 5-12-2011 (decreto Monti), Poste non ci vuole ri-assumere e così noi resteremo senza stipendio, senza reddito e senza pensione.
Se avessimo il nostro posto di lavoro avremmo certamente mugugnato, come nelle almeno 5 riforme pensionistiche precedenti. Ma senza un introito, come faremo a mantenerci? Come faremo a versare gli anni in più di contributi volontari richiesti? (almeno 800 euro al mese, faccia 2 conti).
Nonostante non siamo più dei giovinetti, abbiamo pensato anche di trovarci un lavoro assicurato per completare il nostro percorso assicurativo che, in alcuni casi, con le nuove regole prevede anche oltre 7 anni dopo di contributi da aggiungere a quelli previsti. Avendo ricongiunto tutti i contributi accumulati nella nostra vita lavorativa nel fondo ex IPOST, dovremmo poi ricongiungere tutti quegli anni (nel nostro caso 39 o 39 e 6 mesi) nel fondo INPS. A questo punto avremmo a che fare con quel fenomeno che va sotto il nome di "Ricongiunzioni onerose" (introdotta dal governo Berlusconi): semplificando significherebbe pagare nuovamente quegli anni di contributi che abbiamo già versato durante la nostra vita lavorativa.
Siamo in un "cul de sac", senza via d´uscita, nel quale siamo stati cacciati da sedicenti tecnici al governo che con superbia hanno rifiutato non solo di accordarsi, ma anche un semplice confronto con i rappresentanti dei lavoratori. Oggi dicono di non sapere nemmeno quanti siano ed i pochi che potrebbero andare in pensione con le vecchie regole non sanno se potranno riceverla perché le risorse disponibili erano pensate per 50-60.000 persone, mentre adesso si parla addirittura di 350-370.000.
Per quanto riguarda il confronto coi giovani e su quanto dovrebbero protestare, dico: non risparmiatevi così come abbiamo fatto in passato e stiamo tuttora facendo noi: non ci saranno altri che lotteranno per voi, semmai con voi. Noi ci saremo, perché sappiamo.
Mara Polato - LONATO
Beppe Zani - CORTE FRANCA

QN - Quotidiano Nazionale (IL GIORNO, Il Resto del Carlino, LA NAZIONE)

Esodati delle Poste: "Siamo in migliaia nei guai"

Le testimonianze: "In realtà ci sentiamo licenziati"

In ballo c'è il destino di almeno 5.500 persone. La Cisl: "E l'azienda continua a chiamare colleghi per incentivarli all'uscita"

Brescia, 8 aprile 2012 - Se non ci fosse di mezzo il destino di almeno 5.500 persone, la metà delle quali forse ‘salva’, ma l’altra metà sicuramente sospesa in un limbo che non esiste più nemmeno per la Chiesa cattolica, la storia degli ‘esodati’ delle Poste Italiane avrebbe aspetti grotteschi. Perfino comici, se osservati con un pizzico di perfidia, o di cinismo.

Prima ancora della svolta sulle pensioni di anzianità decretata dal ministro Fornero, il sipario sulla tragicommedia si è alzato nel 2010 col decreto n.78, convertito nella legge 122, che ha sancito la confluenza di tutte le competenze dell’Ipost (l’ente previdenziale dei postali) nell’Inps. Prima toppata: i tempi di attuazione sono stati elegantemente sforati, altro che i 60 giorni previsti dalla legge.

"L’ipost aveva 130 dipendenti, ora ne ha 24 per tutti i servizi: destinati alla nostra questione ce ne sono solo 8. Questo sparuto drappello di temerari dovrebbe lavorare tutta la parte degli arretrati e quella degli ‘esodati’ che sono vicini alla pensione, perché incentivati nei due anni precedenti" dice con un filo di amarezza Beppe Zani, 54 anni, ex operaio metalmeccanico, postino a Brescia dal 1988. Zani si è recato fisicamente "nell’unico sportello Ipost per tutta Italia, a Roma, in via Beethoven 11, zona Eur, aperto lunedì mattina dalle 9 alle 12 e il giovedì dalle 9 alle 12 e nel pomeriggio dalle 15 alle 17. Una giornata e mezzo per tutta Italia, ripeto. Fisicamente lo sportello è lì, ma dove lavorano le pratiche è in un altro palazzo: quindi se c’è bisogno di controllare un documento, non è possibile e hai fatto bel un viaggio a vuoto. Pensa a chi viene dalla Sardegna o la Val d’Aosta... Le due impiegate sono sommerse di lavoro: 3.500 domande di contributi volontari non riescono a essere evase, più una cifra innumerevole di solleciti su queste stesse domande. Sono sepolte dalle carte e per questa ragione, dicono, non rispondono a mail e numero verde".

Da cosa deriva il caos che si è venuto a creare? Semplice, purtroppo. Drammaticamente semplice. "Il sistema informatico di Ipost non è compatibile con quello dell’Inps" con la conseguenza paradossale che all’Inps ci sono i soldi versati dai lavoratori, ma l’istituto non riesce a vederli e non li riconosce, spiega Mara Polato, 39 anni di contributi, quadro addetto al controllo di qualità, esodata come Zani, dopo la firma sull’accordo, "anche se sarebbe più giusto parlare di licenziamento, per via di quell’articolo 8 che abbiamo sottoscritto tutti, spinti dal miraggio del prepensionamento", rammenta il postino Antonio Geria, in Poste dal 1979.
Cosa dice in famigerato articolo 8? Dice che il dipendente dichiara ‘di manlevare la Società da qualsiasi onere o responsabilità derivante da eventuali future modifiche della normativa pensionistica e fiscale derivanti dalla legge’. "Col senno di poi, ci siamo tirati la zappa sui piedi". Esattamente quello. E che zappa.

Come faccia il Governo a non sapere quanti siano i lavoratori esodati, che hanno visto improvvisamente ribaltare programmi e prospettive future è un altro mistero di questa storia all’italiana. Gianpaolo Moroni, postino per anni nella Bergamasca, ci mostra la copia dell’accordo ratificato con la Direzione provinciale del Lavoro. L’intestazione recita: ministero del Lavoro. "Si sa perfettamente quanti siamo, sono tutti dati in possesso del ministero. Come fanno a dire che non sanno quanti siamo?".

In questo clima di caos e disperazione, denuncia Giovanni Punzi, leader bresciano dei postali Cisl, "mentre il Governo sta cercando di porre rimedio al danno obbiettivo che si è creato, coinvolgendo anche l’azienda, la stessa azienda sta continuando a chiamare colleghi per incentivarli all’esodo volontario. E non chiama più solo quelli a cui manca un anno o due, ma addirittura ci sta provando anche con quelli a cui ne mancano quattro".
dall'inviato Lorenzo Sani

Brescia oggi - venerdì 06 aprile 2012 CRONACA, pagina 13

IL LIETO FINE. L´ufficio chiuso dallo scorso febbraio dopo una rapina

Rolfi: "La Posta di via Scuole
riaprirà entro la fine mese"

Il vicesindaco rivela: "Ci siamo rivolti direttamente all´amministrazione delle poste italiane"

L´ufficio postale di San Bartolomeo potrebbe riaprire "a breve". Lo assicura in una nota stampa il vicesindaco Fabio Rolfi, sottolineando l´impegno dell´Amministrazione comunale perchè le poste Italiani ripristinino prima possibile i servizi erogati nell´ufficio di via Scuole, preso di mira lo scorso febbraio da alcuni malviventi che avevano provocato un´esplosione per far saltare la cassaforte. E da allora mai più riaperto, come segnalato un mese fa da Bresciaoggi.
"Secondo le informazioni ottenute direttamente dall´amministrazione delle poste, il servizio verrà ripristinato a breve, presumibilmente entro la fine del mese - annuncia Rolfi -. La chiusura obbligata dell´ufficio ha creato disagi ai residenti di San Bartolomeo e proprio per questo il Comune, pur non avendo competenze dirette, si è attivato per assicurarsi che un servizio fondamentale per il quartiere potesse riaprire in tempi rapidi, dando seguito e attenzione alle tante richieste ricevute. La tentata rapina di febbraio aveva provocato danni ingenti all´interno e all´esterno; per questo si sono rese necessarie diverse settimane per rimettere in sicurezza gli spazi".

Brescia Oggi . venerdì 06 aprile 2012 ECONOMIA, pagina 33

IL VERTICE. L´elezione

Terziario Aib (Associazione Industriale Brescia) Paolo Chiari è il presidente

Paolo Chiari (Clarium) è il nuovo presidente del settore Terziario di Aib per il quadriennio 2012-2016. Il vice presidente sarà Fabrizio Senici (Soluzione Group).
Entrambi entreranno nella Giunta dell´Associazione di via Cefalonia. In consiglio siedono Marco Agnelli (Inser), Renato Allodi (Sigecom), Fabrizio Armenia (Praxi), Davide Broglia (Setam), Raffaella Caprioglio (Umana), Marco Centenari (Gruppo San Donato), Giuseppe Erario (poste Italiane), Giancarlo Gervasoni (Zerouno Informatica), Laura Iacci (Skill Risorse Umane), Silvano Lancini (Smea), Emanuele Morandi (Siderweb), Giovanni Servida (Telecom), Francesca Tocchella (Kore), Giancarlo Turati (Fasternet), Roberto Zini (Sintex). Invitati permanenti in consiglio sono Daniele Peli (Intred), Silvano Scarano (Linea Energia), Roberto Soldati (Soldati & partners), Ivano Tognassi (Openjobmetis). Il leader uscente, Giancarlo Gervasoni, è il nuovo presidente del Coordinamento regionale Terziario avanzato di Confindustria Lombardia per il quadriennio 2012-2016

Brescia Oggi - mercoledì 04 aprile 2012 PROVINCIA, pagina 23

CORTE FRANCA. La storia di Zani: non può più andare in pensione ma nemmeno tornare al lavoro. E si rivolge al Ministro

Il postino "esodato" scrive alla Fornero

Beppe Zani, ormai ex dipendente delle poste, si ritrova ad essere uno dei cosiddetti "esodati", vittima di una legge che dall´oggi al domani li ha portati dalla situazione di "pensionati" a disoccupati. Un tema all´ordine del giorno, vistio che proprio a Roma si è aperto un tavolo ministeriale per affrontare il problema.
Lasciato il lavoro e convinto di andare subito in pensione, anche Zani si è ritrovato in un "limbo" a causa delle ultime norme. Ma non si è perso d´animo, e si è rivolto direttamente al ministro del Welfare, Elsa Fornero, con una lettera sulla condizione che lo accomuna in Italia ad altre cinquemila persone, di cui 70 a Brescia e provincia, delle quali ben 5 di Corte Franca. Come Zani.
"Signor ministro - si legge nella missiva -. Le modifiche alla norma, introdotte col "milleproroghe" escludono dalle deroghe moltissimi di noi, che hanno firmato le dimissioni dalle poste (anche a marzo 2011), divenute effettive dal primo gennaio 2012. Il limite dei 24 mesi che decorrono dal 6 dicembre 2011 prevedono che entro il dicembre 2013 si debba percepire il primo rateo di pensione. Purtroppo moltissimi di noi non rientreranno in questo arco temporale".
"All´origine della nostra protesta - conclude Beppe Zani - c´è questa situazione: non possiamo usufruire delle norme pensionistiche che erano in vigore al momento della sottoscrizione delle dimissioni con poste; non possiamo essere riassunti (nonostante il venir meno di una delle condizioni fondamentali dell´accordo sull´esodo). Per questo chiediamo di incontrare lei o un suo delegato, per rappresentarle compiutamente questa e altre situazioni simili, affinché la decisione che si appresta a prendere in merito a chi è rimasto senza lavoro, senza stipendio e senza pensione a seguito dell´ultima riforma pensionistica, non lasci le persone e le loro famiglie senza soluzione".

Giornale di Brescia, 04 aprile 2012

MONNO

Poste, il sindaco alza ancora la voce

MONNO La decisione di Poste Italiane di chiudere alcuni sportelli in Valcamonica proprio non va giù, né agli amministratori né ai cittadini. Dopo alcuni giorni di apertura a singhiozzo delle poste a Vione, Monno, Berzo Demo e Cerveno, le lamentele e le rimostranze si moltiplicano. Le difficoltà maggiori sono per gli anziani, costretti a cambiare le loro abitudini, ma anche per chi possiede un conto o un investimento con Poste. Nella maggior parte di questi paesi, infatti, lo sportello postale rappresentava l'unico presidio rimasto, in assenza di banche o altri istituti di credito. In questi giorni, anche il primo cittadino di Monno Roberto Trotti ha scritto al direttore del servizio di Brescia e al Prefetto. Oltre a dichiararsi contrario alla decisione di aprire l'ufficio a giorni alterni, Trotti contesta le motivazioni addotte da Poste, in particolare l'operatività dello sportello, giudicata dall'azienda superiore ad altri presidi limitrofi. Ma è soprattutto contro la decisione di tenere chiuso il servizio al sabato, che Trotti si scaglia: "È essenziale che si tenga aperto il sabato mattina - dice - per rispondere alle esigenze di chi, per tutta settimana, è via per lavoro e rientra in paese nel fine settimana. È un grave e inaccettabile disagio, che non rispetta gli standard minimi stabiliti dalla legge per l'erogazione del servizio". Su quest'ultimo punto, ribadisce il sindaco, "il Comune non è disposto a transigere"

 

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