LA STAMPA DI FEBBRAIO 2012

Giornale di Brescia, 24 febbraio 2012

DISSERVIZI
Le lunghe code all'Ufficio postale di Gussago

Solo poche parole per denunciare la situazione scandalosa dell'Ufficio postale di Gussago, cittadina alle porte di Brescia dove vivo da circa otto anni. In questo ormai lungo periodo ogni visita a questo luogo l'ho sempre vissuta come un piccolo incubo, per le enormi code e la lentezza esasperante con cui vengono svolte le operazioni.
In più di un'occasione ci si trova davanti una coda d'attesa di 25-30 persone e spesso si deve attendere almeno un'ora buona prima di poter ritirare una raccomandata e, per una persona che lavora, non è un investimento temporale di poco conto.
Confermata da altre esperienze simili alla mia, la situazione purtroppo pare cronica, perché su una batteria di quattro sportelli presenti, mediamente ne sono attivi solo due.
Forse, un paese popoloso come Gussago meriterebbe qualcosa di meglio.
Barbara Leali - Gussago

Brescia Oggi - mercoledì 22 febbraio 2012 CRONACA, pagina 11

L´esplosione alle 3.42 di ieri ha interessato il condominio Olmi Danneggiato un bar vicino
Il botto sentito a due chilometri

Franco Mondini
Il botto, udito alle 3.42 di ieri notte, ha fatto sobbalzare chi abita in via Scuole. Più d´uno, sentendo la sirena di vigili del fuoco e polizia, ha temuto che fosse esploso un appartamento a causa di una fuga di gas. Era invece scoppiato il Bancomat dell´ufficio postale. I ladri hanno usato una miscela di gas e un piccolo detonatore per far saltare la cassaforte. Scoppio talmente forte da far esplodere la vetrata e danneggiare l´ufficio postale, che è stato dichiarato temporaneamente inagibile. La vetrata è stata ridotta in mille pezzi di cristallo, disseminati nel piazzale; distrutta la cassaforte - che solo in parte ha retto - e crepato il muro del vicino bar sito nel condominio Olmi.
I LADRI maldestri sono fuggiti in fretta e furia a mani vuote, prima dell´arrivo della polizia. Gli agenti della Volante hanno trovato la cassaforte fumante. L´esplosione aveva causato un incendio e buona parte delle banconote custodite si sono bruciate. Impossibile ieri mattina accertare se parte delle banconote sia stata prelevata.
I vigili del fuoco, accorsi dalla sede distante non più di un chilometro, hanno accertato che non c´erano persone ferite. L´area è stata presidiata, mentre i poliziotti della Volante e gli investigatori della Scientifica effettuavano i rilievi alla ricerca di tracce.
In mattinata è stato trovato il detonatore e si è accertato che era stato usato del gas per saturare il vano tra la cassaforte e la parete, andata distrutta.
Ieri mattina l´ufficio postale di via Scuole 32 era chiuso al pubblico. Tutto a soqquadro. Sventrate le vetrate. All´interno al direttrice e due impiegate che tenevano lontano i curiosi: "È pericoloso stare qui. Andate via. L´area è inagibile". Per quanto riguarda le indagini, la squadra mobile sta effettuando accertamenti in tutta la zona. Controllati nella giornata di ieri i filmati delle camere a circuito chiuso.
I ladri potrebbero essere stati ripresi mentre transitavano per via Scuole.

Giornale di Brescia, 22 febbraio 2012

ORE 3.40 - La deflagrazione ha scardinato il forziere, tirato giù infissi e mandato in frantumi tutti i vetri

Assalto al Postamat, come una bomba il botto con il gas

"Stanotte hanno svegliato la nonna con la bomba". Stringe la mano del nipotino, gli risponde e sorride la signora che sfila davanti a quanto resta dell'ingresso dell'Ufficio postale di via Scuole, a San Bartolomeo. L'ha preso di mira nella notte la banda di malavitosi che ha fatto scoppiare il Postamat con il botto di gas che ha destato di soprassalto e allarmato mezzo quartiere e più.
"Abbiamo pensato a una bomba - racconta il signor Giorgio, che abita al piano superiore, nel complesso "Gli Olmi" -. È stato un botto fortissimo. Mia moglie Lucia si è affacciata, è entrato subito il fumo in camera".
Sono circa le 3.40 quando la banda assalta la cassaforte del Postamat dell'ufficio al civico 32, accanto al River Bar. Di fronte al lungo corpo di fabbricato, lo spiazzo e il marciapiede che lo separano dalla strada. Piazzano la loro attrezzatura, i malavitosi. Bombole di gas e tubi per saturare il forziere ed innescare l'esplosione con un contatto elettrico azionato a debita distanza. La "dose" di miscela gassosa è certo eccessiva, al punto che il botto scardina il Postamat lasciando il muro sbrecciato. I vetri vanno in briciole, gli infissi si deformano. L'esplosione desta di soprassalto il condominio e gli abitanti delle case vicine. E si perde oltre. Per tutti sveglia di soprassalto, con il cuore in gola.
A ridosso dell'ufficio il fumo rende l'aria irrespirabile. Arrivano i Vigili del fuoco dalla vicina caserma e le pattuglie della Volante. I residenti scendono in strada. Qualcuno dice di aver visto un'auto filare via. La scena non lascia spazio all'immaginazione. Nell'ufficio postale sembra essere passato un uragano tropicale. Il forziere ha ceduto, ma pare che la banda non abbia messo le mani sulle banconote. Probabile che i mariuoli abbiano dovuto battere in ritirata senza bottino.
Il giorno dopo gli operai sono al lavoro. Chiuso l'ufficio, giocoforza. I vetri non esistono più, danneggiati i mobili, le apparecchiature elettroniche. "Siamo al limite dell'agibilità. Non si può entrare. Per cortesia qui non potete stare" ci dicono invitandoci a restare al di là del nastro di plastica biancorosso che delimita il "cimitero" di detriti, parti di infissi e cristalli sbriciolati. Lì accanto, all'ingresso del condominio, lo scoppio ha tirato giù una lastra di vetro della porta.
Al River Bar i gestori (grazie per la gentilezza del caffè offerto al cronista, ndr) sono in maschera. La signora, in dolce attesa, ci indica un punto poco sopra la porta d'ingresso e dice: "Là c'era l'orologio. Si è rotto. Si è fermato sull'ora dello scoppio, verso le 3 e mezzo". Sul muro, una crepa. Poteva andare peggio. Soprattutto per la dose massiccia di gas, certamente "non terapeutica" al fine di vincere la resistenza del Postamat, che avrebbe potuto seminare altri e ben più seri danni.
Aperto il cantiere delle indagini. La Polizia scientifica raccoglie reperti. Da visionare i filmati delle telecamere di sorveglianza in zona per eventuali tracce dei fuggiaschi. L'indagine è aperta.
Il bambino e la nonna se ne vanno. Sull'asfalto, vicino al parcheggio, l'arcobaleno dei coriandoli fa da contrappasso all'ufficio danneggiato. Per riaprirlo ci vorrà tempo. Quello dell'altra notte non è stato certo uno scherzo da ultimo giorno di Carnevale.
Enzo Gallotta

Brescia Oggi - domenica 19 febbraio 2012 PROVINCIA, pagina 26

LUMEZZANE. Ieri la prima uscita del gazebo per le sottoscrizioni

Si firma per i servizi - Nel mirino c´è la posta

Anche il sindaco all´iniziativa per ora "monocolore" lanciata contro il cambio dello sportello di Piatucco

Il primo gazebo ha dato il via, ieri, al tour de force lanciato a Lumezzane per impedire la chiusura dell´ufficio postale di Piatucco: un tema di cui Bresciaoggi si è occupato più volte. Sarà una doccia fredda, visto che il nuovo regime prevede la chiusura al pubblico dello sportello di via De Gasperi, che sarà convertito in Pt Business per le aziende: stando al calendario, da marzo la sede non offrirà più servizi di riscossione delle pensioni e pagamenti di bollette o invio di raccomandate. E tutto sarà delegato alla filiale di via Luther King a San Sebastiano.
Un disagio non da poco, se si pensa che le circa ottomila persone residenti tra Piatucco, Pieve e Gazzolo, e tra queste molti anziani e pensionati, dovranno usare mezzi pubblici carenti o spostarsi in auto in una zona che, durante la settimana, offre pochi parcheggi.
Per tutto ciò, ieri proprio davanti alla posta di Piatucco è partita una raccolta firme per fermare la trasformazione dell´ufficio. "È una situazione improponibile quella che ci hanno confermato - commenta il sindaco Silverio Vivenzi, presente ieri al gazebo con gli assessori Mario Salvinelli ed Elena Berna e con alcuni consiglieri -, e visto che le vie istituzionali non hanno dato buon esito, allora andiamo in piazza". In tre ore sono state raccolte circa 200 firme, e l´appuntamento sarà riproposto mercoledì e sabato prossimi nello stesso luogo. Alla fine, le firme saranno consegnate al prefetto.
Sul gazebo ci sono le bandiere della Lega nord, ma il problema riguarda un terzo del paese..."Qui la politica non c´entra - dice perentorio Vivenzi -: vogliamo solo difendere l´ufficio postale. La proposta delle firme era stata lanciata in consiglio comunale con l´accordo di tutti, poi c´è stato il silenzio delle altre forze, e noi abbiamo preso l´iniziativa. Ma la campagna è aperta a tutti i partiti". F.Z.

Giornale di Brescia, 19 febbraio 2012

Lumezzane Poste, la Lega protesta

LUMEZZANE Con lo slogan "ci tolgono la posta, togliamo i nostri depositi", la Lega Nord di Lumezzane ha manifestato tutta la sua contrarietà alla chiusura dello sportello postale di Pieve, che non farà più servizi per i privati ma solo per le aziende trasformandosi in "sportello business". "I cittadini ci aspettavano per unirsi alla protesta", spiega l'assessore ai Lavori pubblici Mario Salvinelli, in prima fila sotto il gazebo che, per tutta la mattinata di ieri è stato posizionato davanti alla posta per raccogliere le firme dei cittadini da presentare alla dirigenza postale. "Il nostro sindaco - aggiunge - ha cercato in tutti i modi di fare capire l'importanza dello sportello nella frazione".
Purtroppo a nulla ha finora portato la posizione assunta anche dal Consiglio comunale, secondo cui l'ufficio postale di San Sebastiano, su cui andrà a gravare tutta l'utenza della frazione di Pieve (8.000 persone), sia posto in una zona con ampia insufficienza dei parcheggi. a. sen.

Giornale di Brescia, 12 febbraio 2012

ALLE POSTE

Il disservizio nella spedizione internazionale

Cercherò di illustrare in modo sintetico la mia disavventura con le Poste italiane perché possa per lo meno servire ad altri per evitarla.
Ho inviato in Brasile un pacchetto del peso di 4,2 kg contenente dei regalini di compleanno per un valore complessivo di circa 400 euro il giorno 20/01/2012 dalla filiale cittadina sita nelle vicinanze della stazione ferroviaria. Siccome il compleanno del destinatario era il 28 gennaio mi sono avvalso del servizio di Poste Italiane chiamato "Paccocelere Internazionale" che garantisce la consegna a destinazione in 3-5 giorni. Ho pagato circa 82 euro per la spedizione, costo che già mi sembrava eccessivo, ma vista la mia urgenza non avevo alternative.
Grazie alla tracciabilità del pacco tramite il sito delle Poste ho visto che il pacco partiva già da Brescia la sera stessa per Milano e dopo due giorni veniva imbarcato in volo per... gli Stati Uniti!
Senza inoltrarmi in altri dettagli sul percorso, il pacco veniva successivamente recapitato a San Paolo del Brasile (la destinazione era Fortaleza a migliaia di chilometri di distanza) il giorno 29/01/2012, quindi 9 giorni dopo la data di spedizione. Il giorno stesso il destinatario veniva contattato ed informato che per il ritiro del pacco doveva pagare 850 reais (circa 400 euro!). I casi sono due: o le nostre Poste non sanno queste cose, o lo sanno e fanno finta di niente per guadagnarci. Qualsiasi sia delle due situazioni sono chiarissime le loro responsabilità.
Riassumendo, il pacco veniva recapitato notevolmente al di fuori dei tempi stabiliti e con un costo aggiuntivo pari al valore del contenuto del pacco. Recatomi allo sportello delle Poste per reclamare, mi è stato detto che potevo al massimo presentare un reclamo per il mancato rispetto dei tempi di consegna e che loro, una volta partito il pacco, non avevano più nessun controllo sullo stesso e che non ci potevano fare niente. L'impiegato allo sportello mi confermava comunque che con i Paesi del Sudamerica ci sono sempre grossissimi problemi anche con la posta ordinaria. Ciò dimostra che la cosa era risaputa ma taciuta.
Informatomi su come potevo ritornare in possesso del pacco, venivo a conoscenza che mi costava ancora di più degli 850 reais necessari per ritirarlo a destinazione.
Quindi: ho pagato 82 euro per un servizio che non ho avuto, devo spenderne 400 per riavere o ritirare il pacco a destinazione, ho la ragazzina a cui era destinato il pacco che è rimasta senza regalo ed ho mia moglie (il pacco era per sua figlia) arrabbiatissima. Voi che fareste? Accetto consigli.
Pensate che quando sono tornato allo sportello delle Poste per reclamare, la prima cosa che ho visto su un display era la pubblicità dei servizi postali che diceva: "Paccocelere internazionale: economico, sicuro, veloce". Tutte balle gente...
Veramente ridicoli!
Lettera firmata

Brescia Oggi - sabato 11 febbraio 2012 CRONACA, pagina 15

A Sirmione è il sindaco ma la Posta non lo trova

A leggere il suo nome tra gli atti depositati in Comune si potrebbe pensare a un errore o, più banalmente, a un caso di omonimia. Quel che è certo è che Equitalia per mesi ha cercato di notificare un atto a casa di Alessandro Mattinzoli senza mai riusce a trovarlo. Irreperibile all´indirizzo di residenza. Così, dopo i due canonici avvisi lasciati nella buca delle lettere, Equitalia Nord ha depositato la raccomandata alla "casa comunale di Sirmione".
CHISSÀ se il postino ha mai pensato che proprio in Comune, almeno per due giorni alla settimana, quel Mattinzoli "irraggiungibile" è presente con tanto di fascia tricolore e gradi di sindaco. Invece fino a ieri la raccomandata era ancora "registrata" in consegna, senza che nessuno dei dipendenti comunali si sia preso la briga di avvisare il primo cittadino e consegnargli l´atto in mano. Non solo. Il nome del sindaco è ben visibile pure sull´albo pretorio pubblicato on line. Basta visitare il sito di Sirmione e aprire il link dell´albo per scorrere i nomi di tutti i destinatarsi e imbattersi in quello di Mattinzoli. Nulla di grave. Forse una semplice serie di coincidenze che hanno costretto il postino a suonare più volte a casa del sindaco senza mai trovarlo. Quel che è certo è che l´atto di Equitalia aspetta solo di essere ritirato. E con i tempi che corrono sarebbe meglio sbrigarsi prima che da Milano scattino le ganasce fiscali. GI.SPA.

Brescia Oggi - venerdì 10 febbraio 2012 PROVINCIA, pagina 26

LUMEZZANE. Piatucco curerà solo le imprese

Poste, si cambia: il conto alla rovescia rafforza le critiche

Trasferte forzate a San Sebastiano: i più arrabbiati sono i pensionati

La percezione del problema non cambia: la trasformazione dell´ufficio postale di Lumezzane Piatucco in "Pt Business" non piace ai "semplici cittadini"; e ancora meno ai pensionati, che si dicono penalizzati perchè verrà a mancare un´importante e comodo servizio per la popolazione. Le polemiche ormai sono il tormentone del momento: nei bar, nelle tabaccherie, per la strada, fuori dalla posta non si parla d´altro.
Tra le cinquecento persone che quotidianamente si rivolgono all´ufficio di via De Gasperi c´è chi sostiene che il sindaco non abbia fatto abbastanza; o che comunque potrebbe fare di più. Qualcuno sostiene che bisognerebbe "disturbare" anche il concittadino Aldo Bonomi, vicepresidente per le politiche territoriali e distretti industriali di Confindustria; ma ormai la decisione è stata presa. La Posta di Piatucco continuerà ad offrire il servizio normale ai cittadini per tutto il mese di febbraio, ma poi la clientela dovrà rivolgersi all´ufficio di San Sebastiano, attorno al quale continuano le polemiche dettate dalla mancanza di parcheggi e dagli spazi limitati all´interno dei locali.
Non è ben chiaro il motivo per il quale poste italiane non abbia preso in considerazione l´opzione di mantenere uno sportello dedicato ai clienti retail in quello che tra poche settimane sarà l´unico Pt Business del paese. "Saremo in seria difficoltà quando dovremo recarci a ritirare la pensione - lamentano alcuni clienti -; il nostro comune è servito dai mezzi pubblici della "Sia" ma le fermate sono tutt´altro che comode".
Naturalmente c´è anche chi polemizza chiedendo: "Ma questo cambiamento servirà realmente a qualcosa o troveremo un ufficio sempre gremito di clienti e uno mezzo vuoto?".
L´alternativa alla posta? Per quanto riguarda i pagamenti di bollette e utenze varie ci sono le tabaccherie e i bar abilitati ai pagamenti "Lis Lottomatica"; per le pensioni ci si può rivolgere ad alcune banche lumezzanesi che offrono condizioni vantaggiose anche alla sempre più ampia fetta di popolazione rappresentata dai lavoratori a riposo. M.BEN.

Brescia Oggi - giovedì 09 febbraio 2012 PROVINCIA, pagina 23

PROVAGLIO D´ISEO. Sollievo nella frazione

Le poste di Provezze non chiuderanno
È scampato pericolo

Comunicata al sindaco la decisione: il servizio resterà com´è attualmente

Fausto Scolari
A Provezze le 582 famiglie della frazione provagliese possono finalmente tirare un sospiro di sollievo: l´ufficio postale non chiuderà, come avevano fatto invece temere le notizie degli ultimi tempi.
A sancire lo scampato pericolo (sperando che poi sia davvero così) è la lettera inviata da poste Italiane al Comune, che contro il rischio chiusura si era mosso per tempo, arrivando anche da approvare all´unanimità una mozione in Consiglio comunale.
Ora il direttore territoriale Giuseppe Erario ha garantito per iscritto al sindaco Giuseppina Martinelli che la chiusura delle poste di Provezze non è all´ordine del giorno.
"Gentile signor sindaco, desidero rassicurarla - scrive il dirigente - e fornire alcune precisazioni. poste Italiane da sempre attenta alle istanze delle istituzioni e alla qualità del servizio reso, conferma l´impegno a garantire una presenza capillare nel territorio del Comune da Lei amministrato, come attestato dalla decisione di mantenere entrambi gli uffici attualmente presenti. I nuovi orari di aperture dell´ufficio postale della frazione di Provezze sono stati introdotti al seguito di una attenta valutazione dei dati storici s flusso della clientela e volumi di attività, ma non sono previsti ulteriori interventi. Riteniamo infatti che la soluzione adottata sia idonea a soddisfare le esigenze dei cittadini e garantire la qualità del servizio".
I provezzesi attualmente possono usufruire dell´ufficio postale locale il mercoledì e il venerdì dalle 8.30 alle 14. E almeno su questo, per il momento, possono stare tranquilli.

Giornale di Brescia, 09 febbraio 2012

Pdl e Pd uniti per proteggere gli "esodati"

ROMA Salvare i lavoratori "esodati", quelli cioè che hanno accettato di uscire dalle proprie aziende pensando di poter andare in pensione nel giro di qualche mese e che dopo la riforma si ritrovano senza lavoro e senza pensione.
È quello che chiedono Pd e Pdl che hanno presentato un emendamento comune al decreto Milleproroghe, da oggi al voto nelle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali del Senato.
Già alla Camera era stato approvato in modo bipartisan un articolo che prevedeva che le nuove regole previdenziali non valessero per gli "esodati" usciti dalle proprie aziende entro lo scorso dicembre. L'emendamento presentato da Castro e Roilo, capigruppo del Pdl e del Pd in commissione lavoro, amplia la platea, a tutti quelli che hanno pattuito l'uscita dall'azienda entro dicembre, anche se poi lasceranno il lavoro nei prossimi mesi. I soggetti coinvolti sono numerosi: dai lavoratori Fiat di Termini Imerese fino a quelli delle Poste.

Giornale di Brescia, 08 febbraio 2012

Poste e tagli, passa la mozione Udc Quadrini: "Serve concertazione"

L'Udc chiede al Consiglio regionale di prendere posizione sul processo di razionalizzazione del servizio e sulle chiusure degli uffici postali. Il Pirellone risponde approvando la mozione presentata dal capogruppo Gianmarco Quadrini e lo stesso capogruppo Udc esprime tutta la sua soddisfazione per il risultato conseguito.
"Nella mozione approvata - ha spiegato il capogruppo centrista - chiediamo a Regione Lombardia di attivare un confronto con Poste Italiane, affinché ottenga atti concreti volti a garantire l'erogazione di servizi destinati alle piccole comunità e ai quartieri periferici".
Il documento, sottoscritto anche da Valerio Bettoni ed Enrico Marcora, impegna il Presidente e la Giunta regionale "a stipulare con Poste Italiane un protocollo d'intesa per attivare un piano di installazione nei piccoli centri degli Atm Postamat che permettono di effettuare numerose operazioni anche fuori dagli orari di apertura".
Quadrini ha infine stigmatizzato "le modalità con cui Poste Italiane ha deciso di chiudere nel periodo natalizio decine di uffici postali" e anche per questo chiesto l'intervento della Regione "per ottenere da Poste Italiane una maggiore concertazione e condivisione delle scelte con gli amministratori locali e i corpi intermedi coinvolti".

Giornale di Brescia, 08 febbraio 2012

Risolto il giallo

Nessuna bottiglia avvelenata al Cmp delle Poste

La candeggina effettivamente c'era, in quella bottiglietta finita al centro di un giallo dai contorni sfumati. Ma senza motivo di allarme, dal momento che ad introdurvela è risultata essere stata la stessa dipendente del Centro meccanizzato delle Poste di via Dalmazia, teatro dell'episodio che aveva poi lanciato l'allarme.
La vicenda è quella avvenuta la mattina del 31 gennaio, quando una dipendente del Cmp era stata soccorsa dal 118 dopo aver dichiarato di aver bevuto dell'acqua di una bottiglietta appena prelevata da un distributore automatico installato negli spazi di ristoro presenti nello stabilimento. Acqua in cui, dall'odore, si sospettò - come la donna stessa, una 48enne di origine siciliana, ebbe a dichiarare - fosse presente della candeggina. Gli esami effettuati dall'Asl su disposizione dell'autorità giudiziaria, nell'ambito delle indagini condotte dalla Squadra Mobile - che imposero tra l'altro il sequestro di contenitore e distributore automatico - hanno confermato la natura della sostanza presente nella bottiglietta incriminata.
Ma all'origine non vi era alcuna manomissione od alterazione della bottiglietta. Circostanza che, assieme ad alcuni problemi di depressione manifestati dalla dipendente, avevano subito insospettito gli investigatori della Questura. Ai quali ben presto la donna ha rivelato di aver inserito lei volutamente la candeggina (non è chiaro se rimediata al momento da uno dei carrellini del personale delle pulizie o reperita altrimenti) nella bottiglia, al solo fine di richiamare l'attenzione di parenti e colleghi in un momento di difficoltà. Una ammissione che ha così pienamente sciolto ogni allarme - immediato anche il dissequestro del distributore automatico - ma che ha fatto inevitabilmente scattare una denuncia per procurato allarme a carico della 48enne. La quale per ora non è ancora rientrata in servizio.
Fortunatamente il gesto non ha portato ad alcuna conseguenza dannosa per la salute della donna, che tenuta in osservazione per alcune ore al pronto soccorso della Poliambulanza, era stata dimessa già nel corso della prima serata di quel martedì in cui tutto è avvenuto. g. gal.

Giornale di Brescia, 06 febbraio 2012

POSTEPAY
Una "carta" troppo soggetta alla clonazione

Scrivo nel tentativo di evitare che altri consumatori sprovveduti come me cadano nella rete del sistema delle carte postepay prepagate e si espongano ad operazioni di phishing (clonazione della propria carta) senza garanzia alcuna da parte di Poste Italiane.
Sono infatti reduce da un caso di clonazione della mia carta postepay prepagata senza aver avuto alcuna segnalazione preventiva dell'operazione fraudolenta che si stava verificando ai miei danni e scoperta solo nel momento in cui ho potuto prendere atto che il saldo era stato pressoché azzerato.
Avevo infatti acquistato la suddetta carta da poco più di un mese quando ho scoperto per sbaglio (mancanza di credito sulla carta per un pagamento) di essere stata derubata dell'intero contenuto residuo della carta (ca 400 euro).
La cosa mi lascia esterrefatta dal momento che in precedenza in più occasioni mi ero rivolta all'ufficio postale che mi aveva rilasciato la carta ottenendo garanzie in merito alla sicurezza Web della carta (tanto pubblicizzata sul sito di Poste italiane).
Ho quindi solo in seguito preso atto dal sito internet di Poste italiane che il tanto decantato servizio di sicurezza web è valido unicamente per operazioni effettuate sui siti di Poste italiane relativamente a pagamento di soli bollettini, ricariche telefoniche e ricariche postepay.
In altre parole tutte le altre operazioni (Pos ma anche transazioni in internet su siti diversi da quelli di Poste italiane) vengono effettuate dal consumatore senza alcun sistema di protezione (avveniristico per le poste dotarsi di strumenti come gli sms per le transazioni o i token!).
Peraltro la stessa direttrice dell'ufficio postale in questione ignorava questa limitazione del sistema di sicurezza alle sole operazioni di cui sopra dal momento che di fronte alle mie rivendicazioni per non essere stata adeguatamente informata dei rischi a cui ero esposta da parte del suo ufficio è stata solo in grado di replicare che la carta era collegata al mio numero di cellulare e stupirsi che non mi fosse arrivato alcun messaggio preventivo con il cosiddetto OPT (One Time Password - password dispositiva "usa e getta" su cui si basa il loro sistema di sicurezza web).
Pertanto una domanda sorge spontanea: Poste italiane possiede le capacità informatiche e personale qualificato in grado di garantire la sicurezza delle transazioni con le sue carte prepagate?
Giovanna Donati - Gussago

Brescia Oggi - sabato 04 febbraio 2012 PROVINCIA, pagina 19

CONCESIO E BOVEZZO. In azione un uomo armato di pistola e con il volto coperto da una sciarpa: "razziati" un bar e le poste. Si sospetta che la firma sia la stessa

Il rapinatore solitario firma un doppio colpo

Mattinata all´insegna della paura alla caffetteria Dany e all´ufficio di via Dei Prati. Il bottino è stimato in qualche migliaio di euro

Franco Mondini
Due colpi nell´arco di un´ora. Il primo in un bar di Concesio; il secondo nell´ufficio postale di Bovezzo.
I carabinieri che fanno capo alla Compagnia di Gardone Valtrompia, raccolte ieri mattina le testimonianze delle vittime, non escludono che ad agire sia stata la stessa persona. I due obiettivi sono molto vicini, e la descrizione dei due sospetti coincide.
In azione un uomo armato di pistola che, sia nel bar di via Rizzardi che in posta, in via Dei Prati, si è coperto il volto con una sciarpa. Ha agito da solo senza far male agli ostaggi. La paura è stata tanta per quella pistola in pugno usata per minacciare, ma danni non ne ha fatti.
Doppia Rapina in serie, dunque, che fa seguito a quella più sostanziosa, da 300mila euro (è la somma dichiarata dalle vittime), giovedì sera alla gioielleria Sbalzer di Iseo, con tre malviventi che hanno minacciato il titolare e la commessa. Una malavita che alza il tiro nel bresciano. Rapine che si aggiungono ai sempre più frequenti furti in casa, cantieri, bar e negozi. E questo genera non poco allarme tra la popolazione, sempre più esposta ai rischi.
LA PRIMA. Alle 7.30 in via Rizzardi 18 a Concesio al Bar caffetteria Dany. Il bandito è entrato nel locale e ha minacciato la titolare facendosi consegnare i soldi nel registratore di cassa. Una somma che ieri mattina, stando ai primi conteggi, è stata quantificata in circa 400 euro. Il malvivente si è allontanato a piedi facendo perdere le tracce prima dell´arrivo dei carabinieri. Nessuno ha visto se in strada ci fosse un complice ad attenderlo e nemmeno ha notato il mezzo di fuga. Ricerche quindi non facili.
E mentre nella bassa Valtrompia e al confine con la città i carabinieri predisponevano posti di controllo e di blocco, arriva da Bovezzo la segnalazione di una seconda rapina. Colpo a segno alle poste di via Prati, già perse di mira in più occasioni in passato.
Stesse modalità. Un uomo solo, armato di pistola e con il viso coperto da una sciarpa. Dato il freddo di ieri mattina, con termometro di diversi gradi sotto lo zero, nessuno ha fatto caso a quel cliente infreddolito. Si è fatto consegnare i soldi da una cassiera ed è scappato ancora una volta a piedi. La somma intascata ieri era ancora da quantificare. Una stima? Alcune migliaia di euro.
Come a Concesio fuga a piedi senza essere intercettato o notato. I carabinieri potranno però contare sui filmati delle telecamere di sorveglianza puntate sull´esterno, sulla strada. Saranno elementi preziosi.

Giornale di Brescia, 03 febbraio 2012

Udc: "Poste e tagli, la Regione intervenga subito"

Ieri il grido d'allarme dei sindaci di montagna. Oggi anche l'Udc chiede alla Regione d'intervenire nella contrattazione con Poste italiane, intenzionata a razionalizzare o chiudere parecchi uffici postali anche nel Bresciano. Con una mozione che sarà discussa martedì, i consiglieri Udc invitano il Pirellone ad attivare un confronto con Poste, affinché "ottenga atti concreti volti a garantire l'erogazione di servizi destinati alle piccole comunità". In particolare il capogruppo Gianmarco Quadrini sollecita a stipulare, come avviene in altre Regioni, un protocollo d'intesa con l'azienda per attivare nei piccoli centri gli Atm postamat, apparecchiature automatiche che permettono di effettuare molte operazioni anche fuori dagli orari d'apertura. "Per le piccole realtà - dice Quadrini - l'ufficio postale è un servizio fondamentale, alternativo agli sportelli bancari, per questo la Regione deve farsi parte attiva per risolvere il problema".

Corriere della Sera > brescia > Tagli alle Poste, appello alla politica - 2 febbraio 2012 | 13:52

I sindacati chiedono l'intervento dei parlamentari

Tagli alle Poste, appello alla politica

Dai nuovi orari alla riorganizzazione: il rischio è un servizio scadente per i clienti

Un grido per squarciare il silenzio della politica bresciana. A lanciarlo sono i sindacati del comparto Poste (Slp Cisl, Uil Poste, Confsal e Ugl) delusi per l'«assoluta assenza dei parlamentari bresciani (a parte Davide Caparini e Raffaele Volpi)» sulla vicenda che sta investendo il settore.
Da mesi ormai si sono interrotte le relazioni industriali tra sigle sindacali e Poste Italiane. Cresce di giorno in giorno l'insofferenza per le decisioni - «non condivise» - prese dall'azienda. Forte preoccupazione è stata espressa per l'applicazione dei nuovi orari di apertura degli uffici postali, per le chiusure e le riduzioni degli uffici, per il recapito della posta ai cittadini a giorni alterni e per «la scelta di Poste Italiane di scavalcare Comuni e Prefettura affidando alla Regione il compito di fare passare scelte laceranti per il territorio». Nei piani delle poste ci sarebbe il taglio di una trentina di uffici, nei comuni più piccoli.

«Vogliamo risvegliare il senso delle istituzioni perché così divisi come siamo ora l'azienda continua a imperare» commentano i segretari territoriali di categoria. Una frattura che non si misura solo all'estero ma che è anche intestina. Risale a questa estate la spaccatura tra Cgil e il resto della rappresentanza sindacale. Una divisione, spiegano Slp Cisl, Uil Poste, Confsal e Ugl, di cui approfitta Poste Italiane. «L'azienda ha infatti detto di non essere disposta a sedersi al tavolo del confronto se non ci sono tutti gli interlocutori». Secondo i sindacati Poste Italiane si sta incamminando nella direzione di un'eliminazione di quegli uffici considerati diseconomici. «Non solo questa sarebbe una grave perdita in un territorio come quello bresciano costellato da piccoli comuni ma - fanno sapere - già adesso stiamo registrando una diminuzione qualitativa dei servizi per via della scarsità di personale».

Giornale di Brescia, 02 febbraio 2012

Poste, a rischio i piccoli uffici

BRESCIA
I disagi già non mancavano allo stato attuale. Ma con il piano di "razionalizzazione" varato da Poste italiane, illustrato ai sindaci dall'azienda in un incontro svoltosi all'Associazione Comuni Bresciani, nuovi tagli rischiano di complicare ulteriormente la situazione. E la soppressione si fa pi vicina per alcuni tra gli uffici più piccoli sul territorio.
Le ricadute più gravi si prospettano per la Valcamonica. I sindacati denunciano: "Così il servizio pubblico non viene più tutelato".

Sindacati all'attacco: "Si peggiorano i servizi" Punzi CISL, De Rose UIL, Doria CONFSAL E Giglio UGL

"Le Poste sono un servizio pubblico da difendere. Mentre l'azienda continua ad operare tagli, così da peggiorare l'offerta e penalizzare i cittadini, rifiutando qualsiasi dialogo con i sindacati". Si presentano in maniera unitaria Cisl, Uil, Confsal e Ugl con le rispettive categorie riservate ai postali. Guidati da Giovanni Punzi, segretario territoriale della Slp Cisl, sindacato di maggioranza nel settore, denunciano le crescenti difficoltà per i 2.407 dipendenti delle Poste bresciane, "tra uffici che chiudono, carichi di lavoro che aumentano e orari che cambiano dall'oggi al domani senza preavviso".
Il riferimento è all'ultima riforma aziendale che introduce tre tipologie di orari differenti a seconda delle dimensioni dell'ufficio: " un cambiamento che non è stato minimamente concordato e che in più genera confusione nei cittadini - prosegue Punzi -. A Darfo Boario, per esempio, ci sono tre uffici con tre orari differenti".
I sindacati lamentano poi il numero insufficiente di portalettere, 788 per tutta la provincia, e condannano le assunzioni bimestrali a tempo determinato per coprire le mancanze di personale: "Il continuo ricambio di operatori che non favorisce la qualità del servizio" spiega Punzi.
Per Vito De Rose, Uil Poste, "i lavoratori si sono impegnati negli ultimi anni per creare un modo nuovo di lavorare, mentre è sconcertante il modo con cui l'azienda si rapporta con loro e con i sindacati, calando le decisioni dall'alto. C'è una rottura completa delle relazioni industriali". Approfittando, sostengono i sindacati, delle divisioni tra le quattro sigle rappresentate ieri in conferenza stampa e la Cgil: "L'azienda - aggiunge Punzi - ci dice sempre che vuole incontrarci tutti insieme, mentre vogliamo tavoli separati. Noi abbiamo denunciato l'atteggiamento antisindacale, il 16 febbraio ci sar l'udienza davanti al giudice del lavoro". A difesa dei lavoratori delle Poste e a sostegno di "un servizio pubblico che vive anche grazie alle sovvenzioni pubbliche", aggiungono Francesco Doria (Confsal - Sailp) e Antonio Giglio (Ugl), i sindacati hanno indetto uno sciopero delle prestazioni straordinarie aggiuntive dal 27 febbraio al 16 marzo. "Chiediamo l'intervento del Governo - concludono i quattro sindacalisti - perché le Poste restano un'azienda statale, in quanto possedute da Ministero dell'economia e dalla Cassa depositi e prestiti".

Nuovi tagli in arrivo dalle Poste Italiane: piccoli uffici a rischio

"Se mi chiedete se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto, vi rispondo che non so più neppure se il bicchiere c'è ". la dichiarazione di uno dei sindaci camuni all'uscita dell'incontro di ieri mattina con i rappresentanti di Poste Italiane, convocata nella sede di Acb Servizi. "Se avevo dei timori che molti sportelli postali potessero chiudere o, soprattutto, subire delle forti contrazioni nelle aperture, ora ho la certezza" èla frase che ha il sapore amaro della consapevolezza che nel Bresciano le poste razionalizzeranno nel giro di poco tempo molti loro presidi.
L'incontro di ieri - una fase interlocutoria nel dialogo aperto con l'azienda - ha permesso al territorio di capire meglio quali sono le intenzioni di Poste, senza però avere i dettagli su modi e tempi.
Tutto ha preso origine la Vigilia di Natale, quando la società ha comunicato in via unilaterale e senza preavviso la chiusura dal 24 al 31 dicembre di 36 sportelli, per i sindacati e gli amministratori pubblici una probabile "prova generale in vista di un futuro abbandono". Sul piede di guerra sono scesi subito i sindaci camuni (almeno dieci uffici a rischio sono in Valcamonica), che hanno minacciato di far saltare i contratti d'affitto degli uffici postali, quasi tutti ubicati in immobili comunali, qualora la volontà fosse stata confermata. Da qui l'incontro di ieri, dal quale è emerso che i numeri e le prestazioni di questi piccoli uffici sono al di sotto degli standard minimi richiesti dall'azienda. La soluzione quindi è tagliare, ma con qualche distinguo: "Per legge - ha riferito il presidente della Comunità montana camuna Corrado Tomasi - pare che Poste debba garantire almeno uno sportello aperto per comune". Questo significa che si potrebbero chiudere solo quegli uffici che hanno sede nelle frazioni (per ora una decina nel Bresciano), ma non tutti quelli che - pur non raggiungendo la soglia minima delle prestazioni - sono l'unico presidio all'interno di un comune. Questi ultimi, però, subiranno delle forti contrazioni negli orari di apertura, garantendo solo quindici ore a settimana.
"Abbiamo chiesto a Poste di fare il possibile per continuare a offrire un servizio a chi continua a presidiare il territorio montano - spiega Tomasi -. Va cioè garantita una presenza anche minima. Per il resto, comprendo che è poco difendibile un servizio nettamente in perdita. Resta per aperta la questione del mantenere la popolazione in montagna: come fare, se la si priva dei servizi?".
Nettamente più preoccupati sono i sindaci dei piccoli Comuni, che lentamente si vedono sottrarre i presidi: prima l'asilo, poi le scuole, le farmacie e ora la posta. "Non possiamo essere sottoposti alla pura e semplice legge del mercato e dei numeri - afferma i sindaco di Vione Mauro Testini -, ma qui la riflessione si ampia e coinvolge tutti, a iniziare dalla Regione, che deve decidere se le piccole realtà devono ancora esistere o se è meglio cancellarle". Il sindaco di Ossimo Cristian Farisè crede che l'unica strada percorribile sia quella del dialogo, per salvare almeno i servizi essenziali.

TRA GELO E BLACK OUT Guai per i pensionati: i soldi non ci sono o arrivano in ritardo

Ritardi per chi doveva ritirare la pensione. O assegni non ancora accreditati sul libretto postale. Ieri è stata una giornata complicata per i pensionati che fanno affidamento alle Poste. Nel Bresciano i sindacati segnalano ritardi nel pagamento delle pensioni perché la disponibilità di contanti era limitata. Per soddisfare tutte le richieste, infatti, si à dovuto attendere che il denaro venisse consegnato agli sportelli dai portavalori, in ritardo per via delle difficoltà alla viabilità create dalla neve.
E' andata peggio a chi ha optato per l'accredito telematico sul libretto postale: "Un black out informatico - denuncia il segretario generale della Slp Cisl, Mario Petito - ha impedito la riscossione delle pensioni. Dobbiamo ancora una volta denunciare le inefficenze del sistema informatico di Poste Italiane, che tutti i giorni crea qualche problema in migliaia di uffici postali del Paese".

Malore al Cmp delle Poste Sentiti vittima e altri colleghi

Proseguono le indagini della Squadra Mobile per capire origine e natura del malore avvertito martedì mattina al Centro meccanizzato delle Poste da una dipendente.
La donna, una 48enne, ha raccontato di essersi sentita male dopo aver bevuto da una bottiglietta di acqua acquistata da un distributore automatico nello stabilimento. Tenuta in osservazione in Poliambulanza tutto martedì, è stata poi dimessa in serata ed fuori pericolo, anche se ieri per alcuni controlli medici non rientrata al lavoro. Gli investigatori della Questura nel frattempo l'hanno ascoltata, al pari di alcuni colleghi presenti al Cmp l'altra mattina. Si attende frattanto l'esito degli accertamenti sul contenuto della bottiglietta, subito posta sotto sequestro assieme al distributore, affidati all'Asl. Da chiarire infatti se la bottiglietta contenesse, come addotto dalla vittima, candeggina e nel caso come la sostanza sia finita nel contenitore

Senza stipendio e pensione: il dramma degli esodati

Sono 70 tra Brescia e provincia, 5.000 in Italia. Sono gli esodati delle Poste Italiane. Dipendenti che, tra il 2010 e il 2011 hanno siglato accordi con l'azienda per lasciare anticipatamente il lavoro. Un incentivo economico delle Poste avrebbe dovuto coprire la somma dovuta per stipendio e contributi previdenziali.
Il problema è che il 6 dicembre la manovra Monti ha prolungato il periodo contributivo utile alla pensione, lasciando in mezzo al guado gli esodati. I quali rischiano di ritrovarsi senza pensione, perché il diritto non è ancora stato maturato, e senza stipendio perché nel frattempo finiranno i soldi ottenuti dalle Poste. Con in pià la necessità di proseguire nel versamento dei contributi per raggiungere l'anzianità prevista dalla normativa.
Indietro, gli esodati non possono tornare, perché le Poste non li riassumono. Avanti faticano ad andare, perché le risorse economiche sono limitate e gli accordi non si possono modificare. Come se non bastasse, l'ente previdenziale cui facevano riferimento, l'Ipost, nel luglio 2011 è stato inglobato nell'Inps ingarbugliando ancor di più la matassa: basti pensare che ad oggi nessuno è riuscito a versare i contributi perché manca l'ok da parte dell'ente. Una situazione incredibile, come la definisce Mara Polato, tra gli esodati bresciani. Ha firmato l'accordo lo scorso marzo, l'incentivo delle Poste la garantisce fino a fine 2012, e poi? "Poi speriamo che in Parlamento introducano una norma che salvaguardi gli esodati fino al 6 dicembre 2011" risponde. In caso contrario, dovrebbe trovare 15mila euro per i contributi aggiuntivi. Un emendamento in tal senso è inserito nel Milleproroghe, ma non coprirebbe tutti i casi: è attesa una modifica in Senato.
Gli esodati bresciani non si sono persi d'animo e hanno organizzato un movimento divenuto nazionale grazie al blog http://postaliesodati2011.blogspot.com. Il loro è caso seguito dalla Cisl e ha trovato sponda in Parlamento, riferiscono gli esodati, soprattutto nelle deputate del Pd Codurelli e Gnecchi e nella loro collega Baretta. "Purtroppo registriamo la completa assenza dei parlamentari bresciani sul tema" conclude Mara con un pizzico di delusione. egg

Brescia Oggi - gioved 02 febbraio 2012 CRONACA, pagina 14

LA DENUNCIA. Settore penalizzato dalla "divisione sindacale"

Allarme Cisl, Uil e Ugl: "Le poste allo sfascio"

Dal 27 febbraio al 26 marzo scatta lo sciopero dello straordinario

Magda Biglia
Il servizio postale è sempre più a rischio per aziende e cittadini. A dirlo sono i rappresentanti dei lavoratori, in agitazione per "decisioni calate dall´alto senza nessuna trattativa". Le relazioni sindacali sono inesistenti. "poste italiane scavalca anche prefettura e Comuni affidando alla Regione il compito di far passare scelte laceranti per il territorio" sostengono Giovanni Punzi di Slp-Cisl, Vito De Rose di Uil poste, Antonino Giglio di Ugl, Francesco Doria dell´autonomo Sailp che ieri hanno convocato la stampa per annunciare le motivazioni di uno sciopero dello straordinario dal 27 febbraio al 16 marzo.
Il problema sindacale più grosso è la divisione; manca la Cgil che non ha condiviso una parte del contratto. "Approfittando di questa debolezza l´azienda non convoca più tavoli, rifiutando due separate riunioni" spiegano i quattro, ricordando che il 16 del mese il giudice a Roma sentenzierà sulla denuncia di attività antisindacale presentata dalle loro sigle che vogliono incontrare i vertici da sole. Nel settore la Cisl è maggioritaria col 55 per cento circa degli iscritti.
MA I SINDACATI vogliono far sapere ai cittadini che cosa pende sulla loro testa, "riduzione degli uffici più piccoli, consegna alterna dei plichi, servizio qualitativamente inferiore". I sindaci, si dice, non hanno più voce per protestare, i parlamentari restano indifferenti. "poste italiane è una spa, ma soci sono due ministeri, le Finanze e il Tesoro; il ruolo è pubblico. La capillarità è un vantaggio, le funzioni bancarie che offre sono anche frutto dell´impegno dei dipendenti, 2407 nella provincia, che invece sono penalizzati due volte, dalla società e dagli utenti che sfogano su di loro il malcontento per la disorganizzazione". I problemi sono tanti, nella descrizione dei rappresentanti della categoria. Il personale è insufficiente, i precari durano due mesi con negative conseguenze sull´efficienza; non ci sono i supplenti, se manca qualcuno si chiude o non si portano le lettere. Gli orari degli uffici sono stati modificati senza avvertire lavoratori e utenza. E ancora, gli sportelli business non coprono le zone più industrializzate e si occupano solamente della corrispondenza, oggi superata. Il sistema recapiti fa acqua, "si è persa la distribuzione di alcuni giornali per i disservizi sul sabato della ditta appaltatrice".
I postini, 788 nella provincia, di cui 140 in città, non bastano? Si parla addirittura di distribuzione della corrispondenza giorno s e giorno no, dicono i sindacalisti. Non manca il racconto di raccomandate riportate indietro, sempre da addetti in appalto, senza suonare il campanello, di pacchi di stampa trovati il lunedì non consegnati nel fine settimana. Ieri in certi casi non è stata consegnata la pensione agli interessati a causa del maltempo. E poi c´è la questione grossa di chi aveva accettato il prepensionamento che, ora, con le nuove norme, si trova senza né pensione né stipendio perché l´azienda non li riprende. Sono una settantina nel bresciano. COPYRIGHT

Giornale di Brescia, 01 febbraio 2012

Beve dalla bottiglietta e sta male, giallo alle Poste

È accaduto a una dipendente del Centro meccanizzato di via Dalmazia. Indagini in corso

BRESCIA Un sorso d'acqua. Da quella bottiglietta appena acquistata ad un distributore automatico installato al Centro meccanizzato delle Poste di via Dalmazia. Tanto è bastato ad una dipendente di 48 anni per avvertire un malore. Questo il racconto della donna agli agenti della Volante che hanno sequestrato bottiglietta e distributore in attesa che le indagini chiariscano l'accaduto. Dalle prime verifiche pare che nel contenitore vi fosse anche della candeggina. Come vi fosse finita resta tutto da chiarire.

Beve dalla bottiglia e sta male - È giallo al Cmp delle Poste

Giallo alla candeggina (o presunta tale) quello che ieri mattina ha destato allarme al Centro meccanizzato delle Poste di via Dalmazia, in città. Tutto dopo quell'episodio, avvenuto verso le 8, attorno al quale ora si concentra l'attenzione degli investigatori della Questura. Una dipendente, in servizio allo stabilimento che smista la corrispondenza di mezza Lombardia, ha allertato il 118 dopo aver avvertito un malore. Di fatto pare una forte irritazione, sopraggiunta - secondo quanto la donna, 48enne di origini siciliane, ha raccontato ai colleghi e agli agenti della Volante poi allertati - dopo aver prelevato una bottiglietta d'acqua minerale da un distributore automatico installato all'interno di una delle aree break allestite nel Cmp e averne bevuto un sorso. Dalla bottiglietta stessa - posta sotto sequestro al pari del distributore - sarebbe stato avvertito provenire odore assimilabile a quello della candeggina. Se tale sostanza fosse presente nella bottiglia, in quali quantità e perché saranno solo le indagini della Questura, a stabilirlo. Fatto è che la donna, soccorsa da un'ambulanza inviata dal 118, è stata condotta al pronto soccorso della Poliambulanza. Dopo vari esami è stata dimessa nella prima serata, circostanza da cui si desume che le sue condizioni non destano preoccupazione.
Sull'accaduto non è stata fornita alcuna delucidazione da parte della direzione del Centro meccanizzato, come pure dalla direzione regionale di Poste Italiane, il cui ufficio stampa ha solamente reso noto che "sono in corso verifiche interne". Accertamenti che si aggiungono così a quelli avviati dagli investigatori della Questura: personale della Volante ha provveduto a porre sotto sequestro tanto la bottiglia incriminata quanto il distributore per consentire agli agenti di Squadra Mobile e Polizia scientifica gli approfondimenti tecnici del caso. Tra gli elementi al vaglio degli inquirenti anche la presenza, proprio nei pressi del distributore al momento del fattaccio, di un carrellino di quelli impiegati dal personale delle pulizie, sul quale è stata riscontrata la presenza anche di una bottiglia di candeggina.
Molti dunque gli aspetti su cui dovranno fare luce le verifiche. Non senza che l'episodio abbia comprensibilmente destato forte preoccupazione anche tra i sindacati delle Poste, in un momento particolarmente delicato per il settore, vista anche la rottura delle relazioni industriali. Tanto più alla luce del fatto che l'episodio non è il primo, ma il terzo nell'arco di circa un anno e mezzo, l'ultimo dei quali - stando a quanto riferisce Giovanni Ponzi della Slp-Cisl - risalente a circa un mese fa. In quel caso - che come il precedente ha riguardato altri lavoratori rispetto alla dipendente soccorsa ieri - sarebbero state rintracciate tracce di sapone, pare analogo a quello presente nei bagni della struttura, in ogni caso una sostanza non tossica come viceversa avvenuto ieri. "Siamo sbigottiti - fa sapere Ponzi - perché anche alla luce di questi fatti avevamo chiesto all'azienda una particolare attenzione alla sicurezza dei lavoratori. Ora non possiamo che prendere posizione davanti a qualcosa di intollerabile e ingiustificabile, che quali che saranno gli esiti delle verifiche, attesta come l'azienda non stia vigilando e tutelando i dipendenti a sufficienza". Secondo quanto appreso, già nel precedente caso la ditta che fornisce i distributori di bevande aveva sporto denuncia contro ignoti e altrettanto avrebbe fatto ieri, anche se dall'azienda, contattata invano, non è stato possibile averne conferma.
Gianluca Gallinari

Brescia Oggi - mercoledì 01 febbraio 2012 CRONACA, pagina 12

IL "GIALLO". Malore improvviso per una dipendente dell´istituto meccanografico delle poste

Beve dalla bottiglia e sta male Era candeggina, non acqua

Allarme scattato alle 9.30 la donna non è in pericolo di vita ma i punti oscuri restano molti: la questura ha aperto un´inchiesta

Angela Dessì
L´allarme è scattato poco dopo le 9 e 30 di ieri mattina quando una dipendente dell´istituto meccanografico delle poste di via Dalmazia a Brescia si è sentita male dopo aver bevuto da una bottiglietta d´acqua nella quale sono state riscontrate evidenti tracce di candeggina.
Sul posto è arrivata una volante e la donna, una quarantottenne di origine siciliana, è stata immediatamente trasportata al pronto soccorso della Poliambulanza dove i medici l´anno sottoposta ad alcuni esami ed hanno accertato che non si trovava in pericolo di vita.
La questura di Brescia ha subito aperto un´inchiesta ma i dubbi e i punti oscuri sull´accaduto restano ancora molti.
"LA PROGNOSI dice di una ingestione accidentale di candeggina, ma al momento stiamo cercando di capire e di verificare quale sia stata la reale dinamica dei fatti" affermano gli investigatori della questura di Brescia che chiamano in causa l´estrema vicinanza al distributore delle bibite da cui la bottiglia era stata prelevata di un carrello per le pulizie contenente, tra gli altri prodotti, anche un flacone di candeggina.
Un fatto che, sembra di capire da quanto trapelato, induce gli investigatori ad escludere la possibilità che ci siano in circolazione altre bottigliette contaminate, propendendo invece per un transito "più o meno accidentale" della candeggina da un contenitore all´altro.
UNA IPOTESI in qualche modo avvallata anche dalle difficili condizioni di salute della donna intossicata che - secondo più fonti - soffrirebbe da tempo di disturbi depressivi.
"Per ora possiamo solo essere rincuorati dal fatto che la nostra collega stia bene e non versi in condizioni di salute allarmanti" commenta la portavoce di poste Italiane Anna Maria Gallo che con pacatezza specifica: "Stiamo conducendo tutte le verifiche necessarie per comprendere che cosa sia effettivamente successo ieri mattina nel nostro ufficio direzionale. Di più, al momento, non possiamo e non vogliamo aggiungere". COPYRIGHT

 

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